05/10/2016

Roberto Vecchioni: "La vita non è un blocco monolitico, la vita va cambiata, angolata"

Uno dei più grandi cantautori italiani in Zambon per il Mese della Formazione di Niuko.


Stefano Tomasoni

Una notte, al Cairo, un uomo fece un sogno nel quale una voce gli disse: vai in Persia, lì troverai la tua fortuna. Per due mesi, ogni notte, lo stesso sogno, la stessa voce: vai in Persia, lì troverai la tua fortuna. Alla fine l'uomo si convinse, e partì. Attraversò il deserto, evitò predoni, ebbe disavventure, soffrì la fame e la sete... ma infine arrivò in Persia. Si trovava in una locanda di Esfahan quando entrò una banda di ladroni che mise tutto a soqquadro, derubò i presenti e fuggì. Quando arrivarono le guardie trovarono lui, lo presero per un ladro, lo bastonarono a sangue e lo portarono in prigione. Qualche giorno dopo il capo delle guardie andò da lui e gli chiese: “ma tu chi sei, e cosa fai qui?” L'uomo disse il suo nome e spiegò che era lì per quella voce che tutte le notti, in sogno, gli diceva di andare in Persia a trovare la fortuna. “Bella fortuna, ho trovato...”, lamentò. Il capo delle guardie lo schernì: “Sei uno stupido se un sogno ti basta per partire verso l'ignoto. I sogni sono illusioni, anch'io sogno spesso di venire proprio nella tua città, al Cairo: cammino per strada finché entro in un palazzo, passo sotto un arco, arrivo a un piccolo giardino con in mezzo un fico, lo supero e lì mi accorgo che c'è un tesoro. Già, ma non mi metto certo in viaggio a cercare il tesoro per dar retta a un sogno... Ora va, prendi queste monete, e tornatene nel tuo paese”. Una volta libero, l'uomo si rimise in cammino e dopo settimane di viaggio e di peripezie giunse finalmente al Cairo. Entrò nella sua casa, passò sotto un arco, arrivò a un piccolo giardino con in mezzo un fico, lo superò, e trovò il tesoro.

Roberto Vecchioni, uno dei grandi cantautori italiani, ma anche scrittore, professore e uomo di cultura, ha raccontato questa storia all'incontro che, nella sede della Zambon a Vicenza, ha aperto la nona edizione del Mese della Formazione, cartellone di eventi, meeting e convegni organizzato da Niuko e Unisef nelle province di Vicenza, Padova e, da quest'anno, anche Treviso.
Una storia ricca di simboli e di significati, con dentro molti ingredienti utili per cogliere la visione della vita che ha sempre ispirato un uomo di cultura, di poesia e di pensiero come Vecchioni. Una storia dove non si fa fatica a cogliere alcuni messaggi di base: che la vita è cambiare, partire, ascoltare il cuore, che i tesori più cari sono spesso vicini a noi, che un'esperienza di per sé negativa può rivelarsi fonte di ispirazione e di crescita, che il futuro va sognato, sperato e immaginato.

Vecchioni è sempre Vecchioni, sia che faccia il professore in una classe di studenti a scuola, sia che faccia il cantautore o il narratore. O che parli a un pubblico di imprenditori e di manager come quello all'auditorium di Zambon, in un contesto formativo come il Mese della Formazione.
Raggiunge qualunque pubblico perché parla il linguaggio universale delle emozioni, dei valori condivisi. Quindi parla a tutti. Con esiti diversi a seconda del vissuto di ognuno, ma parla a tutti.

“Io parlo di come ho amato la vita – dice -. Tutta la mia esistenza è stata un imbrigliare il tempo, perché il tempo ci inganna e noi non dobbiamo farci fregare”.
Vecchioni parla di “tempo orizzontale”, quello nel quale le cose e i fatti si sviluppano e si sedimentano e nel quale il passato è fatto di ricordi e il futuro è spesso fatto di timori e paure, e di “tempo verticale”, un tempo fermo, eterno dentro di noi. Ed è il tempo verticale quello da coltivare, perché capace di sconfiggere il tempo orizzontale.

La vita non è un blocco monolitico, la vita va cambiata, angolata, dobbiamo sempre avere delle strade parallele. Per questo serve la cultura, serve dare consapevolezza alla vita. E la consapevolezza non la dà il lavoro che fai, per quanto possa essere bello e appagante: la consapevolezza ti deriva dalle emozioni forti che provi”.

E quale emozione più forte della felicità? Che però non è affatto un sentimento facile, non è un punto d'arrivo, come guarire da una malattia, trovare un amore, un bel lavoro, avere una grande soddisfazione. Anche questo, certo, ma non basta.
“La felicità è battaglia, è lotta. Perché nella vita le carte si danno sempre, fino all'ultimo giorno”.