31/07/2023

Germania: recessione nel 2023, sarà breve?

L'analisi del Centro Studi Confindustria.

Quanto è profonda la recessione? L’economia tedesca ha iniziato il 2023 con un calo del PIL di -0,1%, dopo quello di -0,4% a fine 2022: sta subendo la seconda recessione nell’arco di tre anni.

Nel 2° trimestre la stima flash è di un PIL piatto. Ancora distante dal pre- Covid di oltre 2 punti, nel 2022 è cresciuta meno dei partner europei (+1,9%, contro il +3,5% dell’Area-euro).
Per quale ragione?

Lo shock inflazionistico, che ha toccato il picco in Germania nell’ultima parte del 2022 (+11,6% ad ottobre), ha portato giù i consumi privati, per due trimestri consecutivi tra fine anno scorso e inizio 2023 (-1,5% in media). Ciò riflette l’erosione del potere d’acquisto delle famiglie tedesche, nonostante il successivo attenuarsi dei prezzi energetici.      

Va male la spesa in beni. La debolezza dei consumi riguarda soprattutto i beni: cala la spesa in quelli durevoli (-2,3% in media nel 4° trimestre 2022 e nel 1° 2023,  soprattutto  a  inizio  anno),  riflettendo plausibilmente le condizioni di accesso al credito più restrittive; diminuisce anche la spesa per i semidurevoli (-2,0%) e i non durevoli (-2,2%).

Flette pure la spesa in servizi, sebbene poco (-0,3%): la Germania è poco legata al turismo e non registra un forte rimbalzo post-pandemia in tale tipo di consumi.

Risparmi energetici della PA. Una riduzione si è registrata anche nei consumi pubblici in Germania, concentrata nel 1° trimestre 2023. Uno dei motivi è il forte risparmio che l’economia tedesca è riuscita a realizzare nei consumi di energia negli edifici pubblici (ma anche nel residenziale), favorita dall’inverno mite.

Soffrono le costruzioni. Il rimbalzo a inizio anno degli investimenti in costruzioni (+3,9%), non compensa i tre cali precedenti (-7,3% cumulato) e il valore aggiunto del settore rimane al di sotto dei livelli pre-Covid (-2,1%). Gli ordini e i permessi per costruire mostrano una tendenza al ribasso anche per i prossimi mesi, pure a causa dell’aumento dei costi di finanziamento.

Pesa, inoltre, la carenza di manodopera, che agisce come uno dei principali ostacoli alla produzione, fattore problematico che in Germania si è sentito con più forza rispetto agli altri paesi europei, e che nel paese riguarda sia il settore delle costruzioni, che quello dell’industria.

Luci e ombre sull’industria tedesca. Contrariamente al 2022, nella prima parte del 2023 l’industria tedesca sta tenendo (+1,2% annuo la produzione a gennaio-maggio), sebbene prosegua il calo dei settori più energy- intensive (-18,5% a maggio rispetto a fine 2021).

Il settore automotive tedesco è in recupero, dopo la forte flessione a partire dal 2018 (con il dieselgate), intensificatasi negli anni pandemici a causa delle difficoltà di approvvigionamento lungo le catene di fornitura globali.

Segnali recenti provenienti dal PMI (sceso a 38,8 a luglio), tuttavia, non evidenziano prospettive incoraggianti per la manifattura tedesca in aggregato. La quale rappresenta il 22% del PIL del paese (17% nell’Eurozona): gli energivori da soli valgono il 3,1% (FMI, 2023).

Investimenti per la transizione green. La Germania sta investendo molto in settori strategici e high-tech: la produzione di batterie negli ultimi tre anni è cresciuta di oltre il +150% (+6% in Italia). Gli investimenti, pubblici e privati, sono quindi stimolati dalla transizione dell’economia verso una produzione più sostenibile, come più volte annunciato dal governo tedesco. Ciò potrebbe alzare le prospettive di crescita per il futuro.

Quanto durerà la recessione? Non sembrano esserci buone prospettive per il 2023 nel suo complesso: i previsori stimano una recessione in Germania, in gran parte già acquisita (-0,3% in media il Consensus, -0,5% la Bundesbank), dovuta al calo dei consumi delle famiglie (-1,4%).

Le prospettive per il prossimo anno sono migliori: una moderata risalita è attesa nel 2024 (+1,1%, +1,2%). Dunque, sarebbe una recessione breve.

Riflessi sull’Italia? La Germania è tra i principali mercati per i beni italiani: le nostre imprese sono fornitrici di varie industrie tedesche, specie nell’automotive e soprattutto di beni intermedi; quando l’industria tedesca frena, si ha un impatto negativo sulla produzione italiana, ma la sua tenuta nel 2023 dovrebbe evitare impulsi negativi ulteriori. Tuttavia, la debolezza tedesca nei consumi potrebbe frenare il PIL italiano, colpendo sia il nostro export di beni finali, sia il turismo di tedeschi in Italia, che genera per noi un forte export di servizi.



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