La storia di Bassano del Grappa è tutt’uno con quella del suo Ponte Vecchio, perché entrambi parallelamente hanno rappresentato ruoli strategici fondamentali sia dal punto di vista militare e politico, ma anche sociale ed economico. Si pensi che nel 1259 lo statuto “De lignis Pontis Brentae” lo tutelava imponendo una multa di 40 soldi a chi avesse rubato legni dal ponte. La sua storia annota almeno due tipologie di accadimenti disastrosi: le demolizioni causate dalle piene del fiume e gli abbattimenti attuati dall’uomo per motivi di autodifesa (data la posizione strategica del corso d’acqua).
Le vicende che hanno riguardato il manufatto nel secoli così hanno sempre finito per coinvolgere maestranze edili, carpentieri e marangoni locali.
Dal Cinquecento a oggi, distruzioni e ricostruzioni
Dopo tre “brentane” avvenute nel XVI secolo, il Consiglio Civico nel 1568 deliberò che “esso ponte sia reffatto et construtto nel modo e forma che era il precedente”. Per affrontare spesa e lavoro viene autorizzato anche il taglio di 200 roveri. Nell’estate del 1569 si chiese l’intervento di Andrea Palladio, che poi consegnò il progetto con la descrizione minuziosa dei vari particolari costruttivi, con misure e accorgimenti vari; accompagnò il tutto con tre disegni secondo cui: “A, è il diritto del fianco del ponte”; “G, è il diritto di uno de’ capi del ponte”; “H, è la pianta degli ordini de’ pali, con i speroni, i quali non lasciano, che detti pali siano percossi da i legnami, che vengono giù per il fiume”.
L’opera è descritta nel trattato del Palladio stesso “I quattro libri dell’architettura – Libro III – Cap. IX – del ponte di Bassano”.
Il 18 luglio 1569 il lavoro venne affidato al maestro carpentiere Battista di Guglielmo Marchesi di Bergamo, artigiano assai apprezzato per i suoi lavori eseguiti a Vicenza e soprattutto perché uomo di fiducia del Palladio. Finito nel 1570, il ponte si confermò opera di architettura unica. La struttura dimostrava certamente di essere più elastica di una analoga in muratura e tale risultò reggendo alle ricorrenti e rovinose piene dei successivi due secoli.
Nuovi danni alla struttura lignea furono arrecati dagli uomini durante le campagne napoleoniche, tra il 1809 ed il 1813.
Un ennesimo intervento di ricostruzione fu necessario nel 1831, diretto dall’ingegnere Giuseppe Marini. Poi conobbe altre tre distruzioni provocate dall’uomo in tempi a noi vicini.
La prima avvenne agli inizi della Prima Guerra Mondiale, quando il 17 settembre 1915 un aereo austriaco impegnato nella sua prima azione di guerra effettuò il primo bombardamento sulla città colpendo il manufatto.
Toccò ai militari del Genio Pontieri riadattarlo in tempi brevissimi, nel 1916, perché bisognava assicurare il transito alle migliaia di camion che dovevano trasportare truppe ed armamenti sull’altipiano di Asiago.
La seconda, nel 1944, derivò da bombardamento anglo-americano che distrusse parzialmente una campata della struttura. La terza, successiva di pochi mesi, come quella citata del 1511, fu programmata dagli stessi bassanesi.
Infatti le forze di liberazione locali, preso atto che l’altro ponte della città, il Ponte Novo (costruito nel 1916) era già stato colpito più volte dai bombardieri anglo-americani e distrutto il 23 aprile 1945, volendo tagliare all’esercito tedesco, ormai nemico in ritirata, ogni via di fuga transitabile, ed anche per evitare ulteriori bombardamenti da parte delle forze alleate, deliberarono di eliminare anche il Ponte Vecchio, unico rimasta tra le sponde del Brenta. Le unità partigiane della brigata “Martiri del Grappa” non esitarono a farlo la sera del 15 febbraio 1945 con 4 cariche di plastico di 60 kg. ciascuna.
I tedeschi, in ritirata, il 29 aprile lo distrussero completamente facendo brillare una mina.
Ancora un volta lo storico ponte, distrutto in pochi secondi, fu rifatto, sempre in legno (impiegando tronchi di acacia, castagno e larice) in 9 mesi, tra l’autunno 1947 e l’estate ‘48. I lavori principali furono affidati all’Impresa Edile Giulio Tessarolo e Figli di Rosà.
Oggi il ponte è di nuovo in pericolo
Oggi il ponte è di nuovo in pericolo… Manutenzioni e restauri non hanno fermato il deterioramento e le deformazioni. Al capezzale del ponte sono accorsi i maggiori esperti e la rinascita di questo ponte, che in fondo è come una fenice, si avvicina.
Il sindaco di Bassano Riccardo Poletto e il suo vice, nonché Assessore alla Cura Urbana, Roberto Campagnolo parlano all’unisono quando devono inquadrare ciò che il ponte è e vorrebbero divenisse nel prossimo futuro dopo l’intervento di restauro.
“Non abbiamo avuto alcun dubbio circa l’opportunità di identificare, da subito, un partner autorevole e competente che ci affiancasse nel percorso e ci sostenesse nella nostra volontà di modificare il tradizionale approccio al restauro a vantaggio di una nuova filosofia di pensiero: intervenire sul manufatto ponendo le basi affinché i restauri futuri siano facilitati nelle fasi di intervento, nelle modalità di lavoro, nei materiali da utilizzare”.
Il partner è stato identificato nell’Università di Padova, con la quale è stata sottoscritto una convenzione, e nel prof. ing. Claudio Modena, luminare di fama, ingegnere, specializzato nella costruzione e ristrutturazione dei ponti.
“Gli obiettivi che ci proponiamo sono diversi – spiegano Poletto e Campagnolo -. Prioritaria è, naturalmente, la necessità di restituire al ponte solidità, bellezza e adesione all’originale idea palladiana anche nella scelta dei materiali, ma riteniamo che l’esperienza bassanese possa diventare, per le caratteristiche e l’approccio tecnico, un caso di livello internazionale, dove sperimentare nuove modalità di intervento da applicare in altre strutture con analoghe caratteristiche costruite nel mondo. Il Ponte di Bassano potrebbe entrare a pieno diritto negli atenei di tutto il mondo diventando un modello di studio. Le professionalità messe in campo ci permettono di pensarlo, le sensibilità dimostrate in questi mesi da molti soggetti anche. Guardiamo dunque all’emergenza di oggi pensando già a domani, sia dal punto di vista del manufatto ligneo che delle municipalità a venire: vorremmo offrire loro le condizioni migliori per non dover partire ogni volta da zero, ma forti di un archivio storico e tecnico approfondito e organizzato”.
Il restauro passa dal monitoraggio
Tra 2012 e 2013, con l’obiettivo di analizzare il comportamento strutturale del ponte e programmare gli interventi di conservazione, è stato avviato un monitoraggio tramite strumentazione topografica (Stazione Totale e Laser Scanner per il rilievo). Ciò ha permesso di ricostruire i diagrammi dei cedimenti dell’impalcato. Si è rilevato un cedimento generalizzato e costante nel tempo dell’intera struttura (la zona maggiormente interessata da cedimenti verticali è risultata quella compresa tra la mezzeria della I campata da est e la mezzeria della III campata da est) e, in particolare, le analisi delle sezioni dei montanti e dei traversi della copertura non hanno evidenziato rotazioni o traslazioni orizzontali apprezzabili con il laser scanner, essendo sempre minori di 2 mm pari all’errore di post-processing dei dati.
A seguito di questi monitoraggi, si è reso necessario procedere a più approfondite ispezioni sullo stato di conservazione delle fondazioni “stilate” del Ponte con un’indagine specialistica sui materiali lignei sommersi. Operatori subacquei specializzati dello Studio Foppoli Moretta di Tirano (Sondio), muniti di telecamera a sistema di comunicazione audio e video con la superficie, hanno svolto un’ispezione puntuale per verificare lo stato di conservazione degli elementi lignei e delle palificate e delle strutture immerse, dei piloni e rilevato particolari situazioni di dissesto/degrado. Questa modalità di intervento ha permesso di evitare la posa di impalcature, riducendo notevolmente di costi. E’ stato inoltre effettuato il prelievo di alcuni campioni di legno e di materiali consolidanti.
Le modalità di esecuzione e l'ubicazione delle prove sono state definite in accordo con il prof. Modena, incaricato delle successive valutazioni strutturali. Si è verificato così che dal 1990 le camicie dei tubi di fondazione sono in un avanzato stato di deterioramento, così come tutte le carpenterie metalliche che compongono il sistema di ancoraggio e contrasto delle travi. Inoltre, le sottostrutture presentano segni di danneggiamento abbastanza diffusi, sia nelle strutture metalliche sia in quelle lignee.
Il progetto di ristrutturazione
Viste le criticità emerse, l’Amministrazione Comunale ha elaborato un programma e una strategia per affrontare l’importante e fondamentale intervento di recupero del Ponte. La progettazione, che ovviamente sarà via via vagliata dalla Soprintendenza, è stata affidata ad un team di cinque professionisti dell’ufficio tecnico interno con la collaborazione esterna dell’ICEA Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale dell’Università di Padova (il cui referente scientifico è il prof. Modena), con il quale il Comune ha sottoscritto una convenzione per lo svolgimento di attività di ricerca e sperimentazione sullo stato di conservazione e sulle condizioni di sicurezza, dal punto di vista delle azioni statiche e sismiche, e sui possibili interventi per la riparazione, il rinforzo e il restauro del Ponte degli Alpini.
Inoltre, il prof. Giovanni Carbonara, docente di restauro architettonico all’università “La Sapienza” di Roma, affiancherà l’equipe di progettazione per la parte storica.
Il Comune ha affidato all’ICEA lo svolgimento di attività di studio, indagine e modellazione strutturale propedeutiche allo sviluppo di un progetto di riparazione, rinforzo e restauro del ponte. Queste attività richiedono disponibilità di mezzi, strumentazioni, competenze tecniche specialistiche non presenti attualmente in Bassano, mentre l’ICEA è in possesso di competenze particolarmente qualificate e di alto profilo scientifico nonché di strutture organizzative, metodologiche e tecniche per supportare il Comune nello svolgimento delle attività previste.
Infine, un rapporto di collaborazione con Federlegno Arredo permetterà di approfondire ulteriormente le problematiche dell’antico manufatto e di stabilire una programmazione in grado di definire tutti i passaggi necessari per restituire bellezza e funzionalità al simbolo per eccellenza della città.
Le vicende che hanno riguardato il manufatto nel secoli così hanno sempre finito per coinvolgere maestranze edili, carpentieri e marangoni locali.
Dal Cinquecento a oggi, distruzioni e ricostruzioni
Dopo tre “brentane” avvenute nel XVI secolo, il Consiglio Civico nel 1568 deliberò che “esso ponte sia reffatto et construtto nel modo e forma che era il precedente”. Per affrontare spesa e lavoro viene autorizzato anche il taglio di 200 roveri. Nell’estate del 1569 si chiese l’intervento di Andrea Palladio, che poi consegnò il progetto con la descrizione minuziosa dei vari particolari costruttivi, con misure e accorgimenti vari; accompagnò il tutto con tre disegni secondo cui: “A, è il diritto del fianco del ponte”; “G, è il diritto di uno de’ capi del ponte”; “H, è la pianta degli ordini de’ pali, con i speroni, i quali non lasciano, che detti pali siano percossi da i legnami, che vengono giù per il fiume”.
L’opera è descritta nel trattato del Palladio stesso “I quattro libri dell’architettura – Libro III – Cap. IX – del ponte di Bassano”.
Il 18 luglio 1569 il lavoro venne affidato al maestro carpentiere Battista di Guglielmo Marchesi di Bergamo, artigiano assai apprezzato per i suoi lavori eseguiti a Vicenza e soprattutto perché uomo di fiducia del Palladio. Finito nel 1570, il ponte si confermò opera di architettura unica. La struttura dimostrava certamente di essere più elastica di una analoga in muratura e tale risultò reggendo alle ricorrenti e rovinose piene dei successivi due secoli.
Nuovi danni alla struttura lignea furono arrecati dagli uomini durante le campagne napoleoniche, tra il 1809 ed il 1813.
Un ennesimo intervento di ricostruzione fu necessario nel 1831, diretto dall’ingegnere Giuseppe Marini. Poi conobbe altre tre distruzioni provocate dall’uomo in tempi a noi vicini.
La prima avvenne agli inizi della Prima Guerra Mondiale, quando il 17 settembre 1915 un aereo austriaco impegnato nella sua prima azione di guerra effettuò il primo bombardamento sulla città colpendo il manufatto.
Toccò ai militari del Genio Pontieri riadattarlo in tempi brevissimi, nel 1916, perché bisognava assicurare il transito alle migliaia di camion che dovevano trasportare truppe ed armamenti sull’altipiano di Asiago.
La seconda, nel 1944, derivò da bombardamento anglo-americano che distrusse parzialmente una campata della struttura. La terza, successiva di pochi mesi, come quella citata del 1511, fu programmata dagli stessi bassanesi.
Infatti le forze di liberazione locali, preso atto che l’altro ponte della città, il Ponte Novo (costruito nel 1916) era già stato colpito più volte dai bombardieri anglo-americani e distrutto il 23 aprile 1945, volendo tagliare all’esercito tedesco, ormai nemico in ritirata, ogni via di fuga transitabile, ed anche per evitare ulteriori bombardamenti da parte delle forze alleate, deliberarono di eliminare anche il Ponte Vecchio, unico rimasta tra le sponde del Brenta. Le unità partigiane della brigata “Martiri del Grappa” non esitarono a farlo la sera del 15 febbraio 1945 con 4 cariche di plastico di 60 kg. ciascuna.
I tedeschi, in ritirata, il 29 aprile lo distrussero completamente facendo brillare una mina.
Ancora un volta lo storico ponte, distrutto in pochi secondi, fu rifatto, sempre in legno (impiegando tronchi di acacia, castagno e larice) in 9 mesi, tra l’autunno 1947 e l’estate ‘48. I lavori principali furono affidati all’Impresa Edile Giulio Tessarolo e Figli di Rosà.
Oggi il ponte è di nuovo in pericolo
Oggi il ponte è di nuovo in pericolo… Manutenzioni e restauri non hanno fermato il deterioramento e le deformazioni. Al capezzale del ponte sono accorsi i maggiori esperti e la rinascita di questo ponte, che in fondo è come una fenice, si avvicina.
Il sindaco di Bassano Riccardo Poletto e il suo vice, nonché Assessore alla Cura Urbana, Roberto Campagnolo parlano all’unisono quando devono inquadrare ciò che il ponte è e vorrebbero divenisse nel prossimo futuro dopo l’intervento di restauro.
“Non abbiamo avuto alcun dubbio circa l’opportunità di identificare, da subito, un partner autorevole e competente che ci affiancasse nel percorso e ci sostenesse nella nostra volontà di modificare il tradizionale approccio al restauro a vantaggio di una nuova filosofia di pensiero: intervenire sul manufatto ponendo le basi affinché i restauri futuri siano facilitati nelle fasi di intervento, nelle modalità di lavoro, nei materiali da utilizzare”.
Il partner è stato identificato nell’Università di Padova, con la quale è stata sottoscritto una convenzione, e nel prof. ing. Claudio Modena, luminare di fama, ingegnere, specializzato nella costruzione e ristrutturazione dei ponti.
“Gli obiettivi che ci proponiamo sono diversi – spiegano Poletto e Campagnolo -. Prioritaria è, naturalmente, la necessità di restituire al ponte solidità, bellezza e adesione all’originale idea palladiana anche nella scelta dei materiali, ma riteniamo che l’esperienza bassanese possa diventare, per le caratteristiche e l’approccio tecnico, un caso di livello internazionale, dove sperimentare nuove modalità di intervento da applicare in altre strutture con analoghe caratteristiche costruite nel mondo. Il Ponte di Bassano potrebbe entrare a pieno diritto negli atenei di tutto il mondo diventando un modello di studio. Le professionalità messe in campo ci permettono di pensarlo, le sensibilità dimostrate in questi mesi da molti soggetti anche. Guardiamo dunque all’emergenza di oggi pensando già a domani, sia dal punto di vista del manufatto ligneo che delle municipalità a venire: vorremmo offrire loro le condizioni migliori per non dover partire ogni volta da zero, ma forti di un archivio storico e tecnico approfondito e organizzato”.
Il restauro passa dal monitoraggio
Tra 2012 e 2013, con l’obiettivo di analizzare il comportamento strutturale del ponte e programmare gli interventi di conservazione, è stato avviato un monitoraggio tramite strumentazione topografica (Stazione Totale e Laser Scanner per il rilievo). Ciò ha permesso di ricostruire i diagrammi dei cedimenti dell’impalcato. Si è rilevato un cedimento generalizzato e costante nel tempo dell’intera struttura (la zona maggiormente interessata da cedimenti verticali è risultata quella compresa tra la mezzeria della I campata da est e la mezzeria della III campata da est) e, in particolare, le analisi delle sezioni dei montanti e dei traversi della copertura non hanno evidenziato rotazioni o traslazioni orizzontali apprezzabili con il laser scanner, essendo sempre minori di 2 mm pari all’errore di post-processing dei dati.
A seguito di questi monitoraggi, si è reso necessario procedere a più approfondite ispezioni sullo stato di conservazione delle fondazioni “stilate” del Ponte con un’indagine specialistica sui materiali lignei sommersi. Operatori subacquei specializzati dello Studio Foppoli Moretta di Tirano (Sondio), muniti di telecamera a sistema di comunicazione audio e video con la superficie, hanno svolto un’ispezione puntuale per verificare lo stato di conservazione degli elementi lignei e delle palificate e delle strutture immerse, dei piloni e rilevato particolari situazioni di dissesto/degrado. Questa modalità di intervento ha permesso di evitare la posa di impalcature, riducendo notevolmente di costi. E’ stato inoltre effettuato il prelievo di alcuni campioni di legno e di materiali consolidanti.
Le modalità di esecuzione e l'ubicazione delle prove sono state definite in accordo con il prof. Modena, incaricato delle successive valutazioni strutturali. Si è verificato così che dal 1990 le camicie dei tubi di fondazione sono in un avanzato stato di deterioramento, così come tutte le carpenterie metalliche che compongono il sistema di ancoraggio e contrasto delle travi. Inoltre, le sottostrutture presentano segni di danneggiamento abbastanza diffusi, sia nelle strutture metalliche sia in quelle lignee.
Il progetto di ristrutturazione
Viste le criticità emerse, l’Amministrazione Comunale ha elaborato un programma e una strategia per affrontare l’importante e fondamentale intervento di recupero del Ponte. La progettazione, che ovviamente sarà via via vagliata dalla Soprintendenza, è stata affidata ad un team di cinque professionisti dell’ufficio tecnico interno con la collaborazione esterna dell’ICEA Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale dell’Università di Padova (il cui referente scientifico è il prof. Modena), con il quale il Comune ha sottoscritto una convenzione per lo svolgimento di attività di ricerca e sperimentazione sullo stato di conservazione e sulle condizioni di sicurezza, dal punto di vista delle azioni statiche e sismiche, e sui possibili interventi per la riparazione, il rinforzo e il restauro del Ponte degli Alpini.
Inoltre, il prof. Giovanni Carbonara, docente di restauro architettonico all’università “La Sapienza” di Roma, affiancherà l’equipe di progettazione per la parte storica.
Il Comune ha affidato all’ICEA lo svolgimento di attività di studio, indagine e modellazione strutturale propedeutiche allo sviluppo di un progetto di riparazione, rinforzo e restauro del ponte. Queste attività richiedono disponibilità di mezzi, strumentazioni, competenze tecniche specialistiche non presenti attualmente in Bassano, mentre l’ICEA è in possesso di competenze particolarmente qualificate e di alto profilo scientifico nonché di strutture organizzative, metodologiche e tecniche per supportare il Comune nello svolgimento delle attività previste.
Infine, un rapporto di collaborazione con Federlegno Arredo permetterà di approfondire ulteriormente le problematiche dell’antico manufatto e di stabilire una programmazione in grado di definire tutti i passaggi necessari per restituire bellezza e funzionalità al simbolo per eccellenza della città.