Stefano Tomasoni
Una notte, al Cairo, un uomo fece un sogno nel quale una voce gli disse: vai in Persia, lì troverai la tua fortuna. Per due mesi, ogni notte, lo stesso sogno, la stessa voce: vai in Persia, lì troverai la tua fortuna. Alla fine l'uomo si convinse, e partì. Attraversò il deserto, evitò predoni, ebbe disavventure, soffrì la fame e la sete... ma infine arrivò in Persia. Si trovava in una locanda di Esfahan quando entrò una banda di ladroni che mise tutto a soqquadro, derubò i presenti e fuggì. Quando arrivarono le guardie trovarono lui, lo presero per un ladro, lo bastonarono a sangue e lo portarono in prigione. Qualche giorno dopo il capo delle guardie andò da lui e gli chiese: “ma tu chi sei, e cosa fai qui?” L'uomo disse il suo nome e spiegò che era lì per quella voce che tutte le notti, in sogno, gli diceva di andare in Persia a trovare la fortuna. “Bella fortuna, ho trovato...”, lamentò. Il capo delle guardie lo schernì: “Sei uno stupido se un sogno ti basta per partire verso l'ignoto. I sogni sono illusioni, anch'io sogno spesso di venire proprio nella tua città, al Cairo: cammino per strada finché entro in un palazzo, passo sotto un arco, arrivo a un piccolo giardino con in mezzo un fico, lo supero e lì mi accorgo che c'è un tesoro. Già, ma non mi metto certo in viaggio a cercare il tesoro per dar retta a un sogno... Ora va, prendi queste monete, e tornatene nel tuo paese”. Una volta libero, l'uomo si rimise in cammino e dopo settimane di viaggio e di peripezie giunse finalmente al Cairo. Entrò nella sua casa, passò sotto un arco, arrivò a un piccolo giardino con in mezzo un fico, lo superò, e trovò il tesoro.
Roberto Vecchioni, uno dei grandi cantautori italiani, ma anche scrittore, professore e uomo di cultura, ha raccontato questa storia all'incontro che, nella sede della Zambon a Vicenza, ha aperto la nona edizione del Mese della Formazione, cartellone di eventi, meeting e convegni organizzato da Niuko e Unisef nelle province di Vicenza, Padova e, da quest'anno, anche Treviso.
Una storia ricca di simboli e di significati, con dentro molti ingredienti utili per cogliere la visione della vita che ha sempre ispirato un uomo di cultura, di poesia e di pensiero come Vecchioni. Una storia dove non si fa fatica a cogliere alcuni messaggi di base: che la vita è cambiare, partire, ascoltare il cuore, che i tesori più cari sono spesso vicini a noi, che un'esperienza di per sé negativa può rivelarsi fonte di ispirazione e di crescita, che il futuro va sognato, sperato e immaginato.
Vecchioni è sempre Vecchioni, sia che faccia il professore in una classe di studenti a scuola, sia che faccia il cantautore o il narratore. O che parli a un pubblico di imprenditori e di manager come quello all'auditorium di Zambon, in un contesto formativo come il Mese della Formazione.
Raggiunge qualunque pubblico perché parla il linguaggio universale delle emozioni, dei valori condivisi. Quindi parla a tutti. Con esiti diversi a seconda del vissuto di ognuno, ma parla a tutti.
“Io parlo di come ho amato la vita – dice -. Tutta la mia esistenza è stata un imbrigliare il tempo, perché il tempo ci inganna e noi non dobbiamo farci fregare”.
Vecchioni parla di “tempo orizzontale”, quello nel quale le cose e i fatti si sviluppano e si sedimentano e nel quale il passato è fatto di ricordi e il futuro è spesso fatto di timori e paure, e di “tempo verticale”, un tempo fermo, eterno dentro di noi. Ed è il tempo verticale quello da coltivare, perché capace di sconfiggere il tempo orizzontale.
“La vita non è un blocco monolitico, la vita va cambiata, angolata, dobbiamo sempre avere delle strade parallele. Per questo serve la cultura, serve dare consapevolezza alla vita. E la consapevolezza non la dà il lavoro che fai, per quanto possa essere bello e appagante: la consapevolezza ti deriva dalle emozioni forti che provi”.
E quale emozione più forte della felicità? Che però non è affatto un sentimento facile, non è un punto d'arrivo, come guarire da una malattia, trovare un amore, un bel lavoro, avere una grande soddisfazione. Anche questo, certo, ma non basta.
“La felicità è battaglia, è lotta. Perché nella vita le carte si danno sempre, fino all'ultimo giorno”.