API (Applicazioni Plastiche Industriali), l’azienda fondata nel 1956 da Sergio Brunetti, ha festeggiato nella propria sede di Mussolente il 60° anniversario dalla fondazione. L’evento è stato l’occasione per presentare il libro “Il distillatore di plastica”, che raccoglie la storia personale del fondatore. “La storia di API – ha sottolineato Brunetti – non sarebbe stata la stessa se a capo dell’azienda invece di un ragioniere ci fosse stato un chimico o un tecnico. Certe idee ed intuizioni che ho avuto non si sarebbero concretizzate, perché cozzavano contro la conoscenza tecnologica del tempo e solo un ‘dilettante’ poteva permettersi di credere in cose reputate possibili”.
Tutto è iniziato a Bassano in una sera d’estate del ‘55, davanti a un aperitivo di Nardini. Sergio Brunetti e alcuni amici parlavano di sogni e ambizioni. Li affascinava un materiale di cui s’intuivano infinite potenzialità: la plastica. Idea: con l’edilizia in pieno sviluppo, perché non provare a produrre tapparelle di plastica? Cinque soci versarono 300 mila lire a testa e nel 1956 nacque API, Applicazioni Plastiche Industriali. Brunetti e amici capirono subito quant’è dura la strada del successo: dopo una prolungata esposizione al sole la loro tapparella si deformava vistosamente. Di fronte a questo primo fiasco i compagni di viaggio di Brunetti decisero di gettare la spugna. Ma non lui. Liquidati i soci, si orientò verso altri prodotti per l’impiego domestico. La sede venne trasferita da Bassano a Cassola. La produzione di un film tubolare in PVC per confezionare dosi di insetticidi e detersivi diede a Brunetti generose soddisfazioni. Non così la trovata successiva, i sacchi in PVC per fertilizzanti. Sul più bello il colosso della plastica che forniva le materie prime fece marcia indietro e tagliò i viveri ad API. Brunetti iniziò ad auto-produrre le materie prime. Inizio così la produzione dei primi granuli in materia plastica.
Nel 1967 la svolta. L’evento che cambiò la storia di API e dell’intero distretto della calzatura sportiva di Montebelluna fu lo sviluppo del primo scarpone da sci in poliuretano. Oltre al materiale, l’azienda sviluppò l’intera tecnologia e il processo di produzione. Sulle piste innevate apparvero i primi scarponi completamente in poliuretano: una svolta definitiva nella concezione dei materiali per lo sci. Per API la consacrazione. Negli anni a seguire API fu la prima ad introdurre in Europa una nuova famiglia di gomme termoplastiche che tanta parte ha avuto nella storia recente della calzatura in Italia e nel mondo. Questi ritrovati, che sostituiscono le gomme vulcanizzate nella realizzazione delle suole, hanno segnato una rivoluzione nella produzione calzaturiera.
C’era ancora spazio per l’inventiva: dall’isolamento termico per l’edilizia e per il settore del freddo ai materiali estetici o tecnici per l’automobile, dagli accessori per la subacquea alle guarnizioni per le finestre, dai frigoriferi ai giocattoli, sino agli articoli medicali o idonei al contatto alimentare.
Oggi API esporta il 50 per cento della sua produzione. Una particolare attenzione è dedicata alla salvaguardia dell’ambiente e alla sicurezza. L’attività di innovazione è sempre più orientata verso prodotti eco-compatibili, riciclabili ed atossici. APINAT è il primo materiale plastico morbido, biodegradabile e compostabile del mercato. Sono seguite molte altre bio-plastiche originate da derivati dei prodotti vegetali.
“Oggi più che mai il segreto per essere competitivi e proiettati verso il futuro è concentrare le proprie energie sui processi e non solo sul prodotto – spiega Sergio Brunetti -. Per quanto riguarda API, non saremmo arrivati dove siamo oggi se non ci fossero stati tre ingredienti fondamentali: l’idea, il capitale e le persone che circondano l’imprenditore. Le risorse umane sono la grande ricchezza di API e il fatto che tutti qui dentro lavorino con entusiasmo e passione è per me una delle maggiori gratificazioni in 60 anni di lavoro”.
Tutto è iniziato a Bassano in una sera d’estate del ‘55, davanti a un aperitivo di Nardini. Sergio Brunetti e alcuni amici parlavano di sogni e ambizioni. Li affascinava un materiale di cui s’intuivano infinite potenzialità: la plastica. Idea: con l’edilizia in pieno sviluppo, perché non provare a produrre tapparelle di plastica? Cinque soci versarono 300 mila lire a testa e nel 1956 nacque API, Applicazioni Plastiche Industriali. Brunetti e amici capirono subito quant’è dura la strada del successo: dopo una prolungata esposizione al sole la loro tapparella si deformava vistosamente. Di fronte a questo primo fiasco i compagni di viaggio di Brunetti decisero di gettare la spugna. Ma non lui. Liquidati i soci, si orientò verso altri prodotti per l’impiego domestico. La sede venne trasferita da Bassano a Cassola. La produzione di un film tubolare in PVC per confezionare dosi di insetticidi e detersivi diede a Brunetti generose soddisfazioni. Non così la trovata successiva, i sacchi in PVC per fertilizzanti. Sul più bello il colosso della plastica che forniva le materie prime fece marcia indietro e tagliò i viveri ad API. Brunetti iniziò ad auto-produrre le materie prime. Inizio così la produzione dei primi granuli in materia plastica.
Nel 1967 la svolta. L’evento che cambiò la storia di API e dell’intero distretto della calzatura sportiva di Montebelluna fu lo sviluppo del primo scarpone da sci in poliuretano. Oltre al materiale, l’azienda sviluppò l’intera tecnologia e il processo di produzione. Sulle piste innevate apparvero i primi scarponi completamente in poliuretano: una svolta definitiva nella concezione dei materiali per lo sci. Per API la consacrazione. Negli anni a seguire API fu la prima ad introdurre in Europa una nuova famiglia di gomme termoplastiche che tanta parte ha avuto nella storia recente della calzatura in Italia e nel mondo. Questi ritrovati, che sostituiscono le gomme vulcanizzate nella realizzazione delle suole, hanno segnato una rivoluzione nella produzione calzaturiera.
C’era ancora spazio per l’inventiva: dall’isolamento termico per l’edilizia e per il settore del freddo ai materiali estetici o tecnici per l’automobile, dagli accessori per la subacquea alle guarnizioni per le finestre, dai frigoriferi ai giocattoli, sino agli articoli medicali o idonei al contatto alimentare.
Oggi API esporta il 50 per cento della sua produzione. Una particolare attenzione è dedicata alla salvaguardia dell’ambiente e alla sicurezza. L’attività di innovazione è sempre più orientata verso prodotti eco-compatibili, riciclabili ed atossici. APINAT è il primo materiale plastico morbido, biodegradabile e compostabile del mercato. Sono seguite molte altre bio-plastiche originate da derivati dei prodotti vegetali.
“Oggi più che mai il segreto per essere competitivi e proiettati verso il futuro è concentrare le proprie energie sui processi e non solo sul prodotto – spiega Sergio Brunetti -. Per quanto riguarda API, non saremmo arrivati dove siamo oggi se non ci fossero stati tre ingredienti fondamentali: l’idea, il capitale e le persone che circondano l’imprenditore. Le risorse umane sono la grande ricchezza di API e il fatto che tutti qui dentro lavorino con entusiasmo e passione è per me una delle maggiori gratificazioni in 60 anni di lavoro”.