02/12/2019

Fiscalità locale sugli immobili industriali: accolto l’appello di Confindustria su blocco aumenti

Presentata la ricerca che raffronta IMU, TARI e TASI di tutti i Comuni del Vicentino.


È stato presentato a Palazzo Bonin Longare, dal presidente di Confindustria Vicenza Luciano Vescovi, dal responsabile dell’Area Fiscale Marco Meloncelli, e da Piergiorgio Mondini dell’Area Fiscale e curatore dell’indagine, il quinto rapporto “La fiscalità locale sugli immobili industriali della provincia di Vicenza” (per scaricare il rapporto completo e vedere la tassazione nel tuo comune in confronto agli altri: clicca qui).
 
Lo studio analizza i dati relativi alla pressione fiscale esercitata nel 2019, su un capannone tipo, da ognuno dei 114 Comuni vicentini, con riferimento all’IMU, alla TASI e alla TARI, imposte che compongono l’Imposta Unica Comunale (IUC).

“Il nostro Centro Studi elabora ricerche molto originali, che hanno il pregio di responsabilizzare gli amministratori, non con l’obiettivo di fare classifiche, ma utilizzando ed elaborando dati oggettivi per offrire a loro e a noi elementi utili ad affrontare i reciproci problemi”
, afferma Luciano Vescovi.
 
Il Rapporto si conferma infatti un punto di partenza conoscitivo fondamentale per avviare un confronto costruttivo con le amministrazioni locali che ha permesso a Confindustria Vicenza di formulare richieste di intervento mirate spesso utilizzate e recepite dai Comuni con reciproco vantaggio.
 
“Le aliquote sono moltissime, ben 600, giusto per rendersi conto della complessità del sistema dei tributi locali - spiega Marco Meloncelli -Raccogliendo questi dati dal 2014 abbiamo la possibilità di apprezzare quali siano le variazioni: ci sono anni in cui abbiamo leggero decremento o, come quest'anno, un leggero incremento, dello 0,27%, della pressione fiscale. Devo dire, però, che questo aumento è stato inferiore rispetto a quanto sarebbe potuto accadere in quanto la Legge di Bilancio per il 2019 ha autorizzato i Comuni ad incrementare anche le imposte, TASI e IMU, che negli anni precedenti avevano un blocco. A gennaio 2019 il presidente Vescovi aveva scritto ai sindaci chiedendo di non aumentare queste tasse e, con senso di responsabilità, la maggior parte dei Comuni ha risposto positivamente. Altra richiesta di Confindustria al Governo, invece, è stata di semplificare le aliquote. Pare che per il 2020 si unificherà TASI ed IMU e questo è positivo sul lato della semplificazione.
Tale effetto positivo, tuttavia, si scontra con un rischio di aumento dell’imposizione dovuto alla diversa percentuale di deducibilità, dall’IRES, dell’IMU rispetto alla TASI. L’IMU è deducibile solo parzialmente, mentre la TASI è deducibile al 100%. Confindustria ha chiesto e ottenuto un primo incremento al 60% della percentuale deducibile dell’IMU che raggiungerà la piena deducibilità a partire dal 2023”.
 
 “Con riferimento all’IMU e alla TASI, il 98% circa dei comuni non ha incrementato la pressione fiscale - spiega Piergiorgio Mondini -, se si amplia l’analisi oltre che all’IMU e alla TASI anche alla TARI (tassa rifiuti) la percentuale dei Comuni che non ha aumentato le imposte è pari al 60%”.
 
Storicamente parlando, però, i numeri sono molto diversi: “Va ricordato – prosegue Mondini - che nel 2009 il capannone in questione pagava l’ICI per un ammontare pari a circa 9.500 euro, mentre nel 2019 il medesimo capannone sconta l’IMU e la TASI in misura pari a circa 15.000 euro con un incremento di circa il 60%.
L’incremento non è dovuto solamente all’aumento di aliquote, ma anche ad un aumento della base imponibile (la legge nazionale nel 2011 ha sensibilmente aumentato i moltiplicatori per determinare la base imponibile dell’IMU)”.
       
“Detto questo – conclude Vescovi -, gli amministratori locali sono degli eroi, persone che fanno una sorta di volontariato pubblico: pagati pochissimo ma con responsabilità enormi, che spesso sono nelle condizioni di dover fare gli esattori conto terzi, ovvero per uno Stato famelico che scarica gli oneri peggiori sulle istituzioni locali”.