31/08/2022

Questione industriale: "Senza manifattura niente PIL, valore aggiunto e occupazione"

La presidente Laura Dalla Vecchia: "A rischio la tenuta del Sistema Paese. La politica si assuma le proprie responsabilità".

Molto spesso vedo troppo entusiasmo alla lettura di taluni recenti dati congiunturali. È chiaro che numeri positivi legati al PIL, all’occupazione o all’export danno conto di quanto Vicenza sia una provincia dinamica, con fondamentali economici solidissimi e pienamente integrata nei mercati europei e mondiali. Ma i dati congiunturali, se non vengono letti con spirito critico, rischiano di ingannarci. Perché, se da un lato è importante sapere cosa abbiamo raggiunto nel recente passato, il primo semestre 2022; dall’altro, specialmente in questo tumultuoso periodo, quel che non sono in grado ancora di dirci è ciò che ci preoccupa di più: ovvero quello che ci aspetta nei prossimi sei mesi”, la presidente di Confindustria Vicenza Laura Dalla Vecchia sottolinea come sia necessario porre grande attenzione nella lettura dei dati, specialmente in relazione alle prospettive della seconda metà dell’anno.

Si parta, però, dalle note liete. Nel primo semestre 2022, l’industria vicentina ha fatto segnare un +8,1%, rispetto allo stesso periodo del 2021, per quanto concerne la produzione industriale. Dato trascinato dal +8,1% di export UE e +7,8% di export extra UE.

“Oltre al fatto che stiamo ancora positivamente risentendo del rimbalzo post 2020 – continua –, quello che rende questo quadro meno splendente è che il prezzo delle materie prime è cresciuto del 29,5% di media. Per non parlare del solo prezzo dell’energia, del gas in particolare, su credo non ci sia bisogno di fare nessuna sottolineatura visto che i rialzi li stiamo pagando tutti quanti. Questi costi stanno erodendo non solo ogni tipo di margine per le aziende, e parliamo quindi delle risorse che servono anche a investire e assumere; ma sono anche la causa della crescita dell’inflazione che sta mettendo in difficoltà il nostro Paese e non solo”.

Costi che, però, attualmente sono stati solo parzialmente ribaltati sul mercato, ovvero sui clienti, visto che il rialzo dei prezzi dei prodotti finiti si stabilizza al 13,7%: “Le aziende stanno cercando di assorbire il più possibile questi extra costi appunto per poter restate competitivi sui mercati nazionali e internazionali, ma questo atteggiamento, serio e corretto, è sostenibile solo per periodi brevi e straordinarispiega Dalla Vecchia. Purtroppo, la crescita dei prezzi ormai è strutturale, soprattutto a causa dei costi energetici di cui non di vede la possibilità di una diminuzione a breve. Anzi, dovremo probabilmente aspettarci il contrario”.

In questo senso, la presidente di Confindustria Vicenza ritiene che il Sistema Paese, in primis quello delle istituzioni nazionali, non possa più essere scollegato dal sistema manifatturiero: “Siamo in periodo pre-elettorale, ma è necessario che tutti i partiti, tutti i leader nazionali e tutti i candidati locali che dovrebbero rappresentare il nostro territorio a Roma siano consci che servono politiche urgenti per sostenere la manifattura. Senza manifattura, non c’è PIL, non c'è valore aggiunto e senza export non c'è bilancia commerciale positiva per l'Italia e quindi neanche risorse per un Paese che rimane super indebitato e con lo spread in salita dopo la fine delle misure straordinarie della BCE”.

Impensabile, quindi, affrontare il prossimo autunno e la redazione della prossima legge di bilancio con uno stallo a livello istituzionale o con un Governo, come quello in carica dopo lo scioglimento delle Camere, attivo solo per il disbrigo degli affari correnti: “Una provincia basata sull’ export come Vicenza (prima in Italia per export pro capite e terza per valore assoluto con oltre 20 miliardi di euro esportati nel 2021) fa presto a implodere se non ci sono strategie anche politiche e accordi commerciali internazionali sostenuti dal governo. Gli imprenditori da soli non possono sempre risorgere ogni volta, la resilienza non è infinita e soprattutto non può essere la strategia di un paese del G7. Non possiamo rischiare che il benessere sociale cui siamo abituati rischia di diventare un ricordo. Affrontare, con le parti sociali, il prossimo futuro e la prospettiva dei prossimi 15 anni, almeno, è una responsabilità politica che qualcuno dovrebbe prendersi, ma per sviluppare l’economia bisogna essere competenti. La politica è pronta a raccogliere questa sfida?”.

Le incertezze sul prossimo futuro e la necessità di doverlo affrontare con grande urgenza e determinazione emergono anche dal LIV, Leading Indicator Vicenza, che misura il sentiment degli imprenditori vicentini.
La rilevazione di luglio 2022, come in occasione della rilevazione di aprile, presenta tutti gli indicatori al di sotto della soglia di equilibrio, a parte il sentiment relativo al livello occupazionale atteso. 

Dall'analisi dei singoli indicatori traspare un maggiore pessimismo con riferimento allo stato di salute dell'economia italiana nei prossimi sei mesi, che passa da -32,6% di aprile 2022 a -36,3% dell'ultima rilevazione. Questo dato trova conferma anche nel confronto con i sentiment a livello nazionale considerati nell'indagine, tutti in contrazione rispetto alla rilevazione precedente. Per quanto riguarda la valutazione dell'attuale stato di salute dell'economia nazionale si assiste, nonostante rimanga ampiamente in area negativa, ad un leggero miglioramento (-9,7% a luglio 2022 contro -11,0% ad aprile). 

Il lieve "rimbalzo" nel sentiment ha riguardato anche gli indicatori relativi a specifiche variabili: le attese connesse agli ordinativi nazionali ed esteri, duramente colpiti dall'incertezza sull'economia mondiale emerse a seguito del conflitto in corso, sono rimaste pressoché invariate; ordini estero: le aspettative sembrano pertanto lievemente più ottimistiche per gli ordini provenienti dai mercati esteri (-3,8% a Luglio 2022 contro -4,7% ad Aprile 2022) rispetto agli ordini nazionali (-14,9% a Luglio 2022 contro -13,8% ad Aprile 2022). 

"Sull'attuale contesto – spiega il professore ordinario di strategia aziendale all'Università di Verona Andrea Beretta Zanoni che con la sua équipe ha elaborato l’indice – pesano senz'altro le incertezze relative a perdurare del conflitto in corso e all'incremento generalizzato dei prezzi delle materie prime. Analogo l'andamento delle variabili specifiche (portafoglio ordini Italia, estero e investimenti) che rimangono in territorio negativo, con variazioni degli indici non apprezzabili".