30/08/2016

Congiuntura a Vicenza, Vescovi: "Nel primo semestre bene la produzione al +2,6%, ma incertezza per il futuro"

Il Presidente di Confindustria Vicenza parla anche di rinnovo dei contratti e crisi bancarie.

Presidente Vescovi, come si può descrivere il primo semestre di questo 2016, per quanto riguarda l'economia e l'industria vicentina? Come siamo arrivati al giro di boa dell'anno?
“Direi che il bilancio nel complesso è discreto. Dopo i primi tre mesi che hanno avuto un andamento sicuramente promettente, sono seguiti altri tre mesi discreti, ma su indici meno buoni. E' come se in un gran premio avessimo avuto un ottimo scatto alla partenza e avessimo fatto una serie di giri al comando ma poi avessimo rallentato e vedessimo i concorrenti tornarci sotto. Speriamo che il rallentamento sia stato dovuto a qualche ostacolo sul percorso, e che la pista torni presto libera per poter riprendere a correre”.

In dettaglio, quali sono gli indici che hanno registrato i risultati migliori?
“La produzione, che è sempre il primo indicatore da prendere in considerazione, è andata bene: nei sei mesi ha registrato una crescita del 2,6% rispetto al primo semestre dell'anno precedente. Un dato sostenuto soprattutto, come detto, dal buon incremento fatto registrare nel primo trimestre, mentre nel periodo aprile-giugno la tendenza si è molto affievolita.
Il fatturato Italia è cresciuto dell'1,7%, anche qui come risultato di una media di due risultati piuttosto diversi: +2,9% nel primo trimestre e solo +0,6% nel secondo. Le esportazioni si sono mantenute in crescita, con una tendenza da sottolineare: mentre sui mercati europei c'è stata la stessa dinamica tra primo e secondo trimestre, con il primo meglio del secondo, sui mercati extraeuropei al contrario è andato meglio il secondo trimestre”.

Cosa ci si può attendere dalla ripresa e dai mesi autunnali?
“Le previsioni degli imprenditori sono all'insegna dell'incertezza. Per gli stessi motivi che hanno portato al rallentamento del secondo trimestre: le tensioni del sistema bancario e dei mercati finanziari, accompagnate dalle possibili conseguenze della Brexit e dal rallentamento dei principali mercati dei paesi emergenti, portano un quadro di difficile lettura e ricco di incognite”.

E' tempo di rinnovo di contratti, nel privato c'è quello del settore metalmeccanico, nel pubblico quello della pubblica amministrazione...
“Sul contratto dei metalmeccanici Confindustria sta portando avanti proposte molto innovative che puntano a premiare i risultati, valorizzare la professionalità e riconoscere il merito, dare maggiori tutele ai lavoratori dal punto di vista della sanità e garantire un aspetto fondamentale come la formazione continua. L'obiettivo è quello di introdurre un principio semplice che potrebbe apparire persino un’ovvietà: distribuire la ricchezza se è stata prodotta, dove è stata prodotta e dopo che è stata prodotta.
In merito al settore pubblico, leggiamo con molta preoccupazione le notizie sui rinnovi contrattuali, per i quali viene prevista una spesa di 7 miliardi. Ancora una volta, insomma, si prefigurano aumenti a pioggia, oltretutto in un periodo di deflazione, destinati a categorie superprotette. Purtroppo questo Stato sembra davvero incapace di cambiare approccio, mantiene inalterati i privilegi di alcune categorie senza dare futuro e prospettive ai giovani e a chi protezioni non ne ha. E' chiaro che in questo modo non si può modernizzare il paese, ma se ne perpetuano le contraddizioni”.

Le crisi bancarie e gli effetti negativi su privati e aziende hanno caratterizzato gli ultimi due anni in provincia ma più in generale in Veneto. Come se ne può uscire?
“Il disastro delle due Popolari venete inizierà a manifestare tutti i suoi effetti peggiori per le aziende a partire dall'autunno. Questo territorio continua a rappresentare una vera opportunità per il sistema finanziario e bancario nazionale. Stiamo studiando un protocollo cui le nostre aziende potranno aderire per trovare credito ordinario nel caso alcuni istituti cominciassero una politica di revoca o riduzione causata dal peggioramento dei rating che potrebbe derivare anche dalla svalutazione del valore delle azioni delle banche popolari.

Dal punto di vista del credito, qual è oggi lo stato di salute delle aziende locali?
“La maggior parte delle aziende iscritte a Confindustria Vicenza continua ad avere ratios patrimoniali e risultati assolutamente buoni. Le porte sono aperte, dunque, a tutti gli istituti che intendono investire nel nostro territorio la massa di liquidità di cui oggi dispongono. Paradossalmente la palla è in mano alle banche che intendono entrare nel nostro territorio anche e soprattutto per finanziare il credito ordinario, il magazzino, il circolante e anche una giusta quota di cassa. Tutto dipenderà dalla loro velocità, dalla capacità con cui sapranno analizzare e valutare le aziende. Noi faremo la nostra parte, perché non contano soltanto i numeri di un anno catastrofico come questo, ma contano anche la storia e sopratutto la progettualità e la serietà delle nostre aziende e dei nostri imprenditori”.