18/12/2018

L’accordo iraniano può sopravvivere alle sanzioni americane?

Nella nota del Centro Studi Confindustria l'analisi delle possibili implicazioni per l’Italia.

L'8 maggio 2018 il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha deciso l’uscita dall’accordo sul nucleare iraniano (Joint Comprehensive Plan of Action, JCPOA), raggiunto nel luglio 2015 dagli Stati Uniti, dalla Cina, dalla Russia, dall’Unione europea e dall’Iran, dopo un negoziato durato complessivamente 12 anni.



Il 5 novembre di quest’anno l’amministrazione americana ha imposto il blocco delle esportazioni iraniane di petrolio, con l’eccezione temporanea per i primi otto paesi importatori, tra cui l’Italia, e l’isolamento finanziario dell’Iran. Tali sanzioni sono anche di tipo secondario, ovvero possono gravare su società non statunitensi che intrattengono attività commerciali con l’Iran e contemporaneamente anche con gli Stati Uniti.

In questa complessa situazione l’Unione europea ha deciso di sostenere l’accordo, cercando di salvaguardare le imprese europee dalle sanzioni americane e rafforzando il suo ruolo internazionale.

La UE sta infatti tentando di predisporre degli strumenti per bypassare l’isolamento finanziario dell’Iran: la possibilità di risarcimento dei danni derivanti dalle sanzioni secondarie americane agli operatori della UE e la creazione di un canale alternativo a quello vigente per le transazioni finanziarie internazionali (SWIFT), attualmente inabilitato dalle sanzioni dell’Amministrazione americana, per processare i pagamenti da e verso l’Iran.

L’Iran ha un ruolo fondamentale nel mercato internazionale del petrolio essendo il quarto esportatore mondiale. Nella classifica dei fornitori all’Italia occupa il terzo posto, con una quota sul totale pari al 12,2% nei primi otto mesi del 2018. L’Iran rappresenta inoltre anche un buon mercato di sbocco per l’export italiano. Ad oggi la quota del made in Italy è pari al 3,8% e potrebbe quasi raddoppiare nel caso in cui riuscisse ad esprimere a pieno il suo potenziale.

Scarica il documento completo della Nota del Centro Studi Confindustria.