08/06/2020

Veneto Lavoro: con il Covid-19 persi 61mila posti di lavoro in regione.

Vicenza regge meglio delle altre province, ma comunque ha perso 1.200 posti. A maggio, un piccolo rimbalzo: a livello regionale il saldo occupazionale è tornato ad essere positivo: +1.437.

"Nel periodo compreso tra il 23 febbraio e il 31 maggio 2020 - rivela una nota di Veneto Lavoro, ente strumentale della Regione Veneto -, tra mancate assunzioni e rapporti di lavoro cessati, l’emergenza Covid-19 ha determinato in Veneto una perdita di circa 61 mila posti di lavoro rispetto allo stesso periodo del 2019, corrispondenti al 3% dell’occupazione dipendente complessiva.

"Nel mese di maggio - continua la nota -, in concomitanza con il progressivo allentamento delle misure di lockdown, si sono però registrati i primi segnali di rallentamento della caduta occupazionale e, soprattutto per alcuni settori, di recupero dei posti perduti".

Queste le conclusioni, in breve, del monitoraggio dell’Osservatorio Veneto Lavoro sugli effetti della pandemia sul mercato del lavoro regionale.

"Il calo occupazionale, complici le misure adottate dal Governo, prime fra tutte il blocco dei licenziamenti e l’estensione della cassa integrazione a buona parte dei lavoratori dipendenti, è imputabile quasi interamente al crollo delle assunzioni, più che dimezzate rispetto al 2019 (-55%).

Nella dinamica negativa post 22 febbraio risultano coinvolte tutte le tipologie contrattuali dipendenti: la differenza con il saldo del corrispondente periodo del 2019 è pari a -4.700 per i contratti a tempo indeterminato, -5.600 per l’apprendistato, -50.800 per i contratti a termine (che includono anche i rapporti di lavoro stagionali per i quali le assunzioni sono diminuite del 60%). A maggio si registra un recupero importante delle posizioni a tempo indeterminato (+4.100 nel raffronto con il 2019)".

"I dati parziali sul
lavoro somministrato mostrano una netta riduzione del ricorso a tale strumento contrattuale, con un crollo delle assunzioni via via più pesante e pari nel mese di aprile al 77% in meno rispetto all’anno precedente. Bilancio negativo anche per il lavoro intermittente (-9.300), anche se in concomitanza con la riapertura di bar e ristoranti si registra un’impennata delle assunzioni e il recupero di 250 posizioni lavorative in due settimane".

"Facendo i dovuti accorgimenti in merito alla popolazione totale, Vicenza è una delle province che resiste di più, in regione: "A livello provinciale - scrive Veneto Lavoro -, i territori che hanno pagato il costo più alto sono quelli con una maggiore incidenza delle attività stagionali: a Venezia si è registrata una perdita di quasi 26.000 posti di lavoro, a Verona oltre 17.000. Calo più contenuto nelle altre province: -5.600 a Padova, -4.900 a Treviso, -4.200 a Vicenza, -1.200 a Rovigo e -800 a Belluno.
La dinamica negativa si è attenuata nel mese di maggio, quando il mercato del lavoro ha mostrato segni di vitalità e una ripresa dei flussi di assunzione, anche per effetto della ripartenza delle attività commerciali e turistiche".

"Il
turismo rimane tuttavia il settore più colpito dagli effetti della pandemia e da solo spiega quasi la metà della contrazione occupazionale, con una riduzione di circa 30 mila posti di lavoro, la maggior parte dei quali stagionali. Nelle fasi più acute della crisi il calo delle assunzioni nei servizi turistici ha raggiunto picchi dell’86%. Il venir meno dei vincoli alla mobilità tra regioni e, in parte, tra i Paesi europei potrebbe tuttavia favorire la ripresa dell’occupazione anche in questo settore. Situazioni critiche rimangono anche quelle relative all’editoria e all’istruzione privata, dove ancora non si assiste all’inversione di tendenza registrata negli altri settori".

"Nell’ultimo mese
costruzioni e agricoltura hanno invece fatto registrare un significativo aumento delle assunzioni (rispettivamente +19% e +7%) e segnali di recupero si osservano anche nel tessile-abbigliamento, in gran parte del manifatturiero (industrie metalmeccaniche, chimica-gomma, farmaceutico, legno-mobilio), nei servizi di pulizia, nelle attività professionali e nel commercio all’ingrosso e al dettaglio. L’agricoltura si conferma inoltre, insieme ai servizi informatici, l’unico settore che mostra un saldo occupazionale positivo dall’esordio della crisi (+1.161 posizioni lavorative)".

La ripresa, seppur parziale, delle attività in maggio fa guardare al futuro con un po' di ottimismo, fermo restando che, tra blocco dei licenziamenti e CIG, i dati vanno sempre letti in base al periodo straordinario che stiamo tutti vivendo: "La lieve ripresa registrata a maggio - conclude la nota di Veneto Lavoro - , con un saldo occupazionale che è tornato ad essere positivo (+1.437 posizioni lavorative nel mese), sembra pertanto smentire le preoccupazioni circa il proseguimento di una caduta occupazionale sugli stessi ritmi osservati nelle prime fasi dell’emergenza Covid".

L’analisi dell’Osservatorio di Veneto Lavoro con tutti i dati aggiornati è disponibile nella sezione dedicata del sito www.venetolavoro.it/misure.