Veneto Lavoro ha reso noto i dati in merito all'occupazione veneta di luglio 2021, mese sotto i riflettori per via dello sblocco dei licenziamenti che fino al 30 giugno 2021 erano, per legge, impediti, per motivi economici, nell'industria e nelle costruzioni, a seguito della pandemia da Sars-CoV-2.
"Nel mese di luglio - rende noto l'ente regionale sul suo sito - si è registrato in Veneto un saldo occupazionale positivo per 6.473 posizioni di lavoro dipendente, un risultato superiore a quello del 2019 (+5.700).
In miglioramento anche il bilancio occupazionale dei primi sette mesi dell’anno (+73.000 posizioni lavorative), ormai prossimo a quello registrato nell’analogo periodo del 2019 (+82.000).
Anche il volume delle assunzioni si conferma su livelli simili a quelli del 2019 e mostra anzi un incremento del +7% (52.300 rispetto alle 48.700 di due anni fa).
La crescita è interamente imputabile ai contratti a tempo determinato, maggiormente penalizzati dalle chiusure e che ora, con la riapertura delle attività, specie quelle legate alla stagionalità, tornano a crescere andando a colmare un vuoto preesistente. Nel mese di luglio se ne contano quasi 40.000 (+12% rispetto al 2019).
Cresce anche l’apprendistato, in misura più limitata (+8%), mentre i contratti a tempo indeterminato mostrano una lieve flessione (-13%) e una perdita, nel mese, di circa 1.200 posizioni lavorative.
In aumento a luglio anche le attivazioni di lavoro intermittente, lavoro domestico, tirocini e collaborazioni.
Anche il lavoro somministrato, dopo molti mesi in terreno negativo, mostra quasi un ritorno alla normalità (-1% a giugno).
A beneficiare maggiormente della ripresa del lavoro a termine e del turismo sono giovani e donne, i cui volumi di assunzioni ritornano e anzi incrementano i valori pre-Covid".
"Non ci sarà nessuno tsunami sociale", aveva dichiarato a Repubblica, nel maggio scorso (poco più di un mese prima dello sblocco), la Presidente di Confindustria Vicenza Laura Dalla Vecchia, aggiungendo: "Una volta rientrati dall’emergenza il blocco va rivisto perché altrimenti si continua a lasciare ferme a oltranza persone che potrebbero essere ricollocate, ora che l’economia sta ripartendo un po’ alla volta. Dopo la guerra siamo ripartiti lavorando, non rimanendo fermi e usando i fondi statali".
Queste affermazioni hanno poi trovato riscontro almeno in questi primi dati di Veneto Lavoro che, a seguito della propria rilevazione, ha pubblicato anche il seguente commento: "Nel mese di luglio i licenziamenti per motivi economici in tali tipologie di imprese (imprese private non artigiane del manifatturiero, ad esclusione del sistema moda, e delle costruzioni, ndr) sono stati 656 a fronte dei 698 del 2018 e degli 837 del 2019, così come su valori simili a quelli degli anni precedenti è il numero di aziende che hanno effettuato i licenziamenti (356 contro le 380 del 2018 e le 392 del 2019).
Le cessazioni sono state complessivamente 31.987 (-26%), tra le quali aumenta il peso delle dimissioni e restano marginali i licenziamenti per motivi economici, collettivi e individuali (4% sul totale), nonostante il parziale sblocco del mese scorso".
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