17/05/2022

Il video dell'incontro: "Rivoluzione energetica: l'idrogeno come vettore per la decarbonizzazione"

Laura Dalla Vecchia: "Il Veneto può essere la Cupertino dell’energia, perché, a tutti gli effetti, lo è già. Basta vederla!"

Si è tenuto mercoledì 11 maggio, presso la sede di Baxi a Bassano, l'incontro promosso da Confindustria Vicenza e intitolato "Rivoluzione energetica: l'idrogeno come vettore per la decarbonizzazione" che sul tema della transizione energetica, in vista di un progressivo abbandono del gas, ha visto un confronto non solo il futuro energetico del territorio, ma anche la possibilità che il Veneto possa essere protagonista di questa delicata fase, grazie al ruolo attivo delle imprese e del Sistema Paese.

All'evento, moderato alla giornalista del Sole 24 ore Barbara Ganz, hanno partecipato Alberto Favero, Direttore Generale Baxi; Laura Dalla Vecchia, Presidente Confindustria Vicenza e Roberto Marcato, Assessore allo Sviluppo economico – Energia – Legge Speciale per Venezia della Regione Veneto.

Nella tavola rotonda che ha affrontato gli aspetti tecnici, si sono confrontati: Federica Sabbati, Segretario Generale EHI; Cristina Maggi, Direttrice H2IT; Alessio Gambato, Technical Development Manager – Business Unit Hydrogen di Snam e Paola Gislon, Ricercatrice ENEA, Laboratorio "Accumulo di Energia, Batterie e tecnologie per la produzione e l’uso dell’Idrogeno" Dipartimento " Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili".

Il punto di vista della filiera è stato poi svolto da Laura Dalla Vecchia, nelle vesti di Presidente di Polidoro, Alberto Favero e Claudio Imboccioli, R&D Manager Pietro Fiorentini.
 

Di seguito il discorso della Presidente Laura Dalla Vecchia in merito ai rischi e soprattutto alle opportunità della transizione per l'importante filiera del riscaldamento del Veneto (oltre 7.000 addetti tra Vicenza-Padova-Verona) e, di seguito, il video dell'incontro.

"Oggi ci confronteremo sulla rivoluzione energetica e ci interessa proprio chiarire questo! Che è una rivoluzione, sia chiaro. Non è una semplice transizione: è una rivoluzione! Non sarà né semplice né neutra, anzi: sarà fortemente impattante sulla nostra economia.  

Dalle decisioni che prenderemo ora, come Sistema territoriale fatto da imprese e governo regionale, dipenderà il futuro di 7.000 persone che lavorano nell’industria del riscaldamento del Veneto e delle loro famiglie. 
Persone che sviluppano 2 miliardi di fatturato per questo territorio e che sono messe in pericolo se non si tiene in debito conto cosa vuol dire “fare la rivoluzione energetica” a livello industriale.

Ma il settore energetico è solo uno dei settori impattati. Ad esso vanno aggiunti, tra gli altri, migliaia di addetti nell’industria della componentistica dell’automotive, che comprendono metalmeccanici, plastici, elettronici ma anche la concia, per esempio. 

Perciò qui oggi lanciamo un segnale di pericolo forte. Chi romanticamente ipotizza scenari di semplicissimo abbandono dei combustibili fossili dicendo che tanto siamo il paese del sole e del vento: è lontano anni luce dalla realtà.
Se ci facciamo affascinare da questi slogan senza approfondire e siamo passivi nei confronti di quello che ci richiede la rivoluzione energetica, queste produzioni su cui si basa l’industria veneta spariranno dal Veneto e dall’Italia. 
Non c’è una via di mezzo, non c’è un compromesso. Spariranno.

Ma la cosa importante e la cosa bella che voglio dire oggi a voi tutti, è che se lavoriamo in modo coordinato e consapevole io sono convinta che il Veneto possa essere invece il campione mondiale della transizione energetica
Può essere la Cupertino dell’energia perché, a tutti gli effetti, lo è già. Basta vederla!

Perché il Veneto è l’unica regione in Europa che ha imprese, centri di ricerca e sviluppo, know how, competenze tecniche e università straordinarie tali da poter aprire una nuova via energetica nel riscaldamento. Siamo unici a livello tecnologico. Per trovare competenze paragonabili bisogna andare in Giappone.

Il distretto allargato che si sviluppa tra Verona, Vicenza e Padova deve diventare il distretto della transizione energetica, che sviluppa progetti unici al mondo che localizzino qui in Veneto le produzioni dei prodotti dei prossimi decenni. Questa cosa si chiama PIL e si chiama occupazione. E lo può fare se le istituzioni pubbliche e le imprese come le nostre lavorano insieme. 

In questo senso il PNRR può essere uno degli strumenti per incentivare questo processo e creare nuova occupazione oltre a difendere i posti di lavoro. 
Questa grande risorsa che l’Europa ci ha messo a disposizione deve avere come fine quello di innescare un processo virtuoso di sviluppo in Veneto che permetta alla nostra Regione di mantenere la propria caratteristica di grande protagonista manifatturiero a nel mondo.

Perché parlare di trasformazioni in campo industriale significa quindi mettersi in testa che ci sono due possibilità.

La prima prevede di guardare dove stanno andando i mercati e le tecnologie in Europa e nel mondo, mettere a confronto questo scenario con le scelte fatte dai regolatori nazionali ed europei e, di conseguenza, prendere una direzione chiara a livello regionale, concertata tra società, istituzioni, università e imprese su come fare questa benedetta trasformazione. 
Perché saranno le imprese poi a dover realizzare le tecnologie, ma deve essere chiara la direzione.

La seconda possibilità è iniziare a fare i conti con una disoccupazione diffusa, ben più e ben peggio rispetto al 2008. 

Siccome però io di mestiere faccio l’imprenditrice e il lavoro lo voglio dare e gli stipendi pure, le scelte, per me, si riducono a una.

Sento però troppo parlare con entusiasmo dei dati della ripresa 2021. L’anno scorso è andato bene, ma noi stiamo guardando al 2023/24/25 e quelli non li vediamo per nulla rosei.

Un esempio concreto di quello che ci aspetta lo stiamo già intravedendo nel settore delll’automotive che sta pagando con il -43 per cento di ordini l’effetto di una propaganda confusa e naive a favore dell’auto elettrica, messaggi che accarezzano le coscienze del cittadino ma che creano confusione. 
Quando parlo di automotive, tutti si immaginano gli stabilimenti Porsche, ma per noi l’automotive significa stampaggio di lamiera, stampatori eccellenti che vendono in tutto il mondo e che ora, senza avere colpe, si trovano in profonda crisi e non sanno cosa faranno tra un anno se non chiariamo quale sarà la politica sulla mobilità nella nostra nazione.
Questo stesso scenario è il rischio che corriamo per molti altri settori industriali su cui si regge l’economia veneta, la più importante del paese.

Ma in Veneto ci sono industrie e competenze pazzeschi, abbiamo l’obbligo di stare al passo con lo sviluppo tecnologico strategico, a tempi e con costi competitivi
Altrimenti ci troveremo nelle condizioni per cui gli investimenti verranno spostati da qualche altra parte. 

E per quanto riguarda il sistema paese, se non iniziamo a costruire qui le tecnologie per la produzione e la conversione dell’energia pulita in elettricità e riscaldamento: il rischio è che si finisca dalla padella della dipendenza dal gas russo alla brace della dipendenza dai materiali provenienti dal Far East, dove hanno anche fatto incetta di materie prime, come le terre rare, per la produzione di taluni prodotti. 
E quando parlo di dipendenza, non parlo per eufemismi. Il pericolo è farci prendere per il collo da futuri monopoli cinesi

Questo concetto lo dico ancora più chiaramente: dobbiamo puntare sull’indipendenza energetica, ovvero sia produrre energia da soli sia produrre i componenti e i macchinari necessari per vivere in modo più sostenibile
La transizione energetica per il veneto deve essere un'opportunità per crescere e non la prima causa di disoccupazione.

Facciamo in modo che gli altri paesi, Germania, Francia, Cina, Stati Uniti, continuino a essere dipendenti dalla nostra tecnologia come lo sono oggi! Noi siamo le aziende champion, siamo i fornitori del mondo e tali dobbiamo restare! Questo che vorrei che fosse chiaro a tutti.

Dobbiamo quindi capire che cavalcare la rivoluzione energetica, cosa che io credo che possiamo tranquillamente fare, significa fare due cose:

  1. Sostenere come non mai la ricerca e sviluppo, a livello privato e a livello pubblico. Questo territorio ha grandissime competenze, bisogna capirlo, sostenerlo e dare alle aziende tempo necessario per trasformare le produzioni. 
  2. Farlo insiemeL’industria, il lavoro e la politica. E la Regione. 

E magari pure lo Stato, anche se ci credo poco a un anno dalle elezioni e dopo a fronte della proposta di Confindustria di un taglio strutturale del cuneo fiscale a favore dei lavoratori (a partire da quelli con stipendi sotto i 35k), la risposta è stato un populistico bonus una tantum di 200 euro a qualcuno… compresi coloro che prendono il reddito di cittadinanza. Ma della miopia del ministro Orlando non voglio parlare qui ora. Però, sulla Regione sì che mi sento di poter riporre una concreta speranza.

Chiediamo di non essere soli a reagire a quella che è stata definita come la tempesta perfetta.
Chiediamo che ci sia un coordinamento tra la politica - che ha l’onere e l’onore di decidere e di instradare i territori - e le imprese – che hanno le mani in pasta con lo sviluppo tecnologico e i mercati del futuro - affinché si possa lavorare, investire e assumere in presenza di una chiara direzione di politica industriale sui temi energetici.

Possiamo, su questo, rappresentare un caso di successo internazionale non solo dal punto di vista ecologico, ma anche economico e soprattutto occupazionale.
Chiedo la politica di stare con noi, ovvero di stare con le persone che continuano a voler lavorare e crescere qui in Veneto".