27/07/2016

Congiuntura di luglio: incertezza politica e Brexit frenano la crescita

Export in recupero mentre rallenta aumento della domanda interna. Tengono investimenti e occupazione.

L’incertezza politica è il tratto distintivo e dominante dell’attuale scenario economico internazionale – indica la Congiuntura Flash di luglio 2016, analisi mensile del Centro Studi Confindustria -. Nuovi attacchi terroristici e cruciali appuntamenti elettorali dagli esiti in bilico e dalle conseguenze potenzialmente dirompenti rendono ancora più fragile la crescita globale. La quale a metà del 2016 risulta essere la più debole degli ultimi tre anni e mezzo, nonostante si siano registrati progressi in USA e in alcuni dei principali emergenti. La locomotiva americana ha accelerato nel corso del secondo trimestre, anche grazie al settore manifatturiero che aveva finora molto risentito della rivalutazione del dollaro e del crollo degli investimenti nell’estrazione di petrolio.
In Cina le misure espansive hanno stabilizzato il ritmo di sviluppo, fisiologicamente rallentato; la Russia sta uscendo dalla recessione, che in Brasile si sta attenuando.

L’Eurozona ha marciato a ritmo costantemente discreto nei passati sei mesi; tuttavia, le attese forti ripercussioni della Brexit hanno spinto a ribassare le previsioni per il resto dell’anno in corso e soprattutto per il prossimo. L’unico contrasto alle spinte recessive che promanano dal Regno Unito (dove è rapidamente entrato in crisi il settore immobiliare) e che si diramano anzitutto attraverso il canale finanziario (in particolare il credito delle banche, oggetto di larghe vendite in Borsa) è costituito dalle politiche monetarie ultraespansive che, benché ritenute sempre meno efficaci, sono riuscite a far scendere ancora i tassi di interesse a lungo termine. La svalutazione della sterlina ha ingenerato nuova instabilità valutaria.

In Italia la risalita della produzione industriale, già molto disomogenea tra settori e quindi poco solida, ha subito una nuova battuta d’arresto nel secondo trimestre e, di conseguenza, costringe a rivedere all’ingiù le stime di variazione del PIL. L’export è in recupero mentre l’aumento della domanda interna si sta infiacchendo a causa dei consumi, con gli investimenti che invece tengono il passo. Nel mercato del lavoro l’aumento dell’occupazione ora non riguarda più solo le forme contrattuali incentivate: un segnale importante di consolidamento dei progressi avviati ormai da oltre due anni.

In Italia nel 2° trimestre: la produzione industriale cala (-0,1% da +0,5% nel 1°), nonostante il rimbalzo in giugno (+0,5% su maggio, stima CSC) e le attese non anticipano un’accelerazione (saldo dei giudizi a 9,3 da 9,7); l’attività nelle costruzioni è molto debole.
Ciò è coerente con un PIL inferiore a quanto previsto (+0,15% contro +0,25% stimato) e non molto più vivace anche nel 3°.
All’incertezza derivante dalla Brexit si sommano le difficoltà del sistema bancario (non solo in Italia). Fattori che accrescono i rischi al ribasso per l’andamento dell’economia italiana.

In giugno il PMI Markit composito (pre-Brexit) per l’Italia segnala espansione dell’attività a un ritmo più veloce di quello rilevato in maggio (+1,8 punti, a 52,6); tuttavia, l’indice nel 2° trimestre è inferiore a quello medio del 1° (52,2 da 53,4).
Il PMI manifatturiero segnala accelerazione (+1,1 punti a 53,5) grazie alla più forte crescita di produzione, ordini ed esportazioni.
Anche nei servizi l’attività è avanzata più delle attese, dopo la stagnazione rilevata in maggio (51,9 da 49,8); dinamica mensile più robusta anche per i nuovi ordini.

Le esportazioni italiane sono diminuite, a prezzi costanti, dello 0,4% in maggio su aprile (stime CSC). Nell’ultimo bimestre hanno registrato, comunque, un incremento del 2,4% sul primo trimestre, grazie a maggiori vendite sia nei paesi UE (+2,0%) sia in quelli extra-UE (+3,0%). In aumento anche l’export della Germania (+1,2% nel bimestre) e, marginalmente, quello della Francia (+0,2%).

Gli indicatori qualitativi sugli ordini esteri del manifatturiero italiano in giugno, che non registrano ancora le ripercussioni negative della Brexit, indicano prospettive in miglioramento per i mesi estivi: a 54,6 la componente PMI (+2,6 punti su maggio) e a -17 il saldo dei giudizi delle imprese (+1 punto).

In risalita, ma ancora deboli, gli indicatori degli scambi globali: +1,0 punti la componente ordini esteri del PMI in giugno (a 49,9, sotto la soglia neutrale di 50 per il 5o mese consecutivo) e in aumento in luglio, ma su valori bassi, il Baltic index, che misura il costo dei noli navali per le materie prime.


Scarica l’analisi completa del CSC: CF luglio16.pdf