L'Assemblea Generale 2013 di Confindustria Vicenza ha visto una lunga intervista al presidente dell'Associazione Giuseppe Zigliotto svolta dal direttore del Giornale di Vicenza Ario Gervasutti.
Il dialogo, che ha sostituito la più tradizionale relazione, ha toccato i temi economici del territorio, con la situazione del mercato, delle imprese e del rapporto con il sindacato. Si è poi discusso anche di Europa, Euro e Sistema Italia.
Sotto riportiamo una prima parte dei contenuti dell'intervista, di cui è possibile scaricare la versione completa cliccando il file in fondo alla pagina.
Presidente, cosa significa "Noi siamo qui"?
Non è un caso se siamo in un'azienda, e non in un teatro.
Abbiamo voluto far capire fin dal titolo di questa assemblea quanto le nostre imprese sono innamorate di questo nostro territorio, quanto ci teniamo a difendere quello che è stato creato dai nostri padri, in termini di sviluppo, di benessere, di competenze professionali. Abbiamo voluto ribadire che le imprese vicentine manifatturiere continuano a voler fare la propria parte, con la volontà di rimanere legate al proprio territorio.
Essere qui vuol dire anche reagire a certe sirene che - da territori confinanti ma a volte anche da province autonome che hanno la possibilità di avere risorse che noi non abbiamo - hanno cercato di portare troppa gente a uscire dal nostro paese. Noi vogliamo reagire a questo, anche alla depressione che si è diffusa negli ultimi tempi tra gli imprenditori, allo sconforto che ci sta facendo solo male. Noi ci crediamo perché ci crediamo, non vogliamo andare via, vogliamo restare qui.
È trascorso il primo anno della sua presidenza: se l’attendeva migliore o peggiore?
Ahimè, peggiore. E' stato un anno terribile, per le imprese, dopo quattro anni di crisi e dieci di stagnazione. Fa male al cuore pensare alle tante imprese che hanno dovuto chiudere o ristrutturarsi.
E' stato un anno terribile anche per il mercato interno, c'è stata quasi un azione criminale per uccidere il nostro mercato, con una logica di demolire. Sembra che qualcuno si sia divertito a portare gli italiani verso una depressione che ha tolto al paese la volontà di spendere e di investire.
Per me è stato un anno intenso. Ho conosciuto tantissime persone, tanti nuovi amici, la cosa che più mi ha fatto piacere è aver potuto incontrare e conoscere imprese meravigliose, imprenditori coraggiosi, caparbi, determinati, che continuano a credere nel fare impresa e nel loro territorio nonostante tutte le palle al piede che il paese continua a creare per rendere la vita difficile.
Peccato che, come sistema-paese, abbiamo ancora tutti quei nodi e quelle palle al piede che avevamo un anno fa.
In quest'anno, diceva, ha incontrato molte aziende. Cosa chiedono in generale?
Ci chiedono di fare, di intervenire con efficacia sui problemi che continuano a gravare sul paese e sulle imprese.
Come ho detto nel mio intervento all'assemblea dell'anno scorso, continua il clima di ostilità verso le imprese. Un'ostilità del sistema fiscale, della burocrazia, delle leggi sul lavoro, penso anche alla legge Fornero, sono aumentati i ricorsi al giudice del lavoro. Ricordo, a questo proposito, la lettera che ho inviato di recente al ministro della giustizia Cancellieri proprio per segnalare la carenza di giudici del lavoro a Vicenza. Un'ostilità di una giustizia dai tempi lunghi e dagli esiti incerti.
C'è bisogno poi che le banche si rimettano con forza a fare le banche. In diciotto mesi sono calati di 50 miliardi i prestiti alle imprese. Le banche pagano un prezzo alto alla crisi, ma devono credere nelle imprese, perché senza imprese non c'è futuro.
Dobbiamo far partire strumenti alternativi di credito per il rafforzamento patrimoniale, favorendo la nascita di un mercato favorevole all'acquisto di obbligazioni o bond emessi dalle imprese in alternativa al ricorso al credito bancario.
L'intervista completa:
Intervista a Giuseppe Zigliotto - Assemblea Confindustria Vicenza 2013.pdf
Il dialogo, che ha sostituito la più tradizionale relazione, ha toccato i temi economici del territorio, con la situazione del mercato, delle imprese e del rapporto con il sindacato. Si è poi discusso anche di Europa, Euro e Sistema Italia.
Sotto riportiamo una prima parte dei contenuti dell'intervista, di cui è possibile scaricare la versione completa cliccando il file in fondo alla pagina.
Presidente, cosa significa "Noi siamo qui"?
Non è un caso se siamo in un'azienda, e non in un teatro.
Abbiamo voluto far capire fin dal titolo di questa assemblea quanto le nostre imprese sono innamorate di questo nostro territorio, quanto ci teniamo a difendere quello che è stato creato dai nostri padri, in termini di sviluppo, di benessere, di competenze professionali. Abbiamo voluto ribadire che le imprese vicentine manifatturiere continuano a voler fare la propria parte, con la volontà di rimanere legate al proprio territorio.
Essere qui vuol dire anche reagire a certe sirene che - da territori confinanti ma a volte anche da province autonome che hanno la possibilità di avere risorse che noi non abbiamo - hanno cercato di portare troppa gente a uscire dal nostro paese. Noi vogliamo reagire a questo, anche alla depressione che si è diffusa negli ultimi tempi tra gli imprenditori, allo sconforto che ci sta facendo solo male. Noi ci crediamo perché ci crediamo, non vogliamo andare via, vogliamo restare qui.
È trascorso il primo anno della sua presidenza: se l’attendeva migliore o peggiore?
Ahimè, peggiore. E' stato un anno terribile, per le imprese, dopo quattro anni di crisi e dieci di stagnazione. Fa male al cuore pensare alle tante imprese che hanno dovuto chiudere o ristrutturarsi.
E' stato un anno terribile anche per il mercato interno, c'è stata quasi un azione criminale per uccidere il nostro mercato, con una logica di demolire. Sembra che qualcuno si sia divertito a portare gli italiani verso una depressione che ha tolto al paese la volontà di spendere e di investire.
Per me è stato un anno intenso. Ho conosciuto tantissime persone, tanti nuovi amici, la cosa che più mi ha fatto piacere è aver potuto incontrare e conoscere imprese meravigliose, imprenditori coraggiosi, caparbi, determinati, che continuano a credere nel fare impresa e nel loro territorio nonostante tutte le palle al piede che il paese continua a creare per rendere la vita difficile.
Peccato che, come sistema-paese, abbiamo ancora tutti quei nodi e quelle palle al piede che avevamo un anno fa.
In quest'anno, diceva, ha incontrato molte aziende. Cosa chiedono in generale?
Ci chiedono di fare, di intervenire con efficacia sui problemi che continuano a gravare sul paese e sulle imprese.
Come ho detto nel mio intervento all'assemblea dell'anno scorso, continua il clima di ostilità verso le imprese. Un'ostilità del sistema fiscale, della burocrazia, delle leggi sul lavoro, penso anche alla legge Fornero, sono aumentati i ricorsi al giudice del lavoro. Ricordo, a questo proposito, la lettera che ho inviato di recente al ministro della giustizia Cancellieri proprio per segnalare la carenza di giudici del lavoro a Vicenza. Un'ostilità di una giustizia dai tempi lunghi e dagli esiti incerti.
C'è bisogno poi che le banche si rimettano con forza a fare le banche. In diciotto mesi sono calati di 50 miliardi i prestiti alle imprese. Le banche pagano un prezzo alto alla crisi, ma devono credere nelle imprese, perché senza imprese non c'è futuro.
Dobbiamo far partire strumenti alternativi di credito per il rafforzamento patrimoniale, favorendo la nascita di un mercato favorevole all'acquisto di obbligazioni o bond emessi dalle imprese in alternativa al ricorso al credito bancario.
L'intervista completa: