Accogliere gli ultimi. Lo hanno fatto a fine 1800 quando, appena arrivate in città, raccoglievano i numerosi orfani di Vicenza, figli della povertà dell’epoca. Hanno poi continuato ad occuparsi del territorio sostenendo la scolarità, i minori e chiunque avesse bisogno di un posto dove poter essere accolto. Questo hanno fatto e continuano a fare le Suore delle Poverelle dell’Istituto Palazzolo in Santa Chiara di Vicenza che oggi ospitano presso le proprie strutture donne disabili, madri con i loro bambini, in situazioni di difficoltà.
Ma il carisma di queste suore ha continuato a spingere il limite più in là, con la volontà di occuparsi anche di quelli di cui non si occupano gli altri. È nata così la comunità residenziale “Al Giordano” che ospita 4 donne (tra queste una madre con il figlio) con problematiche giudiziarie. “Se guardiamo alla percentuale di comunità di accoglienza sul territorio nazionale, vediamo che sono veramente pochissime quelle che si occupano di detenute donne – spiega Suor Annuccia Maestroni, responsabile della comunità – il nostro progetto è quello di andare nelle carceri femminili e accompagnare queste donne verso un reinserimento nella società, una rieducazione alla convivenza e all’autonomia”.
Suor Annuccia chiede al giudice di competenza l’inserimento in comunità delle donne che le chiedono di poter fare un percorso: “Appena queste donne arrivano in comunità iniziano a far parte dell’intero contesto di Santa Chiara che prevede che ognuna porti il suo contributo nei diversi servizi: cucina, pulizie, portineria, laboratori ergoterapici. Ciascuna è accompagnata in questi inserimenti occupazionali dai tutor, responsabili dei servizi”.
Si tratta di un vero e proprio percorso che prevede un impegno nello stile, nel rispetto delle regole e nella gestione della comunità.
Alcune donne della comunità hanno iniziato un percorso di tirocinio lavorativo, chi in una casa di riposo dell’Istituto Palazzolo e chi in un laboratorio di sartoria.“Dopo 4-6 mesi in comunità, cerchiamo di inserire queste ragazze in aziende o cooperative – continua Suor Annuccia -, magari anche attraverso tirocini e borse lavoro. Quello che necessariamente serve è lo spirito d’accoglienza di chi ha la possibilità di ospitare queste ragazze nelle proprie aziende e farle lavorare, anche solo per un periodo determinato”.
“Al Giordano” riesce a portare avanti la propria opera grazie anche al sostegno del Progetto Esodo finanziato dalla Cariverona in collaborazione con la Caritas Diocesana di Vicenza.
Per aiutare gli ultimi però non si può lavorare da sole: “C’è sempre una maggior necessità di creare un legame con la comunità di Vicenza. Un coinvolgimento che può passare dallo sport allo spettacolo ma soprattutto dal lavoro per un reale percorso verso l’autonomia e l’inserimento sociale, valori necessari non solo per le persone interessate, ma per tutta la società”.
Le donne che si accolgono in comunità non hanno dipendenza da sostanze o alcol; hanno risorse e capacità personali e una forte necessità di essere messe alla prova all’interno della società lavorativa; questo è possibile anche durante il periodo di sconto pena. “Le otto ragazze che abbiamo ospitato in questo anno di attività, hanno risposto davvero bene all’impegno che abbiamo loro proposto, sia nell’aspetto relazionale con le persone che nell’impegno occupazionale. Il nostro obiettivo non è togliere la condanna a loro inferta, che comunque scontano, ma aiutare e accompagnare la persona a vivere con gli altri nel rispetto delle regole che la società chiede”.
Lo testimoniano anche le parole di una delle ospiti che davanti a circa un migliaio di persone accorse al Palasport di Vicenza per vedere il musical “Chiara e Francesco” (a proposito di chi si occupava di ultimi) ha raccontato la sua esperienza: “Dopo due anni di carcere – ha raccontato la donna -, sono stata accolta dalla comunità fin da subito come in una di famiglia da tre ragazze, un bimbo piccolo e una suora. Nonostante i 730 giorni di sofferenza in carcere, mi ritengo una persona fortunata per questa opportunità, di pensare alla mia vita e a un futuro diverso. Ho ricontattato la mia famiglia, sto incontrando nuove persone: le volontarie, gli operatori di santa chiara, le suore tutte, le donne disabili”.
Questo è lo spirito e l’opera che viene fatta nel ristretto spazio de “Il Giordano” e che ora cerca un’apertura da parte della comunità di Vicenza per donare un futuro diverso a chi è caduto e si sta rialzando.
Di seguito la presentazione della comunità:
brochure ALGIORDANO_folder_web.pdf
Ma il carisma di queste suore ha continuato a spingere il limite più in là, con la volontà di occuparsi anche di quelli di cui non si occupano gli altri. È nata così la comunità residenziale “Al Giordano” che ospita 4 donne (tra queste una madre con il figlio) con problematiche giudiziarie. “Se guardiamo alla percentuale di comunità di accoglienza sul territorio nazionale, vediamo che sono veramente pochissime quelle che si occupano di detenute donne – spiega Suor Annuccia Maestroni, responsabile della comunità – il nostro progetto è quello di andare nelle carceri femminili e accompagnare queste donne verso un reinserimento nella società, una rieducazione alla convivenza e all’autonomia”.
Suor Annuccia chiede al giudice di competenza l’inserimento in comunità delle donne che le chiedono di poter fare un percorso: “Appena queste donne arrivano in comunità iniziano a far parte dell’intero contesto di Santa Chiara che prevede che ognuna porti il suo contributo nei diversi servizi: cucina, pulizie, portineria, laboratori ergoterapici. Ciascuna è accompagnata in questi inserimenti occupazionali dai tutor, responsabili dei servizi”.
Si tratta di un vero e proprio percorso che prevede un impegno nello stile, nel rispetto delle regole e nella gestione della comunità.
Alcune donne della comunità hanno iniziato un percorso di tirocinio lavorativo, chi in una casa di riposo dell’Istituto Palazzolo e chi in un laboratorio di sartoria.“Dopo 4-6 mesi in comunità, cerchiamo di inserire queste ragazze in aziende o cooperative – continua Suor Annuccia -, magari anche attraverso tirocini e borse lavoro. Quello che necessariamente serve è lo spirito d’accoglienza di chi ha la possibilità di ospitare queste ragazze nelle proprie aziende e farle lavorare, anche solo per un periodo determinato”.
“Al Giordano” riesce a portare avanti la propria opera grazie anche al sostegno del Progetto Esodo finanziato dalla Cariverona in collaborazione con la Caritas Diocesana di Vicenza.
Per aiutare gli ultimi però non si può lavorare da sole: “C’è sempre una maggior necessità di creare un legame con la comunità di Vicenza. Un coinvolgimento che può passare dallo sport allo spettacolo ma soprattutto dal lavoro per un reale percorso verso l’autonomia e l’inserimento sociale, valori necessari non solo per le persone interessate, ma per tutta la società”.
Le donne che si accolgono in comunità non hanno dipendenza da sostanze o alcol; hanno risorse e capacità personali e una forte necessità di essere messe alla prova all’interno della società lavorativa; questo è possibile anche durante il periodo di sconto pena. “Le otto ragazze che abbiamo ospitato in questo anno di attività, hanno risposto davvero bene all’impegno che abbiamo loro proposto, sia nell’aspetto relazionale con le persone che nell’impegno occupazionale. Il nostro obiettivo non è togliere la condanna a loro inferta, che comunque scontano, ma aiutare e accompagnare la persona a vivere con gli altri nel rispetto delle regole che la società chiede”.
Lo testimoniano anche le parole di una delle ospiti che davanti a circa un migliaio di persone accorse al Palasport di Vicenza per vedere il musical “Chiara e Francesco” (a proposito di chi si occupava di ultimi) ha raccontato la sua esperienza: “Dopo due anni di carcere – ha raccontato la donna -, sono stata accolta dalla comunità fin da subito come in una di famiglia da tre ragazze, un bimbo piccolo e una suora. Nonostante i 730 giorni di sofferenza in carcere, mi ritengo una persona fortunata per questa opportunità, di pensare alla mia vita e a un futuro diverso. Ho ricontattato la mia famiglia, sto incontrando nuove persone: le volontarie, gli operatori di santa chiara, le suore tutte, le donne disabili”.
Questo è lo spirito e l’opera che viene fatta nel ristretto spazio de “Il Giordano” e che ora cerca un’apertura da parte della comunità di Vicenza per donare un futuro diverso a chi è caduto e si sta rialzando.
Di seguito la presentazione della comunità: