22/07/2025

Barbara Beltrame: "Bilancio UE 2028–2034 da riscrivere. Così l’Europa si ritira dal futuro"

La presidente di Confindustria Vicenza attacca la proposta di bilancio europeo: "Serve una visione strategica, non compromessi al ribasso".

La proposta di bilancio europeo 2028–2034, così com’è stata presentata, è una resa, non una visione. Non ci siamo. Manca coraggio, manca prospettiva, manca ambizione. L’Europa che oggi serve all’industria e ai suoi cittadini è un’Europa che guarda avanti, che osa, che innova. Questo documento, invece, è la fotografia di un'Unione che sceglie di galleggiare, anziché navigare con decisione.

Eppure gli strumenti per costruire un’Europa diversa ci sono. Penso ai rapporti Letta e Draghi, due documenti di altissimo profilo voluti dalla stessa presidente von der Leyen. Il primo offre una visione potente per rilanciare il Mercato Unico, semplificando norme e favorendo la mobilitazione dei capitali privati. Il secondo traccia con lucidità il percorso verso una politica industriale europea credibile, basata su investimenti comuni, tecnologia e autonomia strategica. Sono due road map concrete, già scritte, già disponibili. E invece restano chiusi negli archivi di Bruxelles. È assurdo. Bisogna pescare a piene mani da lì, subito.

Questo bilancio riflette una prospettiva pericolosa, che non fa che perpetuare il problema strutturale di un’Europa divisa, paralizzata nella sua attuale concezione. Un’Europa in cui i veti incrociati e gli interessi particolari pesano più del posizionamento strategico dell’Unione nel mondo. Forse, in passato, questa inerzia poteva passare inosservata. Oggi, però, è una questione esistenziale: o l’Europa impara a lavorare insieme per obiettivi alti, oppure sarà irrilevante.

USA, Cina, India, Paesi del Golfo stanno già giocando in un’altra categoria: investono in tecnologie dirompenti, infrastrutture strategiche, mercati dei capitali evoluti. L’Europa, con questo bilancio, si ritira dal campo. Non basta redistribuire: servono visione strategica e grandi investimenti nell’avanguardia tecnologica, altrimenti restiamo fermi mentre il mondo accelera.

Serve un’Europa capace di mettere insieme progetti, capitali e governance, con una regia chiara e una volontà politica condivisa. Non possiamo continuare con piccoli aggiustamenti e compromessi al ribasso. Non è il momento di “tirare a campare”. Il futuro si costruisce con politiche industriali serie, e con una strategia coerente per avvicinarci, il più possibile, a una vera autonomia tecnologica ed energetica europea.

Nei numeri e nei contenuti, la proposta attuale è debole e priva di spinta trasformativa. Parlare di “difesa” o “transizione” senza strumenti concreti e misurabili significa solo rinviare i problemi. Non possiamo accettare un’Europa che si limita a gestire l’ordinario, mentre altri Paesi progettano il futuro. Questa proposta va cancellata e riscritta da zero: non servono ritocchi, ma un disegno nuovo, ambizioso e credibile. Un’Europa che sia motore di crescita, polo tecnologico globale, spazio di libertà e competitività. Non è questa l’Europa che ci vuole.