28/04/2020

Confindustria Vicenza: le fabbriche daranno il vero avvio alla ripresa

Il Presidente Vescovi: “Siamo di fronte ad una fase 1.1. È il momento di sistemare i deficit strutturali del Sistema Paese”.

Il commento del Presidente di Confindustria Vicenza Luciano Vescovi a seguito del DPCM 26 aprile verso la cosiddetta Fase 2.



“Dopo settimane di richieste, dopo 2 protocolli già sottoscritti con i sindacati e 6 mila posti di lavoro persi ogni settimana solo in Veneto (e ne abbiamo un’altra davanti), finalmente il 4 maggio si riaprono le fabbriche.

Ora starà a noi dare una mano a quelli che non potranno ancora alzare saracinesche e aprire i cancelli, sperando, anche se temo invano, che da parte del Sistema Paese ci sia un supporto che per lo meno non impedisca al Made in Italy di andarsi a riconquistare con i denti i propri primati nell’industria mondiale.

È evidente, però, che non ci troviamo di fronte ad una vera fase 2, ma ad una fase 1.1.
E questo ritardo e insufficienza nella ripartenza non è solo frutto delle mancanze dell’ultim’ora, ma è dovuto ai deficit strutturali del nostro Paese a livello burocratico, economico e informativo, che hanno portato l’Italia a trovarsi a gestire questa emergenza in condizioni non confacenti a un Paese del G7.

Detto questo, ora bisogna accelerare e, come nell’appello fatto dal Presidente designato di Confindustria Carlo Bonomi, usare questo periodo fuori dall’ordinario per fare cose straordinarie, per costruire una nuova normalità che corregga le disfunzioni del Paese.

Ad esempio: in sanità prefigurare un modello di gestione efficiente e distribuita sul territorio come in Veneto e non certo tornare alla gestione centrale che sembra vada al rallentatore; burocrazia da semplificare all’osso mantenendo alto il livello di controlli ex post; puntare sugli investimenti sulla digitalizzazione e Industry 4.0 (formazione compresa), abbiamo visto in questo contesto cosa significhi essere digitalmente pronti o meno.

Poi c’è una questione di metodo: bisogna ragionare fino in fondo quando si alzano le tasse, vedasi l’esempio plastic tax: cosa faremo ora senza la plastica, monouso e non? La plastica deve essere riciclata, non tassata. Bisogna lavorare sul ciclo dei rifiuti, dalla raccolta al riuso, non usare le imprese come un bancomat. Bisogna lavorare sul come, prima che sul cosa.

C’è bisogno finalmente di un Governo che non lasci sole le persone che creano valore aggiunto in questo Paese, solo se lo Stato crede, con i fatti, nell’industria potremo pensare ad un lento, difficile ma possibile recupero.

Io sogno un Paese in cui il Ministro dell'Industria, come in Francia, mandi una lettera di elogio e di ringraziamento agli imprenditori. Sogno un Paese che difenda il piccolo e grande imprenditore, che lo difenda dalla stupida burocrazia, che metta al centro degli interessi dei cittadini e la creazione di ricchezza vera, che quindi possa essere redistribuita con equità, con attenzione alle fasce deboli.

Senza la creazione di ricchezza, non esiste alcuno Stato sociale moderno degno di questo nome”.