03/04/2013

Gianfranco Meggiorin: l'uomo che controlla gli oceani

Intervista al fondatore di Navimeteo, osservatorio meteo-marino che spiega le condizioni del tempo anche a Soldini.

Ci sono centinaia di barche e navi di mezzo mondo, nel Mediterraneo ma anche negli oceani, che in questo momento stanno navigando in sicurezza tenendosi lontano da burrasche, temporali e vortici ciclonici, e lo stanno facendo grazie a uno scledense. Uno dei maggiori esperti italiani di meteorologia applicata alla navigazione e alle attività marittime, il quale sta seduto anche adesso nella torre di controllo del porto internazionale di Chiavari, al centro dell'incantevole golfo del Tigullio e a due passi (meglio, a un colpo di vento) da Portofino, e insieme al suo team sta studiando mappe meteo e rapporti satellitari per consigliare la rotta più sicura ai naviganti sparsi nei mari più diversi.
Lui, il mago del tempo, è Gianfranco Meggiorin ed è il fondatore e il responsabile del servizio di assistenza e di formazione Navimeteo, un osservatorio meteo-marino che ha sede, appunto, a Chiavari.
Nato a Schio nel 1961, Meggiorin ha vissuto in riva al Leogra solo i primi otto anni di vita, poi la famiglia dovette trasferirsi in Valle d'Aosta e così, con uno di quei colpi d'altalena che può riservare la vita, si trovò spostato dalle pendici dei monti del Nordest a quelle dei monti del Nordovest. Alè. Da Schio a Pont-St Martin. Oggi vive con moglie e figli in un paesino ai piedi del Monte Rosa, ma passa la settimana di lavoro perlopiù sulle coste liguri o in giro per i mari e per i porti.

- La sua vita è un rimbalzo tra mare e monti. Com'è che si è avvicinato al mare?
“Da ragazzo facevo le stagioni negli alberghi della Valle d'Aosta, come aiutante. A un certo punto un barman che aiutavo a Courmayeur mi mandò a fare un'esperienza in Sardegna e lì mi innamorai della vela. Sviluppando la passione, iniziai come istruttore di vela nei villaggi turistici, i Caraibi, in Marocco, in Messico... Nella seconda metà degli anni Ottanta passai a fare l'istruttore di vela d'altura. Ricordo che un anno arrivai a trascorrere nove mesi su dodici in mare, nel Mediterraneo e nell'88 feci una traversata atlantica, con equipaggio. In mare mi appassionai al tempo e alla meteorologia marina, così nell'89 andai per un po' di tempo in Francia per approfondire lo studio di questa materia sotto la guida di un esperto del calibro di Pierre Lasnier, di MétéoMer. L'anno dopo tornai e avviai l’osservatorio meteorologico di Portofino”.

- Caraibi, Marocco, traversate atlantiche, Portofino... Mica male, come esperienze di vita e di viaggio...
“Con l'osservatorio di Portofino cominciò una nuova fase della mia attività. Sono rimasto responsabile di quella struttura per dieci anni, fino al 2000. Ho portato lì i metodi delle postazioni di monitoraggio meteo-marine imparati in Francia, sviluppando un servizio di assistenza personalizzato, secondo l'esigenza del singolo. Quella di Portofino è stata la prima struttura del genere in Italia. Nel frattempo ho scritto un paio di libri sulla materia: 'Capire il tempo e conoscere il mare', che ho pubblicato quasi vent'anni fa, ancora oggi è molto apprezzato dai diportisti. Ho anche cominciato a organizzare corsi di formazione, Finché nel 2001 ho fondato l'osservatorio Navimeteo”.

- Cos'è e cosa fa Navimeteo?
“È un team composto da otto persone, più il sottoscritto come responsabile, esperte nel panorama oceanografico e meteorologico internazionale. Ogni giorno forniamo supporto informativo a centinaia di comandanti di yacht, imbarcazioni e navi sulle rotte del Mediterraneo e in oceano. In sostanza, Navimeteo, senza volersi sostituirsi alle fonti ufficiali ma integrandole, accompagna le imbarcazioni in oceano grazie ai sistemi di comunicazione satellitare. Abbiamo un migliaio di unità navali, da diporto e professionali, che hanno scelto i nostri servizi. Abbiamo sviluppato, poi, un settore sportivo dedicato alle regate, Navimeteo Race, che ci ha dato modo di lavorare anche con barche come Alinghi, Azzurra e con navigatori come Giovanni Soldini”.

- E poi c'è anche l'attività di formazione, i corsi per chi va in mare...
“Sì. Facciamo corsi meteo per diportisti, ma anche per comandanti delle vedette della Finanza e per il personale delle Capitanerie di Porto”.

- Tipo il mitico comandante De Falco che ha messo nelle peste il prode Schettino?
“Bè, anche personale dei comandi delle Capitanerie, sì. Il nostro obiettivo è rendere più comprensibile a tutti un argomento come il meteo, importantissimo per la sicurezza della navigazione. Ogni navigante, professionista o diportista, deve informarsi sulle condizione meteo-marine prima di affrontare qualsiasi navigazione. Una maggior conoscenza della meteorologia è la condizione necessaria per utilizzare in modo pratico e con sicurezza le diverse fonti meteo, spesso discordanti le une dalle altre. Quando la situazione meteo è in evoluzione, l’abbondanza di informazioni meteorologiche può essere poco utile nella decisione da prendere a bordo. Il principio di fondo è che un buon marinaio non può cambiare il tempo, ma sa capire quando è ora di cambiare rotta”.

- Il vostro lavoro diventa quasi una consulenza personalizzato per ogni barca.
“Consigliamo il navigante nella scelta della rotta. Oggi, attraverso l’uso dei sistemi di comunicazione satellitare, il meteorologo è come se fosse a bordo di ogni imbarcazione che segue: può monitorare la posizione, la rotta e la velocità e interfacciarla con i dati meteo. Questo permette al comandante di poter contare sempre, anche in mare aperto, sul supporto vigile di un esperto. Nonostante l'uso delle tecnologie, comunque, il metodo migliore e più apprezzato per ricevere le informazioni a bordo è il dialogo diretto telefonico e personalizzato: basta una telefonata per ricevere una previsione aggiornata, un consiglio sulle scelte di rotta e ottenere una verifica delle condizioni del tempo”.

- Si dice che il mare è un maestro di vita. Cosa ha insegnato, a lei, lo stare negli oceani?
“Due cose importanti. La prima è la tranquillità dei momenti difficili, cosa che è utile in tutti i momenti della vita, non soltanto in mare. Quello che a volte mi sorprende, quando penso a me stesso, è la capacità di rimanere tranquillo nei momenti di tensione. In mare più ci sono problemi, più ci sono onde e più devi stare tranquillo, non farti prendere dall'ansia. La seconda cosa è il ruolo fondamentale dello spirito di squadra, il 'fare equipaggio': soprattutto se la squadra è piccola, questo elemento diventa decisivo”.