Nei primi otto mesi del 2025 il mercato del lavoro dipendente privato in Veneto registra un saldo positivo di +67.400 posizioni, in calo rispetto alle +78.400 dello stesso periodo del 2024. A rilevarlo è La Bussola di Veneto Lavoro, l’osservatorio mensile sul mercato del lavoro regionale.
Il mese di agosto, come di consueto, segna un bilancio negativo (-10.500 posizioni), più sfavorevole rispetto all’agosto 2024 (-7.200). A incidere sono soprattutto i risultati della logistica, dei servizi turistici e il rallentamento nel metalmeccanico e nelle costruzioni.
Dal punto di vista contrattuale, il saldo del tempo indeterminato nei primi otto mesi è positivo (+15.700), ma inferiore al 2024 (+17.200), con un calo delle assunzioni (-6%). Il tempo determinato cresce di +51.400 posizioni, meno rispetto alle +59.600 dell’anno precedente, penalizzato dall’aumento delle cessazioni (+3%). L’apprendistato segna invece un saldo contenuto (+360 unità, contro +1.500 nel 2024).
A livello socio-demografico, il calo delle assunzioni interessa in particolare le donne (-4%), gli italiani (-3%) e le classi centrali di età (-5%). In lieve crescita le attivazioni per stranieri (+1%) e senior (+4%). Rilevante anche la diffusione del part-time, che si attesta al 32,6% delle nuove assunzioni.
Tutte le province venete segnano un ridimensionamento rispetto al 2024, tranne Venezia (+1%). Ad agosto il calo è generalizzato, con valori più sfavorevoli soprattutto a Venezia e Verona.
Guardando ai settori, il saldo rimane positivo in agricoltura (+10.200), industria (+4.200) e terziario (+53.000), ma in tutti i casi su livelli inferiori al 2024. In particolare, il comparto del made in Italy mostra segnali di debolezza, soprattutto nell’occhialeria, mentre la logistica segna una perdita occupazionale (-480 posizioni) con domanda in calo (-7%).
Secondo Veneto Lavoro, il saldo positivo dei primi otto mesi dell’anno conferma una crescita occupazionale, seppur in progressiva riduzione. Le difficoltà nel reperimento della manodopera, legate anche a fattori demografici, continuano a rappresentare un elemento di criticità per il mercato del lavoro regionale.