All'Assemblea di una delle principali territoriali d'Italia, non poteva mancare l'intervento del presidente nazionale di Confindustria Vincenzo Boccia che si è concentrato sui temi del rapporto tra i vari tessuti economico-produttivi e le rispettive organizzazioni imprenditoriali d'Europa, ma anche sui temi di "casa nostra".
QUESTIONE INDUSTRIALE - "Nella terza provincia esportatrice d’Italia - ha detto il presidente di Confindustria - vogliamo dire che per noi c’è una questione industriale che è italiana ed europea, ma non dobbiamo pensare all’Europa senza parlare dei fatti che dobbiamo risolvere noi da italiani".
POLITICA ECONOMICA - "Possiamo costruire una stagione importante, in cui la politica economica diventa espressione di un pensiero economico, partendo da quello che è stato il piano Industria 4.0. Superammortamenti, iperammortameti, ricerca e sviluppo, digital hub hanno determinato un incremento degli investimenti privati del Paese, dell’export (+7%nel primo bimestre), dell’occupazione e del PIL".
IMPRESA E FAMIGLIA - "Chi oggi si chiede se si debbano prorogare gli iperammortamenti delegittima la politica industriale del Governo e i suoi effetti. E chi dice che si è già fatto per le imprese, perché si sono stanziati 20 miliardi, e che ora bisogna fare per le famiglie, non ha capito che se le imprese aprono cancelli perché aumenta l’occupazione, gli occupati sono i figli delle famiglie italiane.
Non c’è dicotomia tra imprese e famiglia, ma c’è una cultura antindustriale che pensa che l’industria sia un fattore negativo.
Dietro al pensiero economico di Confindustria c’è un’idea di società: che la crescita economica non è un fine, ma la precondizione per contrastare disuguaglianze e povertà.
Allora non dobbiamo depotenziare quanto è stato fatto e prorogare gli iperammortamenti. Bisogna tornare ad avere attenzione ai fondamentali dell’economia del Paese, continuare a costruire un intervento organico di politica economica, che parte dal jobs act, arriva a Industria 4.0 e deve essere integrato con un’attenzione al lavoro. Pensiamo che la nostra proposta di azzeramento del cuneo fiscale per le assunzioni dei giovani a tempo indeterminato per un periodo di tre anni abbia molti significati: dare valore al lavoro; includere coloro che sono fuori dalle fabbriche; permettere a quei giovani di costruire un progetto di vita, attivando la domanda".
ORGOGLIO MADE IN ITALY - "Siamo orgogliosi senza presunzione e consapevoli di quello che siamo: essere il 2° Paese manifatturiero d’Europa, quando un’azienda italiana paga il 20% di global tax rate, il 30% di energia e ha negli ultimi anni il 30% di costo del lavoro per unità di prodotto in più rispetto a una tedesca, significa che l’industria italiana è la più forte al mondo e se rimuovessimo un po’ di quelle criticità potremmo diventare il Paese industriale più forte al mondo. Questa è la sfida che noi dobbiamo accettare come Paese e che dobbiamo chiedere alla politica".
QUESTIONE INDUSTRIALE - "Nella terza provincia esportatrice d’Italia - ha detto il presidente di Confindustria - vogliamo dire che per noi c’è una questione industriale che è italiana ed europea, ma non dobbiamo pensare all’Europa senza parlare dei fatti che dobbiamo risolvere noi da italiani".
POLITICA ECONOMICA - "Possiamo costruire una stagione importante, in cui la politica economica diventa espressione di un pensiero economico, partendo da quello che è stato il piano Industria 4.0. Superammortamenti, iperammortameti, ricerca e sviluppo, digital hub hanno determinato un incremento degli investimenti privati del Paese, dell’export (+7%nel primo bimestre), dell’occupazione e del PIL".
IMPRESA E FAMIGLIA - "Chi oggi si chiede se si debbano prorogare gli iperammortamenti delegittima la politica industriale del Governo e i suoi effetti. E chi dice che si è già fatto per le imprese, perché si sono stanziati 20 miliardi, e che ora bisogna fare per le famiglie, non ha capito che se le imprese aprono cancelli perché aumenta l’occupazione, gli occupati sono i figli delle famiglie italiane.
Non c’è dicotomia tra imprese e famiglia, ma c’è una cultura antindustriale che pensa che l’industria sia un fattore negativo.
Dietro al pensiero economico di Confindustria c’è un’idea di società: che la crescita economica non è un fine, ma la precondizione per contrastare disuguaglianze e povertà.
Allora non dobbiamo depotenziare quanto è stato fatto e prorogare gli iperammortamenti. Bisogna tornare ad avere attenzione ai fondamentali dell’economia del Paese, continuare a costruire un intervento organico di politica economica, che parte dal jobs act, arriva a Industria 4.0 e deve essere integrato con un’attenzione al lavoro. Pensiamo che la nostra proposta di azzeramento del cuneo fiscale per le assunzioni dei giovani a tempo indeterminato per un periodo di tre anni abbia molti significati: dare valore al lavoro; includere coloro che sono fuori dalle fabbriche; permettere a quei giovani di costruire un progetto di vita, attivando la domanda".
ORGOGLIO MADE IN ITALY - "Siamo orgogliosi senza presunzione e consapevoli di quello che siamo: essere il 2° Paese manifatturiero d’Europa, quando un’azienda italiana paga il 20% di global tax rate, il 30% di energia e ha negli ultimi anni il 30% di costo del lavoro per unità di prodotto in più rispetto a una tedesca, significa che l’industria italiana è la più forte al mondo e se rimuovessimo un po’ di quelle criticità potremmo diventare il Paese industriale più forte al mondo. Questa è la sfida che noi dobbiamo accettare come Paese e che dobbiamo chiedere alla politica".