19/12/2018

Luciano Vescovi: "Nonostante gli ostacoli, prevarrà il nostro essere imprenditori"

"Continueremo a far sentire la nostra voce sostenendo le ragioni dello sviluppo" il bilancio del 2018 nella lettera di fine anno del presidente di Confindustria Vicenza.

Penso all'anno che si sta chiudendo e mi viene in mente una giostra. Non un ardito ottovolante, piuttosto un classico autoscontro. Dove c'è sempre chi guida con l'obiettivo di evitare “incidenti” e chi invece punta sulle altre vetture divertendosi a cercare il botto. Siamo reduci da un anno un po' così, che ha seguito traiettorie e obiettivi diversi e spesso del tutto divergenti tra i piloti in pista, con fin troppe occasioni di scontro.



Un anno che non ci ha risparmiato nulla in termini di turbolenze e di ostacoli, nel contesto di una situazione economica generale che da qualche tempo mostra seri segnali di rallentamento e all'interno di uno scenario politico in perenne agitazione, che ha visto Confindustria fare più volte appello al senso di responsabilità di tutti.

Non ti sarà sfuggito il confronto vivace e la polemica, per quanto ci riguarda sempre costruttiva, che in questi mesi ha caratterizzato il rapporto tra il Governo e la nostra organizzazione. Ed è stata molto chiara la posizione unitaria espressa di recente da tutte le categorie produttive ed economiche italiane, nel merito di alcune delle scelte annunciate dall'attuale maggioranza, non sempre economicamente corrette e perciò spesso ritenute dannose non soltanto per le imprese, ma in generale per il futuro del Paese.

Basti ricordare due dati diffusi di recente sugli effetti del cosiddetto “Decreto Dignità”: secondo Federmeccanica il 30% delle imprese del settore non rinnoverà, una volta scaduti, i contratti a tempo determinato; e secondo Federlavoro almeno 53 mila persone da gennaio non potranno essere riavviate al lavoro, perché raggiungeranno i 24 mesi di limite massimo per un impiego a tempo determinato.

Non ci sono soltanto le ricadute negative sull'occupazione. C'è stata fin qui una carenza di visione che ha frenato la crescita, una politica di annunci generici che nuoce all'immagine del Paese, scelte autolesionistiche come quelle di rimettere in discussione infrastrutture strategiche per lo sviluppo, depotenziare l'Alternanza Scuola-Lavoro e i piani legati a Industria 4.0.

Dopo aver fatto una doverosa apertura di credito al Governo, uscito legittimato dalle urne, malgrado la contraddittoria composizione delle alleanze, credo sia altrettanto legittimo dire che sei mesi sono un periodo sufficiente per dichiarare chiuso il “rodaggio” e cominciare a giudicare in base alle azioni concrete.

Sotto questo aspetto, dopo tanti tentativi da noi compiuti per far valere le ragioni delle imprese, finalmente arrivano ora timidi ma ancora insufficienti segnali di apertura e di dialogo: il Governo sta recuperando un po' di buonsenso, in merito alle tante criticità segnalate da tutto il mondo produttivo e sembra aver compreso che non è più tempo di cercare le colpe altrui, ma piuttosto di accettare il confronto, per migliorare le soluzioni ai problemi del Paese.

Confido dunque che si sia intrapresa una strada di maggiore realismo e disponibilità all'ascolto. Dal canto nostro, come Confindustria continueremo a far sentire la nostra voce, come sempre, per sostenere fino in fondo e con grande determinazione le ragioni dello sviluppo e per rendere definitivamente consapevole chi ci governa che senza una politica attenta alle imprese non può esserci un futuro, soprattutto per un Paese come il nostro che ha la seconda manifattura d'Europa e che a questa deve buona parte delle sue chance di crescita.

Oltre che essere parte di una grande organizzazione, ognuno di noi è prima di tutto un imprenditore con un'azienda alle spalle e la responsabilità di gestirla e di dare lavoro e prospettiva a tante famiglie. Per questo oggi è più che mai il momento di essere “concentrati sul pezzo” in lavorazione, continuando a puntare su fattori che sono per tutti noi sempre più importanti.

Penso all'innovazione tecnologica, fondamentale per cogliere le opportunità di crescita e di competitività. Penso alla nostra capacità di essere presenti nel mondo, su tutti i mercati, anche quelli più lontani e difficili, esportando un “Made in Italy” fatto di qualità dei prodotti, creatività delle idee e competenze tecniche. Penso al tema della formazione, sia per i giovani che si preparano a entrare nel mercato del lavoro, sia per chi è già occupato e ha la necessità di mantenere aggiornate le proprie competenze.

L’augurio che faccio a tutti noi è quello di un 2019... normale. Basterebbe questo: puntare sulla crescita o quantomeno evitare una decrescita, dopo un anno che è stato fonte di una buona dose di stress aggiuntivo rispetto a quello al quale siamo abituati.

Nonostante tutti gli ostacoli che incontriamo sulla nostra strada e quest'anno ne abbiamo incontrati tanti, so per certo che prevarrà sempre il nostro essere imprenditori. Con la voglia di dimostrare il valore delle nostre imprese e dei nostri collaboratori. Nessuna anacronistica scelta politica, nessuna rimonta assistenzial-statalista e nessuno sprovveduto pregiudizio anti-industriale riuscirà a piegare la nostra risoluta volontà di fare impresa e il nostro spirito creativo.

Come ha detto Steve Jobs, “mettiamoci a inventare il domani, invece di preoccuparci di ciò che è accaduto ieri”. Il 2018, nel bene e nel male, è ormai ieri. Guardiamo avanti, allora, al 2019, con la voglia di inventarlo giorno per giorno. Come facciamo da sempre.