19/09/2018

Bonus formazione: un’occasione da non sprecare

Il provvedimento riconosce un credito di imposta per la formazione in materia Industry 4.0.

Il 22% delle imprese lamenta una carenza di competenze interne come una delle maggiori criticità incontrate nell’applicazione delle tecnologie abilitanti: il dato, emerso da del secondo rapporto Industria 4.0 nelle PMI italiane, presentato dal Laboratorio manifattura digitale dell’Università di Padova, conferma come la formazione sia più che mai centrale.



E che la formazione sia davvero “la chiave di volta” – spiega Filippo Mazzaro, responsabile dell’’Area Amministrazione Finanza e Controllo di Niuko - lo misuriamo con mano all’interno delle aziende che incontriamo ogni giorno. Pensiamo ad esempio, solo per citare un caso fra tanti, alle aziende si ritrovano ad essersi dotate di presse con sensori di pressione che poi non vengono sfruttate nelle loro potenzialità perché gli addetti alla produzione non sono in grado di utilizzarle. Una formazione a 360 gradi, che tenga insieme le skill digitali e gli aspetti legati all’organizzazione, può davvero essere preziosissima e consentire di rendere produttivi gli investimenti tecnologici”.

Ecco che il tanto atteso decreto “bonus formazione 4.0”, che riconosce un credito di imposta per la formazione in materia Industry 4.0, rischia di rivelarsi l’ennesima grande occasione sprecata. Introdotto dalla legge di Stabilità approvata a dicembre 2017, la misura doveva scattare già con l’inizio dell’anno, ma l’iter del decreto attuativo è stato particolarmente travagliato, tanto che si è arrivati alla sua pubblicazione solo a fine giugno.

Ad oggi – è l’analisi di Mazzaro - sono molte le aziende che ancora non conoscono questa possibilità, per di più le modalità di accesso si sono rivelate particolarmente ostiche perché l’obbligo di stipulare un accordo sindacale rappresenta di fatto un adempimento nuovo per molte realtà. Ora sono arrivati gli accordi quadro, predisposti in tempi record da Confindustria per agevolare questo passaggio, ma il poco tempo a disposizione – le attività formative devono partire entro l’anno – finiscono per scoraggiare molte imprese. Ecco perché auspichiamo una proroga della misura, che altrimenti rischia di non produrre l’effetto positivo stimato nel momento in cui era stata messa in campo”.