14/12/2017

Scenari economici: espansione globale mai così rapida dal 2010

Il presidente Vincenzo Boccia: "Jobs Act e Industria 4.0 hanno effetti sull'economia reale, non vanno depotenziati".

"I dati confermano l'inversione di tendenza dell'economia italiana che però è ancora debole e, quindi, dobbiamo continuare su questa strada. Alcuni provvedimenti del Governo, dal Jobs act a Industria 4.0, stanno dando effetti su economia reale. Il messaggio è: non depotenziamoli, andiamo avanti", ha affermato il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, commentando il documento "Scenari Economici" di dicembre elaborato dal Centro Studi Confindustria.



L’espansione globale prosegue a ritmo incalzante, facendo registrare la velocità più alta dal 2010, nonché in ulteriore accelerazione sul finire del 2017. In Italia si rafforza la ripresa e il CSC rivede al rialzo la crescita del Pil nel 2018 all’1,5% (dall'1,3% di settembre) e prevede una crescita dell'1,2% per il 2019. Stime prudenziali in caso di ripartenza degli investimenti pubblici e di miglioramento del credito.

L’Italia, quindi, partecipa pienamente al maggiore slancio della crescita globale, da un lato attraverso l’ottima performance dell’export (che da alcuni anni sta guadagnando quote di mercato), dall’altro attraverso l’incremento degli investimenti (incentivati dalle misure governative). È riuscita a restringere, ma non a chiudere, il divario nell’incremento del Pil con il resto dell’Euro area. Resta comunque ampia la distanza dal picco pre-crisi. Nel 2019 il Pil italiano sarà ancora al di sotto del 2,9% rispetto al livello del 2007. Con un tasso di crescita medio dell’1,0%, il recupero completo avverrebbe nel 2021.

Viene rivista verso l'alto anche l'occupazione, l’unica variabile economica insieme all’export ad aver superato il picco pre-crisi. Ciò non significa che il peggio sia alle spalle: a 7,7 milioni di persone manca ancora lavoro, in tutto o in parte. Soprattutto allarmante è la questione della bassa occupazione giovanile che, diversamente dal passato, si trasforma in emigrazione. L’uscita di giovani dal Paese, molti dei quali diplomati e laureati, è proseguita anche nel 2016 e con flussi accresciuti significativamente: 61mila tra i 18 e i 39 anni, con +19,1% sul 2015 (115mila gli emigrati totali, +12%). I laureati di ogni età che se ne sono andati sono stati 25mila solo nel 2016.

La forza della crescita globale sta ridimensionando l’incidenza dell’incertezza politica sulla stessa congiuntura economica. Ma l’instabilità politica e le misure demagogiche, prese per motivi di consenso, rischiano di abbassare il potenziale di crescita. Per questo le prossime elezioni in Italia segnano un bivio tra andare avanti sulla strada delle riforme o tornare indietro.