07/06/2023

Industria vicentina: produzione verso lo zero e preoccupazione per il prosieguo del 2023

Dalla Vecchia: “O si trova una strada per crescere o si rischia di imboccare la via della recessione, specie con la Germania in difficoltà"

“I primi mesi dell’anno ci stanno dando riscontro di quanto avevamo preventivato, ovvero di come le aziende stiano registrando un netto cambio di tendenza rispetto al 2022. L’inversione è iniziata già verso fine anno, tanto è vero che nel primo trimestre i dati sono, sì, ancora, come media totale, leggermente positivi; ma vediamo diversi settori che registrano cali anche molto consistenti. Il secondo trimestre ci preoccupa, basti pensare che parecchie aziende si son trovate costrette a fare giorni di chiusura durante i ponti primaverili. Quindi, nonostante la produzione sia stabile, la calma piatta non può che essere momentanea: o si trova una strada per crescere o si rischia di imboccare la retromarcia, specie quando il nostro primo cliente, la Germania, è in recessione tecnica. Per ora ci salva il boom dell’export extra UE che è cresciuto di quasi il 50% negli ultimi 15 anni”, la presidente di Confindustria Vicenza Laura Dalla Vecchia commenta così i dati dell’indagine congiunturale degli Industriali berici relativa al primo trimestre 2023.


PRODUZIONE

La 159° indagine congiunturale condotta da Confindustria Vicenza e relativa al primo trimestre 2023 rileva una situazione pressoché stazionaria, con un lieve incremento della produzione industriale pari a 0,5% rispetto al primo trimestre 2022.

Come evidenziato dal Centro Studi Confindustria, il calo del prezzo del gas alimenta la fiducia in Italia, oltre a favorire la riduzione dell’inflazione, che però sarà lenta e continuerà a frenare i consumi. In questo quadro congiunturale si aggiunge il maggior peso del costo del credito che, sempre secondo le stime del CSC, a livello nazionale è salito a 3,55% a febbraio 2023 (da 1,18% di fine 2021). La stretta segue il rialzo dei tassi di riferimento: quello BCE è arrivato al 3,5% a fine marzo e al 3,75% a maggio.

La quota di imprenditori che dichiara aumenti della produzione è pari al 32%, a fronte del 43% che evidenzia invece cali produttivi (nel quarto trimestre 2022, il 36% delle aziende registrava incrementi, mentre il 33% dichiarava cali produttivi).

Il saldo di opinione, in calo, è così pari a -11 (+3 nel quarto trimestre 2022).

Il 40% delle aziende denuncia un livello produttivo insoddisfacente (28% nel precedente trimestre, 17% un anno fa). 

 

MERCATI

Per quanto riguarda il mercato interno il fatturato segna un +4,06% rispetto al 1° trimestre 2022.

Segno positivo registrato anche dalle esportazioni con un +2,37% per l’export UE ed un +7,04% per l’export EXTRA-UE.

 

ORDINI

La consistenza del portafoglio ordini rimane stabile per il 29%, aumenta per il 28% mentre diminuisce per il 43% delle aziende (saldo, in calo, pari a -15, contro il -3 del trimestre precedente).

Il periodo di lavoro assicurato supera i tre mesi nel 26% dei casi (34% nel trimestre precedente).

 

LIQUIDITÀ E INCASSI

La percentuale di aziende che denuncia tensioni di liquidità è pari al 13% (rispetto al 12% del trimestre precedente; 11% un anno fa) e risulta in aumento la percentuale di imprese che lamenta ritardi negli incassi (16% contro il 10% del trimestre precedente; il 13% nel primo trimestre 2022).

 

PREZZI

Nel primo trimestre 2023 i prezzi delle materie prime sono aumentati del 3,9%, mentre i prezzi dei prodotti finiti del 3,35%.

 

OCCUPAZIONE

Nel trimestre gennaio-marzo 2023 il numero di occupati rimane in linea con il primo trimestre 2022 (+0,1%).

Il 58% delle aziende dichiara di aver mantenuto inalterato il proprio livello occupazionale, il 24% l’ha aumentato, mentre il 18% ha ridotto la propria forza lavoro.

 

ANDAMENTO DEI PRINCIPALI SETTORI

“Avevamo detto che le forze che hanno sostenuto il rimbalzo post-covid e la successiva tenuta si sarebbero esaurite presto – prosegue la presidente Dalla Vecchia -. Ora dobbiamo fare i conti con il de-stoccaggio dei magazzini, con la stabilizzazione, o contrazione in taluni casi, dei nuovi tipi di consumi e con la situazione geopolitica che sappiamo essere sempre più incerta. La diversificazione che molte nostre aziende hanno fatto sui mercati di tutto il mondo premia ancora molte filiere, purtroppo alcune sono davvero in difficoltà”.

Gli andamenti dei settori vedono infatti alcune tensioni, specialmente nella concia, nel sistema moda e nel settore vetro, marmo ed estrattive, ma in generale 9 filiere su 12 vedono un calo della produzione rispetto al primo trimestre dello scorso anno. Tiene invece, con tutti gli indici positivi, il principale settore del Vicentino, ovvero la meccanica.