28/03/2019

Confindustria: l'Italia è in stagnazione, previsto un netto ribasso del PIL per il 2019

Il presidente Vincenzo Boccia: "Serve un patto per lo sviluppo e il lavoro". L'allarme degli industriali nel nuovo rapporto del Centro Studi Confindustria.

La presentazione del rapporto del Centro Studi Confindustria “Dove va l’economia italiana e gli scenari geoeconomici”, è stata l'occasione per lanciare un vero e proprio allarme.



Una generale revisione in ribasso delle stime sul PIL, il rallentamento di consumi e investimenti, gli scarsi e discutibili effetti delle recenti misure su reddito di cittadinanza e quota 100, le stime negative sulla crescita del debito pubblico, determinano infatti uno scenario particolarmente preoccupante.


Le previsioni sul PIL
Per l’Italia crescita zero nel 2019 e in esiguo miglioramento nel 2020 (+0,4%). Rispetto alle previsioni di ottobre 2018, la crescita per quest’anno è rivista al ribasso di 0,9 punti, di cui i tre quarti da minore domanda interna, un quarto da quella estera.

Si fa urgente il tema della domanda interna: gli investimenti privati sono per la prima volta previsti negativi dopo anni di crescita (-2,5% quest’anno, escluse le costruzioni). Urgente attivare misure che stimolino gli investimenti privati, come il ripristino del super ammortamento. Ma senza un clima di fiducia migliore, le politiche potranno ben poco.

I consumi sono anch’essi fermi: oscilleranno tra calo della fiducia, aumento del risparmio, risorse dal Reddito di cittadinanza, rincari IVA.

Reddito di cittadinanza e Quota 100
Nel 2019 entrano in vigore: Reddito di cittadinanza, che sosterrà il reddito, e Quota 100 per pensionamenti anticipati. Darebbero un contributo al PIL che stimiamo significativo nel 2019 e poi molto meno marcato negli anni successivi. Tuttavia, queste due misure della Legge di bilancio, annunciate già nella primavera 2018 e realizzate a deficit, hanno contribuito al rialzo dei tassi sovrani e al calo della fiducia, con un impatto negativo sulla crescita.

È necessario che gli investimenti pubblici si attivino e siano realizzate a fine anno le spese già a bilancio. Negli ultimi tre anni la spesa pubblica per investimenti a consuntivo è stata sempre più bassa di quanto iscritto a bilancio. Servono regole semplici che riattivino rapidamente gli investimenti.

La finanza pubblica e le clausole di salvaguardia
Nel 2020, la preoccupazione maggiore è la finanza pubblica. A legislazione vigente, il 1° gennaio 2020 ci sarà l’aumento di circa 3 punti delle aliquote IVA ordinaria e ridotta. L’attività economica sarà penalizzata, con un effetto negativo sulla crescita di 0,3 punti percentuali, anche se il deficit/PIL migliorerà di 0,9 punti per rimanere al 2,6%.

Questo non basterà per realizzare la correzione strutturale del bilancio richiesta dalle regole europee e servirebbe comunque una manovra correttiva.

Il Governo ha dunque ipotecato i conti pubblici e non ci sono opzioni indolori, con la finanza pubblica a un bivio: l’alternativa al rincaro IVA è far salire il deficit pubblico al 3,5%, causando un ulteriore aumento dei tassi sovrani che retro-agirebbe sul deficit e avrebbe effetti recessivi.

Se si volessero annullare gli aumenti IVA e fare la correzione richiesta del bilancio strutturale, servirebbero 32 miliardi di euro. Senza risorse per la crescita.

L’export e la crescita
Nel 2019-2020 una recessione sarà evitata solo grazie all’export. Non brillante, per la minore crescita del commercio mondiale e la frenata nelle principali aree, specie Eurozona. Da monitorare l’andamento della Germania: in 7 regioni italiane l’export di beni verso il mercato tedesco vale più del 24 per cento del valore aggiunto manifatturiero.

Il recupero atteso dell’export si fonda sull’ipotesi di normalizzazione dei rapporti commerciali internazionali già da quest’anno.

In particolare, si assume che:
  • un accordo USA-Cina assicuri una riduzione delle barriere commerciali;
  • le negoziazioni tra Stati Uniti e UE scongiurino nuovi dazi USA sugli autoveicoli;
  • i rapporti economici tra Europa e Cina si rafforzino, senza rotture con l’alleato americano;
  • le elezioni del Parlamento europeo non provochino marce indietro nel processo di riforma dell’UE;
  • la Brexit avvenga in modo ordinato;
  • le crisi geopolitiche in Medio Oriente e America del Sud non destabilizzino le aree circostanti; non si verifichino rallentamenti eccessivi nell’economia dell’Eurozona e degli Stati Uniti.

Vista la lunga serie di ipotesi e la profonda incertezza nei mercati internazionali, il rischio che qualcosa non vada nel verso giusto è alto, anche se difficilmente quantificabile. L’analisi di scenari alternativi è, quindi, un necessario esercizio di stress test della crescita italiana.

Fattori geoeconomici sotto osservazione per il 2019
In particolare, vanno tenuti sotto osservazione 6 fattori:
  • Brexit ed elezioni europee sono decisive per il futuro della UE;
  • cosa succede se l’Eurozona va in recessione?
  • cosa succede se c’è una escalation di attacchi cibernetici?
  • cosa succede se cade Wall Street e si inceppa la locomotiva USA?
  • relazioni economiche USA-Cina: guerra o pace?
  • nuova Via della Seta: maneggiare con cura.
Il CSC ha elaborato un Indice sintetico di Rilevanza Geoeconomica dei paesi mondiali per l’Italia, in base a sei canali di trasmissione (interscambio commerciale, investimenti diretti esteri, legami finanziari, import di idrocarburi, scambi di tecnologia, crescita dei mercati di destinazione).

Le aree più rilevanti risultano gli USA e i principali paesi europei; un ruolo di primo piano è svolto dalla Russia per l’energia e dalla Cina per la crescita.