05/06/2019

L’economia italiana continua a galleggiare, tra consumi fiacchi, export frenato e tassi alti

La "Congiuntura Flash" di giugno del Centro Studi Confindustria

L’economia italiana continua a galleggiare, tra consumi ancora fiacchi e investimenti solo in costruzioni. I tassi sono troppo alti, il credito in calo. L’export italiano finora tiene, frenato da un commercio mondiale a rilento, con gli USA a rischio frenata e la Cina che finora evita il rallentamento brusco. L’Eurozona cresce a fatica e la BCE resta espansiva, tenendo debole l'euro.



Commercio a rilento
Le prospettive per gli scambi globali, in calo negli ultimi due trimestri, restano negative, specie a causa della possibile escalation protezionistica USA-Cina: gli ordini esteri del PMI segnalano ancora flessione (49,4 in aprile). L’incertezza globale, però, è scesa dai massimi di fine 2018.

Italia frenata
Nel 2° trimestre il PIL italiano è atteso ancora debole, dopo che nel 1° ha smesso di ridursi (+0,1%). Lo scenario, infatti, resta fragile. La produzione industriale è attesa in calo in aprile e in recupero a maggio; nel trimestre sarebbe in flessione (stime CSC). Preoccupa il basso livello degli ordini industriali domestici, pur risaliti di poco a maggio. L’indice PMI (Purchasing Managers’ Index) ha recuperato nella manifattura, ma resta in zona contrazione (49,1 in aprile); l’opposto nei servizi (50,4).

L’export finora tiene
Le vendite di beni sono risalite di poco in marzo (+0,1%), dopo il calo di febbraio, in linea con il rimbalzo delle vendite tedesche. Nel 1° trimestre l’export italiano di beni e servizi è cresciuto appena (+0,2%), l’import è caduto (-1,5%), segnalando debolezza della domanda interna. L’export è sostenuto dall’accelerazione in Svizzera, Regno Unito (anche per anticipare possibili scenari negativi), USA, Giappone; resta debole in Turchia, America del Sud, Medio Oriente. Le indicazioni per il 2° trimestre sono incerte: ordini esteri in flessione nel manifatturiero, ma euro che gioca a favore.

Investimenti solo in costruzioni
Positivo 1° trimestre 2019 per gli investimenti (+0,6%), grazie a quelli in costruzioni; in calo invece quelli in impianti e macchinari. Dagli indicatori per il 2°, pochi buoni segnali. A maggio la fiducia delle imprese è risalita, tornando ai livelli di fine 2018: il recupero è marcato nelle costruzioni, molto meno nel manifatturiero. Le condizioni in cui operano le aziende sono viste in peggioramento nel trimestre (indagine Banca d’Italia). E in aprile-maggio gli ordini interni dei produttori di beni strumentali sono rimasti fermi sui livelli del 1° trimestre, più bassi rispetto a fine 2018.

Consumi ancora deboli
La spesa delle famiglie ha registrato un modesto +0,1% nei primi tre mesi del 2019. L’ha sostenuta l’occupazione, cresciuta a marzo (+48mila unità nel 1° trimestre). Gli indicatori per il 2° forniscono segnali misti: la dinamica dei consumi resterà fiacca. L’ICC in aprile è aumentato dello 0,2% e la fiducia delle famiglie ha recuperato a maggio, sul clima economico e su quello personale, pur restando sotto i valori del 1° trimestre. Ma le immatricolazioni di auto sono diminuite in aprile e gli ordini interni dei produttori dei beni di consumo sono peggiorati in aprile-maggio.

Tassi troppo alti, credito in calo
A maggio il tasso sul BTP decennale è rimasto in media quasi invariato al 2,50%, lontano dai picchi. Ma è ancora mezzo punto sopra i valori di inizio 2018 e un punto e mezzo oltre il tasso in Spagna, che invece è in discesa. Ciò penalizza la competitività italiana. Il costo del credito resta ai minimi (1,4% a marzo), ma la stretta d’offerta ha già condotto in calo i prestiti alle imprese (-0,7% annuo). La Borsa ha sofferto a maggio (-9%), specie le quotazioni bancarie (-18%).

L’Eurozona cresce a fatica
Nel 1° trimestre 2019 il PIL dell’Eurozona ha riaccelerato (+0,4%), dopo la lenta chiusura del 2018. Il risultato, inatteso per la persistenza delle tensioni commerciali, è riconducibile alla resilienza del mercato del lavoro: a marzo la disoccupazione è scesa al 7,7%, valore più basso dal 2008. Ma per il 2° trimestre la fiducia delle imprese, pur risalita a maggio, resta bassa e il PMI (51,6) anticipa debolezza. In UK le dimissioni del primo ministro e i risultati delle elezioni europee fanno temere che si vada verso un no deal: continua a risentirne la sterlina, a -12% dai livelli pre-Brexit.

BCE espansiva, euro debole.
La BCE terrà a zero i tassi a breve per tutto il 2019 e proseguirà gli acquisti (lordi) di titoli per frenare quelli a lungo termine. Visti i più alti tassi USA, ciò continua a indebolire il cambio (1,11 dollari a fine maggio, da 1,15 a inizio anno), sostenendo l’export europeo. Il petrolio mostra segni di ribasso a maggio, pur restando in media a 71 dollari al barile e continuando a pesare su famiglie e imprese. L’inflazione nell’Eurozona è in salita (+1,7% in aprile, +1,3% la core).

USA a rischio frenata
Nel 1° trimestre 2019 il PIL è cresciuto del 3,2% annualizzato, molto più del consenso; oltre la metà è attribuibile a domanda estera e scorte. Le attese di una frenata quindi restano, dato il rallentamento della domanda interna. Il PMI, pur in territorio positivo, è più vicino alla soglia neutrale (52,8). Il mercato del lavoro, invece, è in salute e indica che l’economia è robusta, con disoccupazione al 3,6% e crescita degli occupati (+263mila) più alta delle attese.

La Cina evita il rallentamento brusco
L’economia cinese si mostra, per ora, piuttosto resiliente rispetto alle incertezze legate alle tensioni commerciali con gli USA. La produzione industriale torna a crescere in modo più sostenuto rispetto a fine 2018 e l’indicatore PMI per la manifattura, seppure in calo, resta in territorio espansivo (50,2 in aprile). Solida, inoltre, la crescita nei servizi (PMI a 54,5).

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