05/04/2023

Inverno demografico, Camilla Cielo: "Noi chiamati in causa per dare il nostro contributo"

Il commento della presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Vicenza agli ultimi dati sulla denatalità che caratterizza l'Italia.

Non so davvero di quali altre evidenze statistiche ci sia bisogno prima che si prenda davvero atto dell’emergenza a cui siamo di fronte, e della necessità di iniziare a fare qualcosa di concreto al più presto per cercare almeno di attenuare l’impatto che questo fenomeno avrà di qui ai prossimi anni”.

Così Camilla Cielo, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Vicenza commenta gli ultimi dati sulla dinamica demografica italiana diffusi oggi da Istat, che registrano l’ennesimo record negativo in termini di denatalità, con 393 mila nuovi nati, in calo del 1,9% sul 2021.

È un fenomeno né improvviso, né sconosciuto. Il trend negativo va avanti da anni, e si riscontra in molti altri paesi. Certamente a questo ennesimo record ha contribuito – come c’era da aspettarsi – il peso di ulteriori incertezze che vanno ad aggravare un quadro già di per sé difficile. Ma sappiamo che il problema sta a monte, e che solo interventi strutturali di ampia portata – sia economica sia culturale – potrebbero contribuire a un’inversione della tendenza.

Tuttavia, data la gravità della situazione, ritengo che ogni parte debba dare il proprio contributo per favorire un cambiamento, ciò significa che anche noi imprenditori e imprenditrici siamo chiamati in causa. Per questo motivo abbiamo attivato ‘Generazioni Future’, un progetto che ha l’obiettivo di divulgare e favorire l’adozione delle migliori pratiche aziendali volte a supportare chi diventa genitore.

E, pur non volendo farne una questione di genere, sarebbe da aggiungere: prioritariamente le madri. Non è un segreto che per quanto riguarda l’occupazione femminile il nostro Paese sia ancora oggi fanalino di coda, eppure sappiamo che a una maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro tendenzialmente fa da contraltare anche una maggiore natalità.

Il nostro impegno deve andare quindi, in prima battuta, a rendere possibile una più facile e serena conciliazione tra vita lavorativa e ruolo di genitore permettendo alle persone di realizzarsi appieno su entrambi fronti, ed evitando così che maternità significhi ancora per troppe donne rinuncia al lavoro.

Anche guardando alla nostra provincia, attraverso i dati di un sondaggio che abbiamo realizzato lo scorso anno, trovo preoccupante che il 19% delle madri rispondenti abbia dichiarato di aver interrotto il rapporto di lavoro dopo la maternità, che il 78% ritenga che la scelta di avere figli incida negativamente sulla possibilità di fare carriera, che addirittura l’89% pensi che trovare un lavoro per una donna con figli sia più difficile.

Se c’è un punto da cui partire è sicuramente questo, e i modi per farlo sono molti, alcuni di questi particolarmente accessibili. Ad esempio, guardando ancora alla nostra indagine, emerge in modo netto la principale richiesta da parte delle famiglie: una maggiore flessibilità degli orari di lavoro.

Ed è questo uno dei fattori sui quali le imprese possono intervenire, attivando misure che forniscono un aiuto immediato a lavoratori e lavoratrici. Misure che partono – appunto – da politiche di flessibilità, per arrivare poi al riconoscimento di contributi di natura economica o alla definizione piani di welfare aziendale che prevedono l’erogazione di servizi dedicati.

Ovviamente, anche un’applicazione massiccia di simili iniziative da parte delle aziende – per quanto fondamentale – non sarebbe sufficiente ad uscire dal vicolo cieco nel quale ci stiamo dirigendo. Auspichiamo quindi che si arrivi presto anche a nuove misure statali adeguate all’attuale contesto, ovvero a un ‘inverno demografico’ per uscire dal quale necessitiamo di ingenti risorse e sforzi straordinari che non possono più essere rimandati”.