04/09/2019

"Guardiamo a ciò che funziona e lasciamo da parte le lamentele" l'appello di Giulia Faresin, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori

"Se i mercati sembrano voler scommettere sull’Italia, anche in un momento così delicato, perché non possiamo essere noi i primi a farlo?”

In questi giorni, in cui il dibattito pubblico è dominato dalla forte incertezza sul nuovo esecutivo, stiamo assistendo ad un fenomeno molto particolare: se da una parte la caduta di un governo dovrebbe portare a un quasi immediato peggioramento dei principali indicatori finanziari, in Italia abbiamo invece registrato una risposta positiva dei mercati azionari”. Parte dalla paradossale situazione politica di quest’estate 2019, la lettura dell’andamento macroeconomico dell’Italia di Giulia Faresin, Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Vicenza.



Si tratta di un fatto che non ha lasciato indifferente nemmeno il Financial Times. La celebre testata di economia e finanza britannica, rilevando questa apparente incongruenza, ha quindi pubblicato un articolo il cui titolo potremmo tradurre così: ‘Italia/PIL: troppo bella per stare alle regole. A quanto pare se il tuo paese è intraprendente, non importa se i tuoi politici sono inutili’. In breve, quello che emerge nell’articolo è che nonostante tutto, nonostante l’ennesima crisi politica che stiamo vivendo, ‘l’Italia rimane un paese ricco, che esporta con successo e un luogo desiderabile in cui vivere’. Se i mercati sembrano voler scommettere sull’Italia, anche in un momento così delicato, perché non possiamo essere noi i primi a farlo?

La presidente dei Giovani Imprenditori rivolge quindi un invito particolare alle nuove generazioni: “Vorrei quindi invitare tutti, e in special modo i più giovani, a prendere spunto da questo dato di fatto, e a fare un esercizio di pensiero positivo. Proviamo a mettere da parte le lamentele per quello che non va, e a guardare solamente a ciò che funziona, alla nostra inestimabile ricchezza.

"Potremmo anche permetterci di tralasciare ogni riferimento al patrimonio artistico e naturalistico di cui possiamo godere come fortunati eredi, e concentrarci solo su quanto siamo noi a produrre e a riprodurre ogni giorno: dalle risorse culturali, i nostri migliori laureati sono apprezzati e spesso contesi a livello internazionale; al sistema sanitario nazionale accessibile a tutti i cittadini e che rappresenta un’eccellenza mai tenuta abbastanza in debita considerazione. Ma soprattutto – conclude Faresin – il nostro tessuto imprenditoriale, così strettamente intrecciato alle storie familiari, che rispecchia la nostra quasi innata intraprendenza e che rende le nostre aziende punto di riferimento specie per lavorazioni ad alto valore aggiunto. L’Italia, nonostante tutto, funziona, e funziona grazie alla sua parte che fa, che agisce e che produce. Nessuna lamentela dunque per oggi, ma resta solo un piccolo rammarico: se riusciamo a cavarcela anche in queste condizioni, cosa potremmo fare se anche l’altra parte dell’Italia, quella immobile e ancorata allo status quo, collaborasse attivamente per costruire il futuro del Paese?”.