OLTRE IL MODELLO NORDEST - Arrivato agli Stati generali di Confindustria Veneto come candidato unico per volontà di tutte le sette associazioni provinciali, Roberto Zuccato è stato eletto presidente dell’associazione regionale per il quadriennio 2013-2017.
Il past president di Confindustria Vicenza, che succede trevigiano Andrea Tomat, è intervenuto subito dopo l'elezione illustrando la sua visione del futuro dell’associazione e del sistema delle imprese del Veneto.
La premessa è chiara, il mondo sta cambiando a velocità impensabili solo qualche lustro fa e il Veneto non può permettersi di stare fermo.
“Occorre andare oltre il modello Nordest”, dice Zuccato. Riscrivendone anche la geografia: “Non più solamente nord di Roma ed est del triangolo industriale, ma polo che sappia guardare al mondo intero che è sempre più la nuova casa delle imprese”.
È necessario perciò ricercare nuovi modi di pensare lo sviluppo in modo che i punti di forza di ieri non diventino la debolezza di domani. I piccoli imprenditori, creativi, flessibili, capaci di adattarsi, di fronte alla sfida della globalizzazione rischiano di essere puniti più di altri, per questo devono trovare nuove strade per affrontare i mercati.
BACK TO MANUFACTURING - La sfida del Veneto di domani è quindi l’innovazione per ripensare il Nordest attorno a un concetto portante che rimane fisso: “Il manifatturiero è l’asset più importante del paese – sottolinea Zuccato –. E ancor più in Veneto dove, con orgoglio, il 7% della popolazione italiana produce il 12% del valore aggiunto dell’industriale nazionale”.
“Attorno al manifatturiero – argomenta il presidente – ruota tutto il sistema produttivo Made in Italy ed è dalla manifattura che vengono gli investimenti più elevati in ricerca e sviluppo che producono a loro volta ricchezza per tutto il territorio e posti di lavoro qualificati”.
Senza manifatturiero innovare è impossibile: “L’obiettivo è spingere a un ritorno forte dell’industria e della produzione – continua Zuccato – come già sta accadendo negli Stati Uniti. È necessario ci sia anche la volontà di fare vera politica industriale comunitaria”.
I MOTIVI DEL RILANCIO - Ma quali sono i motivi per cui il rilancio della manifattura è da considerarsi possibile?
In primis la tecnologia che oggi permette innovazioni di prodotto e di processo a costi notevolmente più contenuti rispetto al passato. Si è in grado quindi di ridurre considerevolmente il costo di gestione del processo innovativo.
Poi la nuova convinzione che un’eccessiva delocalizzazione limiti le capacità di fare e di sperimentare. Produrre “in casa” significa anche sviluppare quelle competenze indispensabili per fare innovazione.
Una diversa percezione del lavoro come priorità politica. Ed è proprio con il rilancio della manifattura e della qualità del lavoro che essa produce che si può ridare slancio a quel corpo sociale fondamentale per la tenuta sociale che è la classe media.
All’interno di questo quadro le aziende venete possono puntare sulla commistione tra sviluppo tecnologico ed estetica, design, e cultura: tre marce in più sulla rotta verso i mercati internazionali.
IL NUOVO MANIFATTURIERO IN 5 DIRETTRICI - Non solo una carta d’intenti: Zuccato ha anche illustrato le vie da percorrere per innovare il sistema Nordest. Cinque, in particolare: education, finanza, cultura, attrattività e infrastrutture.
Education – Occorre valorizzare la formazione tecnica ed economico-manageriale a tutti i livelli, a partire dalle scuole superiori che, come l’università, ha bisogno di una riforma in senso federalista per venire incontro al fabbisogno professionale del territorio. Puntare, poi, sulla realizzazione di quel Politecnico del Nord Est tale che possa essere punto di incontro tra imprese e ricerca industriale. Infine sviluppare sempre di più gli enti di formazione locali e il CUOA come business school del territorio.
Finanza - Sia le imprese che le banche devono allargare gli orizzonti. Le prime aprendosi di più al capitale di rischio e rafforzando il capitale proprio per non essere troppo condizionati dal sistema bancario. Le banche, a loro volta, ritornare a guardare al lungo termine e puntare sugli asset del territorio. Infine promuovere spin off e start up, vie obbligate verso l’innovazione.
Cultura - La cultura ha bisogno delle imprese, che devono guardare oltre le classiche sponsorizzazioni ed esplorare un nuovo rapporto con le istituzioni culturali del territorio. Ma, dall’altra parte, le imprese hanno bisogno della cultura attraverso cui valorizzare le proprie eccellenze negli eventi culturali regionali di risonanza internazionale e giovarsi del contributo che essa può dare nel campo del design e della comunicazione.
Attrattività - Il sistema, inteso come territorio e classe imprenditoriale, dovrà essere in grado di accogliere e valorizzare idee nuove e puntare alla creazione di un nuovo polo europeo attorno a Venezia attirando in questo modo gli investimenti dei BRIC.
Infrastrutture - Guardare oltre i confini è possibile solo con un sistema infrastrutturale, sia dei trasporti che digitale, che però sia in grado di stabilire delle priorità in modo da veicolare con efficacia le esigue risorse pubbliche. Parola d’ordine: razionalizzare per portare ad effettivo compimento i progetti.
POLITICA E IMPRESE: IL CORAGGIO DELLA PROPOSTA - Quanto al ruolo della politica, per Zuccato le aziende hanno bisogno di una riforma del sistema istituzionale affinché la politica non sia una zavorra ma un sostegno per competere sui mercati globali.
“Il primo passo è eliminare gli sprechi e i privilegi – dice il neopresidente veneto -. Serve promuovere una linea per cui il principio di solidarietà tra le diverse aree del paese sia legato a quello di responsabilità dei governanti”. Per Zuccato, inoltre, il primo atto del futuro parlamento deve essere una riforma della legge elettorale che permetta di scegliere e valutare il comportamento della classe dirigente.
“Altrettanto urgente – insiste Zuccato – è la riforma del titolo V della Costituzione che porti all’abolizione delle provincie ed elimini la discriminazione tra regioni a statuto speciale e ordinario. Gli imprenditori devono assumersi l’onere della proposta e aprire un dibattito pubblico per superare l’inerzia di questi anni”.
CONFINDUSTRIA VENETO - Il sistema associativo veneto dovrà essere ancora una volta un laboratorio di idee per la creazione di servizi innovativi ed efficienti e per la ricerca di nuove forme di politica industriale e di rappresentanza. Confronto e coordinamento sono le chiavi per raggiungere l’obiettivo, incentivando le organizzazioni territoriali a fare rete, condividendo le singole eccellenze e best practice.
Per questo Zuccato afferma: “Voglio essere un presidente tra i presidenti, contribuendo insieme a tutti a disegnare gli scenari futuri sui quali le nostre imprese possano continuare a crescere e prosperare”.
La priorità è quella di pensare come un sistema, che coinvolga i gangli dell’associazione anche fuori regione. La risposta è, perciò, “fare rete”, non solo intendendo quella digitale, ma soprattutto quella di relazioni tra imprese e territori. Una risposta che è e deve essere sempre più nel dna di Confindustria.
Il past president di Confindustria Vicenza, che succede trevigiano Andrea Tomat, è intervenuto subito dopo l'elezione illustrando la sua visione del futuro dell’associazione e del sistema delle imprese del Veneto.
La premessa è chiara, il mondo sta cambiando a velocità impensabili solo qualche lustro fa e il Veneto non può permettersi di stare fermo.
“Occorre andare oltre il modello Nordest”, dice Zuccato. Riscrivendone anche la geografia: “Non più solamente nord di Roma ed est del triangolo industriale, ma polo che sappia guardare al mondo intero che è sempre più la nuova casa delle imprese”.
È necessario perciò ricercare nuovi modi di pensare lo sviluppo in modo che i punti di forza di ieri non diventino la debolezza di domani. I piccoli imprenditori, creativi, flessibili, capaci di adattarsi, di fronte alla sfida della globalizzazione rischiano di essere puniti più di altri, per questo devono trovare nuove strade per affrontare i mercati.
BACK TO MANUFACTURING - La sfida del Veneto di domani è quindi l’innovazione per ripensare il Nordest attorno a un concetto portante che rimane fisso: “Il manifatturiero è l’asset più importante del paese – sottolinea Zuccato –. E ancor più in Veneto dove, con orgoglio, il 7% della popolazione italiana produce il 12% del valore aggiunto dell’industriale nazionale”.
“Attorno al manifatturiero – argomenta il presidente – ruota tutto il sistema produttivo Made in Italy ed è dalla manifattura che vengono gli investimenti più elevati in ricerca e sviluppo che producono a loro volta ricchezza per tutto il territorio e posti di lavoro qualificati”.
Senza manifatturiero innovare è impossibile: “L’obiettivo è spingere a un ritorno forte dell’industria e della produzione – continua Zuccato – come già sta accadendo negli Stati Uniti. È necessario ci sia anche la volontà di fare vera politica industriale comunitaria”.
I MOTIVI DEL RILANCIO - Ma quali sono i motivi per cui il rilancio della manifattura è da considerarsi possibile?
In primis la tecnologia che oggi permette innovazioni di prodotto e di processo a costi notevolmente più contenuti rispetto al passato. Si è in grado quindi di ridurre considerevolmente il costo di gestione del processo innovativo.
Poi la nuova convinzione che un’eccessiva delocalizzazione limiti le capacità di fare e di sperimentare. Produrre “in casa” significa anche sviluppare quelle competenze indispensabili per fare innovazione.
Una diversa percezione del lavoro come priorità politica. Ed è proprio con il rilancio della manifattura e della qualità del lavoro che essa produce che si può ridare slancio a quel corpo sociale fondamentale per la tenuta sociale che è la classe media.
All’interno di questo quadro le aziende venete possono puntare sulla commistione tra sviluppo tecnologico ed estetica, design, e cultura: tre marce in più sulla rotta verso i mercati internazionali.
IL NUOVO MANIFATTURIERO IN 5 DIRETTRICI - Non solo una carta d’intenti: Zuccato ha anche illustrato le vie da percorrere per innovare il sistema Nordest. Cinque, in particolare: education, finanza, cultura, attrattività e infrastrutture.
Education – Occorre valorizzare la formazione tecnica ed economico-manageriale a tutti i livelli, a partire dalle scuole superiori che, come l’università, ha bisogno di una riforma in senso federalista per venire incontro al fabbisogno professionale del territorio. Puntare, poi, sulla realizzazione di quel Politecnico del Nord Est tale che possa essere punto di incontro tra imprese e ricerca industriale. Infine sviluppare sempre di più gli enti di formazione locali e il CUOA come business school del territorio.
Finanza - Sia le imprese che le banche devono allargare gli orizzonti. Le prime aprendosi di più al capitale di rischio e rafforzando il capitale proprio per non essere troppo condizionati dal sistema bancario. Le banche, a loro volta, ritornare a guardare al lungo termine e puntare sugli asset del territorio. Infine promuovere spin off e start up, vie obbligate verso l’innovazione.
Cultura - La cultura ha bisogno delle imprese, che devono guardare oltre le classiche sponsorizzazioni ed esplorare un nuovo rapporto con le istituzioni culturali del territorio. Ma, dall’altra parte, le imprese hanno bisogno della cultura attraverso cui valorizzare le proprie eccellenze negli eventi culturali regionali di risonanza internazionale e giovarsi del contributo che essa può dare nel campo del design e della comunicazione.
Attrattività - Il sistema, inteso come territorio e classe imprenditoriale, dovrà essere in grado di accogliere e valorizzare idee nuove e puntare alla creazione di un nuovo polo europeo attorno a Venezia attirando in questo modo gli investimenti dei BRIC.
Infrastrutture - Guardare oltre i confini è possibile solo con un sistema infrastrutturale, sia dei trasporti che digitale, che però sia in grado di stabilire delle priorità in modo da veicolare con efficacia le esigue risorse pubbliche. Parola d’ordine: razionalizzare per portare ad effettivo compimento i progetti.
POLITICA E IMPRESE: IL CORAGGIO DELLA PROPOSTA - Quanto al ruolo della politica, per Zuccato le aziende hanno bisogno di una riforma del sistema istituzionale affinché la politica non sia una zavorra ma un sostegno per competere sui mercati globali.
“Il primo passo è eliminare gli sprechi e i privilegi – dice il neopresidente veneto -. Serve promuovere una linea per cui il principio di solidarietà tra le diverse aree del paese sia legato a quello di responsabilità dei governanti”. Per Zuccato, inoltre, il primo atto del futuro parlamento deve essere una riforma della legge elettorale che permetta di scegliere e valutare il comportamento della classe dirigente.
“Altrettanto urgente – insiste Zuccato – è la riforma del titolo V della Costituzione che porti all’abolizione delle provincie ed elimini la discriminazione tra regioni a statuto speciale e ordinario. Gli imprenditori devono assumersi l’onere della proposta e aprire un dibattito pubblico per superare l’inerzia di questi anni”.
CONFINDUSTRIA VENETO - Il sistema associativo veneto dovrà essere ancora una volta un laboratorio di idee per la creazione di servizi innovativi ed efficienti e per la ricerca di nuove forme di politica industriale e di rappresentanza. Confronto e coordinamento sono le chiavi per raggiungere l’obiettivo, incentivando le organizzazioni territoriali a fare rete, condividendo le singole eccellenze e best practice.
Per questo Zuccato afferma: “Voglio essere un presidente tra i presidenti, contribuendo insieme a tutti a disegnare gli scenari futuri sui quali le nostre imprese possano continuare a crescere e prosperare”.
La priorità è quella di pensare come un sistema, che coinvolga i gangli dell’associazione anche fuori regione. La risposta è, perciò, “fare rete”, non solo intendendo quella digitale, ma soprattutto quella di relazioni tra imprese e territori. Una risposta che è e deve essere sempre più nel dna di Confindustria.