27/02/2018

Parola d'ordine: impegno. OTB Foundation in prima linea per i giovani, l'integrazione e le donne

Intervista ad Arianna Alessi, direttrice della fondazione che fa riferimento al gruppo Only The Brave di Renzo Rosso.

In inglese si dice give back, ovvero restituire, ed è un concetto che nel tessuto imprenditoriale vicentino non è per nulla sconosciuto. Si tratta della filosofia per cui chi ha fatto successo, grazie alle proprie capacità ma anche al contributo di quello che offre il territorio e la società che lo circonda, sente il desiderio di ridare alla collettività una quota delle sue “fortune”.



Se questo sentire si unisce ad un'attenzione e ad una sensibilità particolarmente attenta alle dinamiche e agli impatti sociali, nascono eccellenze come Only The Brave Foundation, la fondazione che fa riferimento a OTB, il gruppo di Renzo Rosso di cui fanno parte i fashion brand Diesel, Maison Margiela, Marni, Paula Cademartori, Viktor&Rolf oltre che Staff International e Brave Kid.

Dal gennaio del 2017, alla guida della fondazione c'è Arianna Alessi che sta dando una nuova impronta ai progetti: “Per anni il nostro impegno si è concentrato sull'Africa, anche per l'amicizia che lega Renzo Rosso a Bono – spiega –. Un impegno che continua ma che si affianca ad altri, sia in Italia che a livello internazionale. Ciò che caratterizza la fondazione però sono soprattutto due aspetti. In primis il metodo: ogni progetto che prendiamo a cuore deve avere un impatto sociale importante e soprattutto essere concreto, tanto è vero che il nostro bilancio sociale serve anche a certificare come vengono spesi i fondi. Per questo non accettiamo nessun progetto che abbia dei costi amministrativi o di struttura che superino il 10% del budget totale, per una questione di serietà anche perché OTB ci mette la faccia e per i nostri contributori, oltre che per noi, sostenibilità e senso economico sono complementari, non contrari."

L’altra peculiarità?
I tre filoni che abbiamo deciso di seguire: giovani, integrazione e donne.

Per quanto riguarda il disagio giovanile avete di recente coinvolto migliaia di studenti del territorio.
Sì, per il progetto WeFree abbiamo incontrato 2500 ragazzi e ragazze tra Vicenza, Bassano, Mestre e Padova che hanno avuto l’occasione di ascoltare, con un format simile al teatro, le testimonianze di ragazzi poco più grandi di loro, di 20-21 anni, che hanno vissuto un’esperienza di fragilità legata alle droghe e un percorso importante con la comunità di San Patrignano. Abbiamo visto che tra i ragazzi cala il silenzio, tutti sono emotivamente coinvolti, non si vede un cellulare acceso per tutte le due ore di evento… è tutto molto vero, l’effetto incredibile. Questo per noi è avere un impatto forte. Lo leggiamo negli occhi e anche nella commozione dei ragazzi che vengono agli incontri di WeFree, attraverso cui siamo riusciti non solo a fare opera di informazione e prevenzione, ma anche ad avere risultati concerti fin da subito. Il rapporto con le scuole per noi è fondamentale, è lì che si formano le coscienze, è lì che si può avere un impatto positivo.

Da parte degli imprenditori, ma anche dei privati cittadini, sentite un sostegno sui temi legati alla formazione dei giovanissimi?
Dipende sempre dalla serietà e concretezza del progetto. Per esempio, abbiamo trovato un grandissimo seguito, anche in termini di donazioni, per la ricostruzione della scuola media “Leopardi” di Sarnano, vicino ad Amatrice, irrimediabilmente danneggiata dal terremoto tanto che si è dovuto procedere con la demolizione. Assieme alla Fondazione Andrea Bocelli e alle tantissime persone che hanno voluto dare una mano concreta, abbiamo contribuito a far sì che possa essere ricostruita in tempi brevissimi. In primavera finalmente vedremo il taglio del nastro.

Quale sarà il vostro prossimo impegno?
A partire dal prossimo 20 febbraio, cominceranno una serie di appuntamenti dedicati a tutti i dipendenti italiani del gruppo OTB in cui verranno affrontate tematiche sociali connesse ai progetti dalla Fondazione. Nel primo si tratterà il tema dell’affido assieme a Patrizia Corbo del Piccolo Principe, una onlus che gestisce a Busto Arsizio una casa famiglia per bambini dagli 0 ai 14 anni. L’incontro, intitolato “I figli degli altri. L’affido, una semplice storia di cura” illustrerà le motivazioni che spingono i genitori ad abbandonare i propri figli e perché solo alcuni di questi bambini e adulti possono accedere all’istituto dell’affido. Si spiegherà poi nel dettaglio come la Fondazione Only The Brave supporterà anche economicamente i dipendenti che eventualmente decideranno di intraprendere questa avventura. Si tratta di un tema particolarmente delicato perché questi bambini vivono un doppio dramma dato che che spesso vengono “rifiutati” dalle famiglie affidatarie. Parliamo di percentuali vicine al 40%. Come Fondazione supportiamo il Piccolo Principe Onlus già da diverso tempo e, assieme ad uno dei marchi del gruppo, Marni, sosteniamo le famiglie in questo percorso con una formula che sta offrendo dei risultati concreti: ben 12 casi di affidamento nel 2017 sono andati a buon fine. L’iniziativa è davvero bellissima e da qui è nata la nostra volontà di volerla condividere anche con i dipendenti del gruppo.

Per quanto riguarda il terzo tema? Le donne?
Sveleremo presto una serie di nuove iniziative e progetti collegati al mondo delle donne a 360°, con particolare attenzione al supporto che la Fondazione vuole dare alle donne vittime di violenze, però, con il pragmatismo che ci contraddistingue. Non vogliamo anticipare nulla prima che ci sia qualcosa di concreto.