11/09/2014

Un secolo di calcio in mostra a Vicenza

“Eroi del calcio” è il titolo dell'esposizione del momento in Basilica Palladiana: cent'anni di storia dei più grandi calciatori e delle più grandi partite dello sport più amato.

La palla arrivò da sinistra. Il cross di Boninsegna tagliò il campo quasi in orizzontale, all’interno dell’area piccola. Rivera aveva seguito tutto fin dal cerchio di centrocampo, da dove l’azione era cominciata trenta secondi prima, dopo il pareggio stroncagambe dei tedeschi. Era stato lui a servire De Sisti. De Sisti aveva dato a Facchetti e Facchetti aveva lanciato Boninsegna sulla sinistra. Arrivato sulla trequarti, Boninsegna era sceso in avanti pressato dal suo marcatore ed era entrato in area di rigore con l’idea di calciare a rete. D’improvviso la palla aveva avuto un rimbalzo traditore e si era spostata all’esterno, a quel punto era diventato impossibile tirare in porta e Boninsegna aveva deciso di provare a mettere al centro. Aveva calciato al buio, senza sapere se in area ci fossero maglie azzurre.
Al passaggio di Boninsegna, Rivera era lì dove doveva essere, due metri dentro l’area, davanti al cerchio del rigore, pronto all'appuntamento. Guardò per una quarto di secondo il portiere Maier e intuì che si sarebbe buttato alla sua sinistra, allora colpì al volo di piatto destro in direzione opposta. Il pallone partì verso la porta tedesca, Maier capì di aver fatto la scelta sbagliata e provò un estremo tentativo di recuperare la posizione. Ci riuscì a metà e rimase, braccia e gambe a stella, a guardare la palla che entrava in rete.
Il 17 giugno 1970, allo stadio Azteca di Città del Messico, la semifinale dei Mondiali Italia-Germania si chiuse così, 4 a 3, dopo i due supplementari più incredibili della storia del calcio. Cinque gol in trenta disperati minuti.
Al fischio finale, i giocatori italiani si abbracciarono con le ultime energie rimaste, mentre quelli tedeschi si piantarono dove si trovavano, piegati sulle gambe, a testa bassa, o seduti a terra. Nessuno era ancora consapevole di aver partecipato a una partita destinata a entrare nella storia del calcio. “La partida del siglo”, la definirono i messicani, nella targa che murarono all'esterno dello stadio a ricordo dell'evento. La partita del secolo.

Ci sono anche i ricordi di quella mitica partita nella mostra “Eroi del calcio. Storie di calciatori”, che la Basilica Palladiana di Vicenza ospita in queste settimane, organizzata dall'Associazione Italiana Calciatori in collaborazione con il Comune.
La mostra ripercorre le vicende di oltre un secolo di storia del pallone, anche attraverso immagini e riproduzioni multimediali e filmati storici di partite e interviste. Sono esposti centinaia di “cimeli sportivi” che raccontano le storie e le emozioni dell'ultimo secolo del pallone italico. Un percorso che si snoda come un lungo dribbling tra le 13 sale del salone della Basilica Palladiana.
In mostra ci sono oltre duecento maglie di tutti i tipi e di tutti i campioni. Divise e scarpe indossate da Maradona, Platini, Zoff, Zico, Baggio, Van Basten, Del Piero, Ronaldo, Buffon e tanti altri. E oggetti legati alle quattro Coppe del mondo vinte dagli Azzurri, da quella del 1934 a quella del 2006.

C'è il pallone più antico, datato 1922, c'è una riproduzione della coppa Rimet, ma anche la coppa del mondo vinta dall'Italia nel 2006, quella sollevata a Berlino da Fabio Cannavaro e già arrivata a Vicenza sette anni. Uno spazio è dedicato alle leggende del calcio che non hanno mai giocato in Italia: Pelé, Garrincha, Di Stefano, Eusebio, Best, Messi, Cristiano Ronaldo e molti altri. C'è una sezione dedicata al Grande Torino e alla strage di Superga. Un altro spazio è tutto per i quattro palloni d'oro italiani: Gianni Rivera innanzitutto, presente all'inaugurazione della mostra, un giocatore che nella storia del calcio c'è a tutto tondo, al 20° posto (primo italiano) nella lista dei più grandi giocatori di sempre stilata dall'International Federation of Football History & Statistics. E poi Roberto Baggio Paolo Rossi e Fabio Cannavaro.

Due maxipannelli riportato le immagini di tutti i 760 calciatori che hanno vestito la maglia della Nazionale. Una sala è interamente dedicata alle figurine Panini, le mitiche collezioni degli album dei calciatori che hanno accompagnato l'infanzia e la giovinezza di generazioni di bambini, entrando a pieno diritto nell'immaginario collettivo nazionale.
Per la gioia degli “effetti speciali”, la mostra offre anche un modello in scala 1 a 100 di uno stadio, mentre due grandi televisori proiettano i momenti salienti di tante partite passate alla storia del calcio. Senza mai dimenticare, però, la grande saggezza di Jorge Luis Borges: “Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per strada, lì ricomincia la storia del calcio”.