L’Indagine Confindustria sul lavoro 2025 rileva una crescente diffusione dell’intelligenza artificiale nei processi produttivi e organizzativi delle imprese italiane. Quasi un’azienda su due sta affrontando un percorso di trasformazione tecnologica, con un utilizzo più marcato nei servizi e nelle realtà di maggiore dimensione.
Secondo lo studio, l’11,5% delle imprese utilizza o sta testando soluzioni basate su algoritmi avanzati, mentre il 37,6% ne sta valutando l’introduzione. Le applicazioni più frequenti riguardano analisi dei dati, marketing, ricerca e sviluppo, automazione e assistenza ai clienti, ambiti nei quali l’IA contribuisce a ridefinire metodologie operative, strategie aziendali e organizzazione del lavoro.
Meno della metà delle imprese che hanno avviato percorsi di adozione dell’IA (43,7%) ha però già adeguato i processi interni per gestire l’impatto sulle risorse umane, tramite formazione, supporto consulenziale o inserimento di nuovi profili tecnici. La carenza di competenze interne è indicata come la prima criticità (36,7%), seguita dalla complessità dell’integrazione nei processi e dai costi.
Il mismatch tra domanda e offerta di competenze rimane elevato: il 67,8% delle aziende segnala difficoltà nel reperire profili adeguati, in un contesto caratterizzato dalla rapidità dei cambiamenti tecnologici.
Si registra una fase di stabilizzazione per il lavoro agile, adottato dal 32,3% delle imprese, mentre il welfare aziendale è presente nel 55,3% delle realtà associate, con un utilizzo sempre più orientato al benessere dei lavoratori. La contrattazione aziendale, che coinvolge quasi il 70% dei lavoratori del campione, continua a rappresentare uno strumento centrale per accompagnare i processi di innovazione e flessibilità organizzativa.
"Le aziende italiane sono entrate nel vivo della trasformazione digitale e l’intelligenza artificiale diventerà presto un fattore competitivo decisivo, anche dal punto di vista formativo", afferma Riccardo Di Stefano, delegato di Confindustria per l’Education e l’Open Innovation. "Ma per gestire e non subire questa transizione serve un salto di qualità nelle competenze, un forte investimento in una formazione sempre più integrata tra mondo produttivo e sistema educativo. E nell'indagine CSC emerge molto bene come le imprese siano sempre più protagoniste nelle relazioni con scuole, ITS Academy, università. Esercitando, in modo sempre più completo, un ruolo di responsabilità educativa anche attraverso le tecnologie abilitanti. Solo così potrà essere garantita un’adozione dell’IA responsabile e capace di generare crescita per il Paese e per l’intero sistema produttivo".

