31/07/2013

Giovanni Bonotto: con Fabbrica Lenta rendiamo sexy la nostra cultura

L’imprenditore insignito del premio Masi per la Civiltà Veneta 2013 racconta il rapporto tra arte, lavoro e vita.

IL PREMIO MASI E LA FABBRICA LENTA - “Il confine tra il mercatino della domenica e l’industria contemporanea sta nel riappropriarsi della cultura delle mani le quali producono piccoli pezzi d’arte e di cultura che parlano della nostra storia”. Si può riassumere così, con le parole di Giovanni Bonotto, la filosofia che regge il concetto di Fabbrica Lenta, modello manifatturiero che sta alla base della Bonotto Spa, l’azienda tessile di Molvena guidata da Giovanni con il fratello Lorenzo e fondata dai genitori Luigi e Nicla.
È proprio per la forza controcorrente espressa dalla Bonotto, che rifugge il comandamento del just in time, e per questa contaminazione tra arte, cultura, storia del territorio e produzione che a Giovanni Bonotto è stato assegnato il prestigioso Premio Masi per la Civiltà Veneta 2013. Il riconoscimento va a personalità originarie delle Venezie che si sono distinte nei campi della letteratura, dell'arte, del giornalismo, della scienza, dello spettacolo e dell'economia: “Ma io c’entro poco con tutto questo – dice Giovanni Bonotto, mai scontato nemmeno per le interviste -, è mio padre che ha fatto tutto anche se magari poi i premi li prendo io”.
E nel ricostruire la genesi della Fabbrica Lenta, Giovanni Bonotto infatti parla dell’ambiente che respirava in famiglia: “Da piccolo ho vissuto con tantissimi artisti internazionali che venivano a trovare mio padre. Artisti come Marcel Duchamp e Joseph Beuys mi hanno insegnato e dimostrato che l’opera d’arte è diventata la vita e viceversa. È così che loro hanno rotto le barriere e fondato la contemporaneità. Grazie a loro, per me tutto questo è diventato naturale: tra fare impresa, arte e vivere non c’è alcun confine”.
Un atteggiamento nei confronti del fare impresa che è stato spesso poco compreso: ”Alla fine, però, oggi siamo uno dei pochi produttori rimasti in piedi nel tessile. Non solo non abbiamo chiuso, ma ci siamo ingranditi e il merito va alle nostre procedure di business administration, impollinate da un pensiero diverso da quello corrente che esce dalle università più rinomate. Ma, come succede anche nella società, c’è difficoltà ad accettare la diversità per paura, come avviene nei confronti dell’omosessualità per esempio. Ma la diversità impollina e porta una vita diversa e a rompere gli schemi. Umberto Eco, che ho avuto come professore a Bologna, mi diceva: ‘Chi legge il cartello non mangia il vitello’. E così io ho cercato di sovvertire le regole”.

GLI OCCHIALI DELLA FANTASIA - Non a caso Fabbrica Lenta si definisce come un manifesto contro la standardizzazione industriale e la produzione in serie a basso costo. “A un certo punto ho iniziato a comprare solo macchine vecchie – racconta Giovanni Bonotto – e chi me le vendeva pensava lo facessimo perché non avevamo soldi per comprarne altre. Invece io non compravo macchine vecchie, ma una fabbrica lenta e loro mi regalavano know-how”. Ed è proprio il sapere vedere oltre l’immediata impressione è la peculiarità che ha spinto verso la fabbrica lenta: “Questo è stato un esempio di come gli occhiali della fantasia siano obbligatori perché non viviamo una crisi, come si è soliti chiamarla, ma il cambio di un’era in cui nasce letteralmente un nuovo linguaggio, nel senso proprio di lingua e le parole sono a fondamento della nostra cultura. A questo cambiamento non si potrà resistere, resta solo chi cambia”.
Alla Bonotto Spa la via del cambiamento è sempre stata una cifra stilistica: “Tantissime volte agli incontri con altri imprenditori vedevo che guardavano mio padre con simpatica ilarità, lo consideravano un bizzarro signore perché nessuno aveva le lenti per comprendere cosa stava facendo. Ma negli anni Settanta lui ha portato in fabbrica John Cage, il più grande musicista del secolo scorso che ha cambiato la musica del Novecento, il quale ha preso i telai e composto una sinfonia straordinaria, con un crescendo straordinario e dei ritmi incredibili. Tutte queste esperienze e quell’humus ci ha permesso di vivere nel 2000 e non nel Novecento

RENDERE SEXY LA NOSTRA CULTURA - Ma quindi quello di Bonotto è un esempio da seguire? “La nostra strada è unica e irripetibile – specifica Giovanni -, come lo è quella di Rosso e Dainese che sono dei fuoriclasse, come Maradona, e nessuno potrà mai rubare loro questo posto. Credo che anche la via intrapresa dalla mia famiglia, grazie alla storia scritta da mio padre e mia madre, non si possa ripetere, non c’è una ricetta”.
Una cosa Giovanni Bonotto si sente però di dire: “La manifattura si salverà solo se i nuovi ricchi del mondo saranno i primi clienti della nostra cultura, che risiede del nostro DNA. E non parlo tanto della nostra storia antica, credo invece che si debba rendere sexy la nostra cultura contemporanea perché bisogna vivere nella contemporaneità. Fabbrica lenta è una manifattura seducente, i clienti si innamorano, sono le storie che la manifattura racconta che i clienti vogliono ricevere e avere. E la cultura e il DNA veneti e italiani hanno molte storie da riprendere e rifare, rendere seducenti”.