28/07/2020

Estel: nuovi open office per il new normal

Massimo Stella: “Si dovranno riprodurre il senso di protezione e di comfort di casa”.

Tornare negli uffici, ristabilire le relazioni tra le persone, quel clima informale di condivisione anche delle idee e del lavoro che si può avere solo vis a vis, senza dover indire riunioni formali sulle piattaforme online è sicuramente una cosa importante per le attività economiche”, così Massimo Stella, AD di Estel, azienda di arredamento specializzata in Smart Office, vede la rivoluzione dello smart working.



Leggiamo - continua Stella - gli studi statunitensi e anche quelli dell’osservatorio del Politecnico di Milano e fondamentalmente c’è una convergenza di opinioni per cui le persone vorrebbero sicuramente fare home working ma per una percentuale del 15-20% del totale delle ore. Quindi, per capirci, una giornata a settimana. Questo non significa che gli spazi e le abitudini non debbano o non verranno cambiate, anzi, bisogna sicuramente ripensare gli spazi, ma non è immaginabile pensare che lavoreremo tutti da casa come in tempo di lockdown”.

Quali sono i trend che vedete per il futuro dell’ufficio?
In questa prima fase post emergenziale emerge con chiarezza la necessità di voler, in ufficio come a casa, godere di uno spazio in grado di riprodurre un senso di protezione e di comfort. Oggi quando si parla di open space, ad esempio, bisogna pensare di più agli aspetti legati alla sicurezza, al distanziamento e anche alla sensazione di protezione che uno spazio condiviso può esprimere. E poi, ciò che ha fatto stare e lavorare bene le persone da casa è stata la possibilità di organizzare i propri momenti lavorativi in spazi piacevoli e vivibili che permettevano di lavorare con ritmi più consoni alle proprie esigenze. Questa flessibilità deve essere riprodotta anche sul luogo di lavoro.

Ma cosa significa, in concreto, dare un senso di protezione e comfort?
Per noi, in questa fase, vuol dire concepire un prodotto che protegge ma non separa, come ad esempio le barriere in vetro che abbiamo progettato durante il lockdown. Strutture alte 70 cm dal ripiano o 145 da terra, ma che siano trasparenti, per cui non ci si sente isolati. Peraltro, questo tipo di protezioni noi le produciamo con componenti al 100% riciclabili: legno, alluminio e vetro.

Poi si possono anche introdurre dispositivi di sanificazione dell’aria per piccole sale collaborative in cui è possibile installare impianti aggiuntivi come lampade a raggi UV che auto-segnalano se l’ambiente è stato sanificato o meno. Si tratta, quindi, di aggiornare i prodotti dell’open space con piccoli accorgimenti che aiutano il lavoratore a sentirsi protetto e più sicuro, non solo dalle pandemie, ma da qualsiasi raffreddore: facciamo sì che migliori l’igiene in generale.

E per quella percentuale di lavoro da casa?
Lo smart working tenderà ad aumentare e quindi anche le case devono essere dei luoghi dove poter lavorare bene anche se non sono state pensate per questo. In alcuni luoghi va fatto ‘entrare l’ufficio in casa’ mentre la concezione precedente era l’inverso: ‘la casa che entrava nell’ufficio’. Ci sarà quindi bisogno di avere una postazione non più d’emergenza. Bisognerà studiare come portare in casa l’ergonomia da ufficio, in primis della seduta, ma anche il posto-lavoro per pc, stampante e poco altro.

Finita la fase emergenziale, quale crede possa essere il ‘new normal’?
Nel lungo periodo pensiamo che formula open space protetto sia quello che continuerà a funzionare meglio, lo saranno meno gli uffici da lavoro individuale. Si andrà sul posto di lavoro per una riunione, per la socialità, per la condivisione e quindi saranno da ripensare le aree per i meeting e le lounge room. Anche le collaborative room già andranno riaggiornate: ad esempio noi stiamo studiando delle soluzioni con soffitti apribili o spazi che siano ottimizzati per fare riunioni anche da remoto ma in maniera professionale e non raffazzonata come siamo, tutti noi, stati costretti a fare da casa. E poi ci saranno anche le virtual show room da immaginare visto che è prevedibile che gli spostamenti, almeno per un po’ saranno meno frequenti.