“Il quadro che emerge oggi è indubbiamente complesso e richiede un’assunzione di responsabilità collettiva. Il manifatturiero vicentino, che rappresenta una parte fondamentale della spina dorsale produttiva del Paese, si trova a operare in una fase caratterizzata da forti incertezze: da un lato, le tensioni geopolitiche e i conflitti in aree strategiche, dall’altro, politiche commerciali globali che non favoriscono la stabilità degli scambi. L’attuale accordo sui dazi tra Unione Europea e Stati Uniti non risponde alle esigenze delle nostre imprese, e rischia di ridurre la competitività del nostro export proprio nei mercati che rappresentano sbocchi fondamentali. Queste condizioni si sommano a un contesto interno segnato da costi crescenti, inflazione ancora presente su energia e materie prime. Nonostante ciò, siamo chiamati non solo a resistere, ma a guardare oltre la fase critica, con la consapevolezza che il nostro territorio ha già dimostrato di saper affrontare situazioni difficili con coraggio e determinazione”, la Presidente di Confindustria Vicenza Barbara Beltrame Giacomello commenta così i risultati della 168ª indagine congiunturale dell’associazione Industriali berica, riferita al secondo trimestre 2025.
ANDAMENTO DELLA PRODUZIONE
Il comparto manifatturiero vicentino registra una flessione della produzione industriale pari al 3,2%, un calo più marcato rispetto al trimestre precedente (-0,7%; -3,8% nello stesso periodo dello scorso anno).
In termini qualitativi solo il 23 % delle imprese segnala un incremento del livello produttivo (33 % nel trimestre precedente e 27 % lo scorso anno), mentre il 39 % denuncia una contrazione (34 % nel primo trimestre dell’anno; 46% tra gennaio e marzo 2024). Ne risulta un saldo di opinione pari a −16, in aumento rispetto al trimestre scorso. Il 42 % degli imprenditori giudica la capacità produttiva significativamente inferiore alle aspettative.
ANDAMENTO DELLE VENDITE: DOMANDA INTERNA ED ESTERA
A livello provinciale, sul mercato interno, le vendite calano dell’1,2 %, rispetto al +1,3 % registrato nel trimestre precedente; le esportazioni verso l’area UE mostrano una flessione del 2,6 % (rispetto al +1,1 % di inizio anno).
Una nota positiva è data dalle vendite verso i paesi extra‑UE che registrano un modesto incremento dell’1,2 %.
“I dati – prosegue Beltrame Giacomello - ci impongono una riflessione profonda. Se da un lato osserviamo una frenata preoccupante della domanda interna ed europea, dall’altro le esportazioni verso i Paesi extra UE, pur con un incremento limitato, ci ricordano che la capacità delle nostre imprese di competere a livello globale resta solida. Questo significa che il nostro modello produttivo conserva forza e credibilità all’estero, ma va sostenuto con strumenti adeguati.
Quello che chiediamo con forza alle istituzioni non è l’ennesima misura spot, ma una visione chiara e strumenti concreti per accompagnare la crescita delle imprese.
Serve un vero piano industriale, semplice nelle procedure, con tempi rapidi e dotazioni adeguate, capace di liberare energie invece che imbrigliarle nella burocrazia, come successo con il Piano 5.0 che infatti si è rivelato fallimentare.
Serve un modello, in continuità con quanto già sperimentato con Industria 4.0, che va ripreso e aggiornato, finanziandolo anche attraverso una ricalibratura delle risorse del PNRR e dei Fondi di Coesione, che altrimenti rischiano di andare dispersi.
È necessario agire subito, non rinviare a un futuro indefinito.
Allo stesso tempo, occorre avere il coraggio di riformare radicalmente una Pubblica Amministrazione che troppo spesso ostacola gli investimenti con norme ridondanti e procedure lente. Meno cavilli, più trasparenza e controlli seri, accompagnati da sanzioni severe per chi non rispetta le regole.
Le nostre aziende non hanno bisogno di ristori: hanno bisogno di essere messe nelle condizioni di lavorare in modo competitivo ed efficiente, con un quadro normativo chiaro e stabile.
In questo senso, l’intervento pubblico più efficace non è quello che distribuisce sussidi, ma quello che stimola la partecipazione dei capitali privati, orientandoli verso obiettivi industriali strategici, definiti insieme alle imprese che vivono quotidianamente le sfide del mercato”.
ORDINI E PORTAFOGLIO
La dinamica degli ordini riflette una situazione di debolezza e instabilità: il 41 % delle imprese segnala un calo degli ordini, il 24 % un aumento e il 35 % stabilità, con un saldo di opinione negativo che si attesta a −17 (rispetto al −5 del trimestre precedente).
Il periodo di lavoro assicurato supera i tre mesi per il 27% delle imprese, mentre per il 73% arriva a tre mesi.
SITUAZIONE FINANZIARIA: LIQUIDITÀ E INCASSI
Dal punto di vista finanziario, la quota di imprese che segnala tensioni di liquidità si attesta al 17%, pressoché invariata rispetto al precedente trimestre (20% nello stesso periodo del 2024) e l’11% delle aziende lamenta ritardi negli incassi.
OCCUPAZIONE
Anche il mercato del lavoro registra una lieve flessione: nel secondo trimestre del 2025 l’occupazione complessiva cala dello 0,8% rispetto ad un anno prima. Il 57% delle aziende dichiara di aver mantenuto stabile il proprio organico, il 20% lo ha aumentato, mentre il 23% lo ha ridotto.
ANDAMENTO DEI PREZZI
Da aprile a giugno 2025, i prezzi delle materie prime e dei prodotti finiti sono aumentati rispettivamente dell’1,3 % e dell’1,1 %.
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