23/11/2016

API: festeggia il Sessantesimo con "Il distillatore di plastica"

L'azienda fondata da Sergio Brunetti ha festeggiato l'anniversario con una pubblicazione ad hoc.

API (Applicazioni Plastiche Industriali), l’azienda fondata nel 1956 da Sergio Brunetti, ha festeggiato nella propria sede di Mussolente il 60° anniversario dalla fondazione. L’evento è stato l’occasione per presentare il libro “Il distillatore di plastica”, che raccoglie la storia personale del fondatore. “La storia di API – ha sottolineato Brunetti – non sarebbe stata la stessa se a capo dell’azienda invece di un ragioniere ci fosse stato un chimico o un tecnico. Certe idee ed intuizioni che ho avuto non si sarebbero concretizzate, perché cozzavano contro la conoscenza tecnologica del tempo e solo un ‘dilettante’ poteva permettersi di credere in cose reputate possibili”.

Tutto è iniziato a Bassano in una sera d’estate del ‘55, davanti a un aperitivo di Nardini. Sergio Brunetti e alcuni amici parlavano di sogni e ambizioni. Li affascinava un materiale di cui s’intuivano infinite potenzialità: la plastica. Idea: con l’edilizia in pieno sviluppo, perché non provare a produrre tapparelle di plastica? Cinque soci versarono 300 mila lire a testa e nel 1956 nacque API, Applicazioni Plastiche Industriali. Brunetti e amici capirono subito quant’è dura la strada del successo: dopo una prolungata esposizione al sole la loro tapparella si deformava vistosamente. Di fronte a questo primo fiasco i compagni di viaggio di Brunetti decisero di gettare la spugna. Ma non lui. Liquidati i soci, si orientò verso altri prodotti per l’impiego domestico. La sede venne trasferita da Bassano a Cassola. La produzione di un film tubolare in PVC per confezionare dosi di insetticidi e detersivi diede a Brunetti generose soddisfazioni. Non così la trovata successiva, i sacchi in PVC per fertilizzanti. Sul più bello il colosso della plastica che forniva le materie prime fece marcia indietro e tagliò i viveri ad API. Brunetti iniziò ad auto-produrre le materie prime. Inizio così la produzione dei primi granuli in materia plastica.

Nel 1967 la svolta. L’evento che cambiò la storia di API e dell’intero distretto della calzatura sportiva di Montebelluna fu lo sviluppo del primo scarpone da sci in poliuretano. Oltre al materiale, l’azienda sviluppò l’intera tecnologia e il processo di produzione. Sulle piste innevate apparvero i primi scarponi completamente in poliuretano: una svolta definitiva nella concezione dei materiali per lo sci. Per API la consacrazione. Negli anni a seguire API fu la prima ad introdurre in Europa una nuova famiglia di gomme termoplastiche che tanta parte ha avuto nella storia recente della calzatura in Italia e nel mondo. Questi ritrovati, che sostituiscono le gomme vulcanizzate nella realizzazione delle suole, hanno segnato una rivoluzione nella produzione calzaturiera.

C’era ancora spazio per l’inventiva: dall’isolamento termico per l’edilizia e per il settore del freddo ai materiali estetici o tecnici per l’automobile, dagli accessori per la subacquea alle guarnizioni per le finestre, dai frigoriferi ai giocattoli, sino agli articoli medicali o idonei al contatto alimentare.

Oggi API esporta il 50 per cento della sua produzione. Una particolare attenzione è dedicata alla salvaguardia dell’ambiente e alla sicurezza. L’attività di innovazione è sempre più orientata verso prodotti eco-compatibili, riciclabili ed atossici. APINAT è il primo materiale plastico morbido, biodegradabile e compostabile del mercato. Sono seguite molte altre bio-plastiche originate da derivati dei prodotti vegetali.

“Oggi più che mai il segreto per essere competitivi e proiettati verso il futuro è concentrare le proprie energie sui processi e non solo sul prodotto – spiega Sergio Brunetti -. Per quanto riguarda API, non saremmo arrivati dove siamo oggi se non ci fossero stati tre ingredienti fondamentali: l’idea, il capitale e le persone che circondano l’imprenditore. Le risorse umane sono la grande ricchezza di API e il fatto che tutti qui dentro lavorino con entusiasmo e passione è per me una delle maggiori gratificazioni in 60 anni di lavoro”.