02/09/2016

Luca Ghiotto a tutto sprint: "Sono pronto per la Formula Uno"

Potrebbe essere vicentino il prossimo pilota italiano di F1: Luca Ghiotto, 21 anni, sta brillando in GP2. La Red Bull lo sta tenendo d'occhio


Stefano Tomasoni

Potrebbe essere vicentino il prossimo pilota italiano di Formula Uno. Si chiama Luca Ghiotto, ha solo 21 anni, ma ha già tutto quello che serve per fare il grande balzo nell'Olimpo dei 24 piloti che fanno parte del cosiddetto “circo della Formula Uno”. Tutto... a dire il vero gli manca un elemento che in questi casi diventa fondamentale; una cosuccia senza la quale il talento, la tenacia e la passione a volte non bastano. Gli sponsor.
Eh sì perché l'automobilismo è uno sport fatto così: per correre e salire i gradini dell'esperienza che ti può portare al massimo livello, appunto in Formula Uno, bisogna non soltanto eccellere e trovare la scuderia che ti segue come si deve, ma occorre anche essere bravi manager di se stessi, avere denari da spendere in proprio, andare a caccia anche del più piccolo sponsor, mettere in conto insomma un lavoro non da poco di autopromozione. A guadagnare le cifre milionarie dei vari Vettel o Hamilton ci arrivi solo se la tua buona stella ti porta appunto dentro il ristretto cerchio della formula Uno e poi magari nell'ancor più ristretto giro delle scuderie top.

E' quello che spera di riuscire a fare il giovane Luca Ghiotto. Buone chance le ha: corre attualmente in GP2, la categoria subito sotto l'agognata Formula Uno, e l'anno scorso in GP3 ha mancato per un soffio la vittoria finale in campionato, battuto all'ultimo gran premio dall'avversario diretto di tutta la stagione, il francese Emmanuel Ocon. Nell'ambiente delle corse, poi, è risaputo che la Red Bull ha messo il giovane pilota vicentino sotto la lente di osservazione. E la Gazzetta dello Sport nei giorni scorsi lo ha inserito tra i tre piloti italiani che “meritano una chance” in Formula Uno.

Anche per lui tutto inizia con i kart
Il ragazzo ne ha già fatta parecchia di gavetta. Nato ad Arzignano il 24 febbraio del '95, ha iniziato guidando i kart nel 2008 e vincendo subito il titolo nella categoria KF3. Inizio tardivo, in realtà, perché nei kart spesso si comincia già a 6-7 anni. Fatto sta che in questo mondo Ghiotto ci rimane per tre stagioni, finché nel gennaio 2011, a neanche 16 anni (nell'automobilismo ci sono licenze di guida speciali rilasciate dall'ACI) sale per la prima volta su un'auto da corsa. E lì è amore al primo incontro, come due innamorati al colpo di fulmine reciproco.
“La prima macchina è stata una Formula Abarth – ricorda -. Mi sono trovato benissimo e gli istruttori mi hanno consigliato di cominciare subito con le auto per fare esperienza, visto che avevo iniziato tardi con il kart”.

Ghiotto partecipa al campionato italiano ed europeo di Formula Abarth con la scuderia Prema Powerteam. Il primo anno è dura, ma fa comunque una pole position a Imola e tre podi, arrivando quinto fra gli esordienti. L'anno dopo punta a vincere il campionato: lo perde per un niente all'ultima gara, o meglio arriva secondo, comunque un signor risultato, collezionando 7 vittorie e 10 podi; “Quella volta sono stato il pilota che ha vinto di più, purtroppo mi hanno penalizzato alcuni ritiri che non hanno portato punti in classifica”.
Siamo nel 2013 e dopo due anni in Abarth, l'appena maggiorenne Ghiotto passa a fare il campionato europeo di Formula Renault sempre con la Prema: stesso livello di macchina della Abarth, però tutto più complicato, macchine più competitive e molti più piloti al via (35 invece di 15). Alla fine arriva secondo nella classifica italiana e ottavo in quella europea. Nel 2014 passa alla Formula Renault 3.5 Series dove gareggia con la Draco Racing e a fine stagione debutta nella GP3 Series. Nella stagione 2015, con la scuderia Trident Racing, arriva secondo per poco dietro Ocon, ma tutti i record della categoria sono suoi. Vince cinque gare, a Spielberg, Budapest, Spa, Sochi e Bahrein.

“Punto alla Formula Uno”
Quest'anno arriva il salto in GP2, dove sta combattendo gran premio su gran premio per cercare di emergere il più possibile. Col sogno di sempre ben piantato in testa: la Formula Uno.

- Come è nata la passione per i motori e l'automobilismo?
“C'è sempre stata, in famiglia. Mio papà è stato pilota, ha corso in Formula 3 e nei Prototipi, anche un mio zio ha avuto una sua storia motoristica. Tutta la famiglia, in definitiva, è sempre stata appassionata di motori, era destino che la passione arrivasse anche a me. In realtà da piccolo mi piacevano i camion, poi crescendo e assistendo da vicino a tante gare, ho cominciato a capire meglio qual era la vera passione che avevo”.

- Qual è l'obiettivo che ti sei posto per quest'anno?
Arrivare almeno nei primi 5 del campionato.

- E più in generale per la carriera?
Arrivare in Formula Uno, naturalmente. Spero entro un paio d'anni, se le cose andranno bene.

- Ma se non arrivasse la Formula Uno, se ti vedi fra dieci anni, cosa vorresti poter trovare nel tuo bagaglio personale?
Mah, le soddisfazioni me le sono anche già tolte, però al punto in cui sono adesso se non approdassi in Formula Uno non avrei niente per le mani. Adesso sono così avanti che non c'è un traguardo diverso dall'andare in Formula Uno. Sono troppo vicino, o è quello o è niente.

- Quest'anno in Formula Uno ha debuttato un pilota di 18 anni, Verstappen, e ha vinto subito un gran premio. Si è dunque pronti così presto per la Formula 1? Tu ti senti pronto?
Sì, la farei senz'altro. Oggi l'età media in cui si entra in Formula Uno si è abbassata parecchio rispetto a una volta, vent'anni fa era molto più alta. La GP2 dove corro adesso, del resto, è molto vicino alla Formula Uno, la macchina qui ti prepara benissimo alla seria principale, anzi qualcuno dice che sia anche più complicata. E' una macchina che ha più o meno la stessa potenza, però quando esce dalla fabbrica resta così, non ha migliorie e i piloti devono adattarsi alla macchina. In GP2 Non c'è tutta la competizione tecnologica tra scuderie che c'è in Formula Uno.

- Dunque nella tua categoria l'uomo conta di più che in Formula Uno?
Sì perché le macchine sono sostanzialmente uguali.

- Per voi giovani piloti, per emergere e “fare il grande salto” conta più vincere o avere le occasioni per mostrare le proprie qualità?
A volte conta di più saper mostrare di essere un gradino sopra gli altri. Prendiamo Verstappen: è arrivato quest'anno in Formula Uno e ha vinto la prima gara della stagione, ma non arrivava da una vittoria in campionato, l'anno prima in Formula 3 era arrivato terzo. Però aveva fatto vedere che era di un altro pianeta rispetto ai due piloti che erano arrivati davanti a lui.

- Qual è la preparazione alla quale deve sottoporsi un pilota fuori dalla pista?
Il regolamento ci impone di non guidare la macchina da corsa fuori dalle gare, per non fare discriminazioni tra chi potrebbe farlo spesso e chi di rado. Quindi mi alleno, in palestra per la forma fisica, nei simulatori per la guida. Quello che faccio più spesso è go kart, che è pur sempre guidare.

- Cos'è la velocità per te?
È passione. Ma alla fine non è neanche la velocità in sé la cosa più bella: è la guida. La velocità porta il brivido, quel po' di adrenalina, ma andare veloci non è la cosa che preferisco, la soddisfazione maggiore te la dà una curva perfetta.