DALLA FIAT ALLA COSMETICA - E' stata definita l'Armani del tappo. A Grumolo delle Abbadesse si trova un'azienda che nel suo settore, il packaging, sta promuovendo l'eccellenza del Made in Italy in tutto il mondo. E' la Giflor, fondata nel 1968 da Giuseppe Fracasso. A quasi mezzo secolo dalla nascita, in un momento di crisi generalizzata, non solo offre indicatori positivi di produzione e fatturato, ma si appresta a rilanciarsi con nuovo vigore nel settore del packaging internazionale.
Agli inizi Fracasso lavorava come contoterzista nella zona rurale di Settecà a Vicenza, in una situazione “di fortuna”, producendo componenti di prodotti per il bagno, manici di martelli e altri semilavorati in plastica per l'industria. Nel 1973 si trasferisce a Grumolo e inizia a produrre piccoli souvenir, come le gondole, sempre in contoterzi. Dai souvenir alla componentistica per grandi aziende come Zanussi e Fiat, la Giflor è infine approdata, alla fine degli anni Ottanta, alla produzione di dispenser, valvole spray e diffusori per l'industria cosmetica per un grosso gruppo del settore. Un punto di svolta che ha orientato la produzione verso il settore del personal care. Ma se gli anni Ottanta sono stati determinanti, la vera svolta arriva nel 1998, quando Fracasso decide di implementare la produzione con il proprio marchio di tappi per la detergenza e la cosmetica.
QUALITÀ E DESIGN - “Qualcuno può pensare – dice - che la produzione di tappi comporti un impegno meramente quantitativo e non qualitativo. Nulla di più sbagliato. Se prendiamo in considerazione, per esempio, un comune flacone di shampoo, alla sua composizione concorrono almeno sette aziende, dal produttore del flacone al produttore dell'etichetta, dall'azienda di design a quella che riempie il flacone. Ebbene, la parte relativa al tappo è la più elaborata e comporta studio, innovazione e soprattutto precisione e qualità. Chi pensa che la nostra produzione potrebbe essere tranquillamente imitata da qualche produttore low cost di un qualsiasi Paese emergente si sbaglia di grosso. Le grandi aziende di cosmetica pretendono massima qualità, nuove soluzioni e soprattutto perfezione. Un minimo errore nella produzione, una piccola sbavatura, può causare danni economici notevoli nell'assemblaggio del prodotto. Senza sottovalutare il fatto che anche in questo settore, come in molti altri, il design italiano è particolarmente apprezzato. Gli stessi produttori cinesi, per le produzioni di qualità, rivolgono la propria attenzione ai produttori italiani”.
L'INTERNAZIONALIZZAZIONE - Una scelta vincente, che ha permesso di diversificare la committenza e la produzione e che è stata accompagnata da una strategia di internazionalizzazione messa in atto con l'arrivo di Marino Girotto come sales manager nel 2001. L'azienda ha sviluppato il proprio marchio svincolato dall'attività di subfornitura con un'azione rivolta al mercato europeo. Nel corso degli anni il fatturato è cresciuto gradualmente e la Giflor ha guadagnato posizioni rispetto alla concorrenza tanto che ora annovera fra i propri committenti aziende multinazionali. Ha saputo seguire l'evoluzione dei mercati, dal passaggio dei prodotti solidi a quelli liquidi nei paesi emergenti all'implementazione del packaging nei paesi occidentali. Questa capacità innovativa ha permesso alla Giflor di ottenere un prestigioso riconoscimento, l'Innovation Award 2012, assegnato dal colosso americano del settore packaging, la Tricor Braun. Il premio è stato ritirato a Chicago dal CEO Siro Pasetto. L'azienda vicentina l'ha spuntata su altre 820 aziende di tutto il mondo, grazie a due articoli brevettati a livello mondiale. Per uno dei due ha introdotto una soluzione tecnologica nello stampo che ha permesso di realizzare tappi con lo stesso aggancio ma diverse tipologie di parti mobili, abbattendo l'investimento sullo stampo per il cliente.
LA SCELTA DEI BREVETTI - “In Cina e India stiamo iniziando a ricavarci spazi di mercato – dice Pasetto -. Si tratta di paesi che offrono vaste nicchie di consumatori di fascia medio-alta e alta per i quali il design italiano è insuperabile. Molti nostri articoli, inoltre, hanno un brevetto industriale o un design patent. La tipologia di prodotti sviluppati negli ultimi due anni ha contenuti tecnologici di difficile imitazione, in quanto richiedono conoscenze tecnologiche ed esperienze manifatturiere che esulano dai sistemi di produzione low cost”.
Insomma, l'azienda sta oggi realizzando una rapida scalata strategica basata sul connubio di innovazione e internazionalizzazione. “Oggi - continua Pasetto - fare internazionalizzazione senza fare innovazione tutelata da brevetti non è più possibile. La prima scelta è stata quella di sviluppare nuovi prodotti compatibili con esigenze di mercato specifiche legate in particolare alla green economy e prodotti sostenibili in tema di risparmio energetico, riduzione del peso e del costo di trasporto e ottimizzazione degli impianti”.
L'azienda già svolgeva un'attività che vedeva il 45% del proprio fatturato rivolto all'export in Europa e area mediterranea; il processo di internazionalizzazione innescato nell'ultimo biennio la vede costantemente presente con la propria forza commerciale in USA, India, Cina, Russia e Africa subsahariana.
Agli inizi Fracasso lavorava come contoterzista nella zona rurale di Settecà a Vicenza, in una situazione “di fortuna”, producendo componenti di prodotti per il bagno, manici di martelli e altri semilavorati in plastica per l'industria. Nel 1973 si trasferisce a Grumolo e inizia a produrre piccoli souvenir, come le gondole, sempre in contoterzi. Dai souvenir alla componentistica per grandi aziende come Zanussi e Fiat, la Giflor è infine approdata, alla fine degli anni Ottanta, alla produzione di dispenser, valvole spray e diffusori per l'industria cosmetica per un grosso gruppo del settore. Un punto di svolta che ha orientato la produzione verso il settore del personal care. Ma se gli anni Ottanta sono stati determinanti, la vera svolta arriva nel 1998, quando Fracasso decide di implementare la produzione con il proprio marchio di tappi per la detergenza e la cosmetica.
QUALITÀ E DESIGN - “Qualcuno può pensare – dice - che la produzione di tappi comporti un impegno meramente quantitativo e non qualitativo. Nulla di più sbagliato. Se prendiamo in considerazione, per esempio, un comune flacone di shampoo, alla sua composizione concorrono almeno sette aziende, dal produttore del flacone al produttore dell'etichetta, dall'azienda di design a quella che riempie il flacone. Ebbene, la parte relativa al tappo è la più elaborata e comporta studio, innovazione e soprattutto precisione e qualità. Chi pensa che la nostra produzione potrebbe essere tranquillamente imitata da qualche produttore low cost di un qualsiasi Paese emergente si sbaglia di grosso. Le grandi aziende di cosmetica pretendono massima qualità, nuove soluzioni e soprattutto perfezione. Un minimo errore nella produzione, una piccola sbavatura, può causare danni economici notevoli nell'assemblaggio del prodotto. Senza sottovalutare il fatto che anche in questo settore, come in molti altri, il design italiano è particolarmente apprezzato. Gli stessi produttori cinesi, per le produzioni di qualità, rivolgono la propria attenzione ai produttori italiani”.
L'INTERNAZIONALIZZAZIONE - Una scelta vincente, che ha permesso di diversificare la committenza e la produzione e che è stata accompagnata da una strategia di internazionalizzazione messa in atto con l'arrivo di Marino Girotto come sales manager nel 2001. L'azienda ha sviluppato il proprio marchio svincolato dall'attività di subfornitura con un'azione rivolta al mercato europeo. Nel corso degli anni il fatturato è cresciuto gradualmente e la Giflor ha guadagnato posizioni rispetto alla concorrenza tanto che ora annovera fra i propri committenti aziende multinazionali. Ha saputo seguire l'evoluzione dei mercati, dal passaggio dei prodotti solidi a quelli liquidi nei paesi emergenti all'implementazione del packaging nei paesi occidentali. Questa capacità innovativa ha permesso alla Giflor di ottenere un prestigioso riconoscimento, l'Innovation Award 2012, assegnato dal colosso americano del settore packaging, la Tricor Braun. Il premio è stato ritirato a Chicago dal CEO Siro Pasetto. L'azienda vicentina l'ha spuntata su altre 820 aziende di tutto il mondo, grazie a due articoli brevettati a livello mondiale. Per uno dei due ha introdotto una soluzione tecnologica nello stampo che ha permesso di realizzare tappi con lo stesso aggancio ma diverse tipologie di parti mobili, abbattendo l'investimento sullo stampo per il cliente.
LA SCELTA DEI BREVETTI - “In Cina e India stiamo iniziando a ricavarci spazi di mercato – dice Pasetto -. Si tratta di paesi che offrono vaste nicchie di consumatori di fascia medio-alta e alta per i quali il design italiano è insuperabile. Molti nostri articoli, inoltre, hanno un brevetto industriale o un design patent. La tipologia di prodotti sviluppati negli ultimi due anni ha contenuti tecnologici di difficile imitazione, in quanto richiedono conoscenze tecnologiche ed esperienze manifatturiere che esulano dai sistemi di produzione low cost”.
Insomma, l'azienda sta oggi realizzando una rapida scalata strategica basata sul connubio di innovazione e internazionalizzazione. “Oggi - continua Pasetto - fare internazionalizzazione senza fare innovazione tutelata da brevetti non è più possibile. La prima scelta è stata quella di sviluppare nuovi prodotti compatibili con esigenze di mercato specifiche legate in particolare alla green economy e prodotti sostenibili in tema di risparmio energetico, riduzione del peso e del costo di trasporto e ottimizzazione degli impianti”.
L'azienda già svolgeva un'attività che vedeva il 45% del proprio fatturato rivolto all'export in Europa e area mediterranea; il processo di internazionalizzazione innescato nell'ultimo biennio la vede costantemente presente con la propria forza commerciale in USA, India, Cina, Russia e Africa subsahariana.