31/10/2018

Venetcom e Imra in partnership per unire realtà virtuale e business reale

Luca Fabrello: "Tra le ricadute positive, il miglioramento della qualità produttiva, l'aumento dei ricavi e la riduzione dei tempi".

Realtà aumentata (AR) e realtà virtuale (VR) sono le regine del mercato dell’innovazione digitale. Le cifre diffuse da IDC (International Data Corporation, la prima società mondiale specializzata in ricerche di mercato, servizi di consulenza e organizzazione di eventi nei settori ICT), parlano chiaro: nel 2017 il valore del mercato AR/VR si è chiuso con un giro d'affari mondiale di circa 9 miliardi di dollari, che nel 2018 sta per raddoppiare, raggiungendo i 17,8 miliardi. Crescita marcata è prevista anche negli anni a venire: fino al 2021 gli analisti prevedono un tasso di incremento medio annuo (CAGR) del 98,8 percento.



I presupposti di sviluppo in queste tecnologie innovative sono rosei e sulla base di questo trend incoraggiante Venetcom, azienda specializzata nella fornitura di servizi di telecomunicazioni alle imprese guidata dal manager vicentino Luca Fabrello, ha deciso di investire nel settore avviando una partnership con IMRA (Italian Mixed Reality Association), associazione nazionale nata con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo di AR e VR.

Qual è la differenza tra realtà aumentata e virtuale?
Sono due tecnologie diverse e complementari. L’AR sovrappone informazioni digitali al mondo fisico, la VR sostituisce alla realtà fisica un ambiente generato dal computer. Con la prima guardo una Ferrari in parcheggio e mi escono tutte le informazioni tecniche, con la seconda io guido quella Ferrari anche se sono seduto a casa in poltrona.

C’è posto per queste tecnologie nel mondo dell’impresa?
Assolutamente sì. Il fatto che come esempi di AR la stampa enfatizzi il campo visivo di Terminator o l’andare a caccia di Pokemon può indurre erroneamente a concentrare l’attenzione sul campo dell’intrattenimento domestico, ma invece è nell’ambito business che ci sono le prospettive di crescita più grandi. Nel mondo VR, basti pensare che l’utilizzo di applicazioni immersive e simulatori avviene già da anni ad esempio nel campo del training nell’industria aereospaziale, dove in ballo ci sono missioni costosissime o il trasporto quotidiano di milioni di vite umane.

Ma perché realtà aumentata e virtuale funzionano?
C’è un detto molto diffuso: “Un’immagine vale più di mille parole”. Ecco, il trucco è proprio questo, nel modo in cui noi elaboriamo le informazioni provenienti dal mondo esterno: abbiamo cinque sensi, ma li usiamo in maniera molto diversa. Oltre l’80% delle informazioni che recepiamo passa attraverso la visione. Inoltre, mentre il mondo in cui ci muoviamo è tridimensionale, tantissimi dati che possono aiutarci a decidere ed agire sono prigionieri di pagine e schermi bidimensionali. Possiamo dire che AR e VR allo stesso tempo semplificano la vita e forniscono superpoteri: eliminano la nostra dipendenza da informazioni bidimensionali decontestualizzate e difficili da processare sulle pagine o sugli schermi, potenziano i sensi e migliorano enormemente la nostra capacità di capire e applicare le informazioni nel mondo reale.

Quali sono i benefici?
La combinazione di AR e VR consentirà agli utilizzatori di trascendere la distanza (simulando ambienti lontanissimi), il tempo (riproducendo contesti storici o simulando possibili situazioni future) e la dimensione (consentendo agli utilizzatori di “entrare” in ambienti che sono troppo piccoli o troppo grandi per sperimentarli direttamente). Le ricadute positive possono essere innumerevoli, e vanno dal miglioramento della qualità produttiva, all’incremento dei ricavi da vendita, alla riduzione dei tempi di produzione e molto altro.

Dove incideranno maggiormente AR e VR in termini di riduzione dei costi?
AR e VR consentono nuove efficienze che la maggior parte delle aziende devono prendere seriamente in considerazione. Oltre a migliorare la performance degli operatori, può ridurre sensibilmente i costi di addestramento, assistenza, assemblaggio, progettazione e di altre parti della catena del valore. Può anche abbassare notevolmente i costi di produzione facendo venir meno la necessità di interfacce fisiche. Per esempio, nelle aziende più sensibili si calcola un ritorno di 20 dollari per ogni dollaro investito in AR.

Quali sono i problemi incontrati finora che hanno rallentato l’adozione di AR e VR?
Senza ombra di dubbio l’ostacolo principale sono stati i device, ovvero gli strumenti – visori o occhiali a sovraimpressione – necessari per apprezzare i contenuti multimediali. Gran parte dei prodotti oggi disponibili sono ancora costosi e immaturi, ma le previsioni che girano nel mondo dei produttori sono strabilianti: se oggi si vendono nemmeno 200mila visori l’anno, tra tre anni le stime più ottimistiche parlano di oltre 25milioni di pezzi. Una rivoluzione. Google ha tracciato la strada con il travagliato progetto Google Glass, Microsoft ha poi lanciato la sua HoloLens, Facebook ha il visore Oculus e anche Apple – seppur sempre coi suoi tempi – pare stia per mettere a punto degli “occhiali intelligenti” user-friendly.

Nelle imprese venete siamo pronti a questa ennesima rivoluzione?
Come diceva il buon Einstein, “follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi”. Quando si parla di nuove tecnologie, il mondo tende a dividersi tra progressisti e conservatori. La granularità del nostro tessuto produttivo, la dimensione media delle nostre aziende e una certa forma di diffidenza ed individualismo diffusi non sempre favoriscono la penetrazione delle novità. Basti un esempio. Ovunque si sente parlare di Industria 4.0, e qualcosa di buono è sicuramente stato fatto. Molti però credono ancora che si tratti solo di iper ammortamento. Innovare è un concetto che riguarda persone e processi ben prima di strumentazioni e fiscalità. Bisogna aver fame di conoscenza e voglia di sperimentare, col coraggio di mettersi in discussione.

Un rimprovero agli imprenditori vicentini?
Mi intristiscono alcuni che non si preoccupano della cifra da sborsare per avere l’ultimo modello di ultra smartphone ma giocano al risparmio su connettività e strumenti fondamentali per legare il loro business al mondo o sono scettici sugli studi di innovazione dei processi che potrebbero aumentare a dismisura la competitività sul mercato globale. Nonostante questo, abbiamo livelli di eccellenza straordinari e grande intraprendenza. Cosa potremmo essere se fossimo un po’ più aperti al confronto e alla sperimentazione?.

Che ricadute possono avere AR/VR sul mondo del lavoro? Più o meno posti, e cosa ne sarà di chi non ha competenze e conoscenze avanzate?
Lo storia insegna che il progresso tecnologico da secoli modifica il lavoro umano, crea e distrugge mestieri, ma l’occupazione è sempre stata in tendenziale crescita, mai in diminuzione. Abbiamo migliorato produttività e stile di vita, e ogni volta che una professione è morta ne è nata una nuova per soddisfare i nuovi bisogni. Mi entusiasma pensare che i dieci lavori più richiesti tra dieci anni oggi non esistano ancora. AR e VR colmano il divario tra il mondo digitale e quello fisico, e sono l’interfaccia ideale per unire le potenzialità delle macchine ai punti di forza degli esseri umani. Non le vedo quindi come minacce, ma come strumenti utili alla crescita. Del resto, sono solito dire che non esiste una tecnologia buona ed una cattiva: la differenza risiede nel come l’uomo usa gli strumenti che ha la capacità di creare.

Qual sarà il primo lavoro realizzato da VENETCOM con IMRA?
Stiamo lavorando in questi giorni alla conclusione di un progetto in realtà virtuale molto affascinante, che potrà avvicinare concretamente migliaia di persone a questa moderna forma di “magia”. Non voglio rovinare la sorpresa quindi non posso dire di più. Sarà solo un piccolo antipasto di quello che il futuro ci prospetta dietro l’angolo.