03/07/2019

Rapporto sull'industria italiana: "La qualità aumenta"

Il quinto dei dieci messaggi chiave elaborati dal Centro Studi Confindustria sui fenomeni in corso nella manifattura italiana e mondiale.

La manifattura mondiale sta uscendo da una lunga fase di sviluppo, avvenuta nel segno della globalizzazione. Il tramonto di questa fase, che aveva visto affermarsi a livello mondiale una visione multilaterale degli scambi internazionali e una progressiva liberalizzazione dei mercati, apre un orizzonte nuovo, e pone le economie industriali (antiche e recenti) di fronte a percorsi inediti.

Per dare un contributo all'analisi del fenomeno del cambiamento globale, il Centro Studi Confindustria ha elaborato dieci messaggi chiave sui fenomeni in corso nella manifattura italiana e mondiale nel suo "Rapporto sull’industria italiana 2019".

Di seguito il punto numero 5, il precedente, "Rinnovare i settori e i paesi di destinazione dei prodotti" è qui.

5. La qualità aumenta

Una parte rilevante del sistema produttivo italiano ha imboccato da molto tempo la via dell’upgrading qualitativo per rispondere alla crescente concorrenza di prezzo proveniente dal mondo emergente, spostandosi su fasce di mercato a maggiore contenuto di valore aggiunto.

Si tratta di una strategia esplicita, che ha rappresentato una vera e propria “via alta” al riposizionamento del sistema manifatturiero italiano sui mercati internazionali.

Questo orientamento strategico si è dislocato contemporaneamente su due piani diversi, assumendo la forma di una diversificazione sia verticale (miglioramento della qualità dei beni già prodotti) che orizzontale (differenziazione produttiva verso tipologie di beni più sofisticate).

L’analisi dei valori medi unitari esportati mostra che l’Italia ha saputo proseguire in questa direzione anche negli anni successivi alla crisi, seguendo un percorso di upgrading qualitativo dell’offerta manifatturiera che si è mostrato più sistematico di quello dei suoi principali concorrenti europei (Grafico A). Ciò è avvenuto senza sacrificare il valore complessivo delle esportazioni italiane, ma anzi contribuendo ad accrescerlo.