ARCHITETTURA PROTAGONISTA IN FONDAZIONE BISAZZA - Da qualche anno l’architettura contemporanea passa da Montecchio Maggiore. Tappa d’obbligo la sede di Bisazza, dove gli spazi della Fondazione omonima si aprono per accogliere le archistar internazionali.
Dopo la personale di John Pawson e l'installazione di Arik Levy, presentate nel corso del 2012, quest’anno, fino al 28 luglio, tocca a Richard Meier, che qui - per la prima volta in Italia - presenta un'ampia e inedita retrospettiva del suo lavoro in occasione dei cinquant'anni di attività. E negli spazi ampi e lineari di questo nuovo loft dedicato non all’abitare bensì all’architettura contemporanea stessa, è davvero un piacere per i professionisti potersi soffermare ad osservare il modus operandi dei Maestri del costruire.
La mostra, dal titolo “Richard Meier. Architettura e Design”, organizzata dalla Fondazione Bisazza per il Design e l'Architettura Contemporanea in collaborazione con lo Studio Meier, raccoglie e sintetizza alcuni dei lavori più rappresentativi dello stile dell’architetto americano. Stile in cui dominano superfici ampie e continue, ora curve ora piane. I progetti presentati nell'ambito dell'esposizione mettono in luce la sua filosofia del design, con esempi delle diverse tipologie di edifici affrontate.
Le bacheche racchiudono modelli, bozzetti originali, rendering, fotografie e prodotti di design meno conosciuti come alcune collezioni per la tavola (ciotole, centrotavola, servizi di piatti o da tè, decanter, brocche, posateria in argento o oggetti in acciaio), architetture in miniatura, ma pregne di senso dello spazio e di armonia.
I PROGETTI E L'INTERNAL TIME - C’è chi definisce l’architettura di Meier un’esperienza sensoriale prima di qualsiasi altra cosa: “E’ esplorare il volume, la luce, la texture”. E i disegni esposti lo dimostrano, soprattutto quelli relativi alla Smith House nel Connecticut, al Getty Center a Los Angeles, la Neugebauer Residence in Florida e la Chiesa del Giubileo a Roma.
Altri progetti raffigurano famose realizzazioni quali le Perry Street Towers, l'High Museum of Art ad Atlanta, il Museo Ara Pacis di Roma e il Museo Arp a Rolandseck in Germania, completato di recente. In aggiunta a quest'ampia selezione, sono presentati anche alcuni progetti come le proposte per il World Trade Center Memorial, il New York Avery Fisher Hall e la Bibliothèque Nationale in Francia.
Architettura, dicevamo, di luce e superfici la sua, dove piani a volte paralleli a volte curvati si inseguono e tracciano traiettorie imprevedibili nello spazio, percorrendo l’ombra di se stesse.
Di giorno, solari opere volumetriche riflettenti il candore della purezza della forma, di notte, blocchi materici quanto affascinanti illuminati da bagliori ricchi di mistero.
E alla Bisazza, ad accogliere il visitatore, è un'installazione site-specific progettata appositamente dall'architetto americano, che ora arricchisce la Collezione Permanente della Fondazione Bisazza, di cui è direttore Maria Cristina Didero. L’opera, dal titolo "Internal Time", è un “bosco” stilizzato, creato da possenti elementi verticali rivestiti in mosaico bianco in cui perdersi; labirinto volumetrico, all’esterno del quale un unico modulo orizzontale accoglie una seduta dedicata alla meditazione. .
Per l’archistar, il bianco è il colore più bello, perché in esso puoi vedere tutti i colori.
“L’architettura ha il potere di ispirare, è la madre di tutte le arti. Per me è la più pubblica di tutte le arti – sostiene -. Mi piace credere che l’architettura connette il passato con il presente in modo tangibile e intangibile. Quando mi chiedono in cosa credo, io dico nell’architettura, ha il potere di elevare lo spirito, di unire mente e corpo!”.
LA STORIA DI MEIER - Meier, laureatosi alla Cornell University nel 1957, viaggiò per l'Europa, dove ebbe modo di conoscere Le Corbusier. Tornato negli Stati Uniti, insieme agli architetti Peter Eisenman, John Heiduk, Michael Graves, Charles Gwathmey fondò il gruppo New York Five, con l'intenzione di portare avanti le idee proprio di Le Corbusier, gruppo che nel 1967 arriva ad esporre al MoMa. Tra il 1958 e il 1963 Meier lavorò in diversi e affermati studi, tra i quali quelli di Skidmore, Owings & Merrill (SOM) e di Marcel Breuer.
Nel 1963 nel suo appartamento progetta il suo primo edificio, una residenza per i genitori e subito dopo progetta la Smith House a Darien (Connecticut), l'edificio che comincerà a dargli una fama internazionale.
Gli anni ottanta hanno segnato l'affermarsi di Meier a livello internazionale e gli vennero commissionati importanti edifici, come il Getty Center di Los Angeles e l'High Museum of Art di Atlanta.
Nel 1984, a soli 49 anni, divenne il più giovane architetto ad aver mai vinto il Pritzker Prize; successivamente gli saranno assegnati la Royal Gold Medal dal Royal Institute of British Architects (1989), la Laurea honoris causa dall'Università degli Studi di Napoli Federico II (1991), 12 Honor Awards dell'AIA nazionale, 31 Design Awards dell'AIA di New York City e sarà nominato dal Governo Francese Commander of Art and Letters (1992).
“Richard Meier è una delle voci più importanti e autorevoli dell'architettura internazionale – hanno dichiarato Piero e Rossella Bisazza, presidente e vicepresidente della Fondazione Bisazza -. Considerata la vocazione della Fondazione ad inserirsi con contributi originali nel dibattito culturale dell'architettura contemporanea, abbiamo voluto rendere omaggio ad un architetto come Meier. Siamo onorati che la restrospettiva che accoglieremo sia completamente inedita, realizzata in collaborazione con lo studio Richard Meier & Partners di New York”.
Dopo la personale di John Pawson e l'installazione di Arik Levy, presentate nel corso del 2012, quest’anno, fino al 28 luglio, tocca a Richard Meier, che qui - per la prima volta in Italia - presenta un'ampia e inedita retrospettiva del suo lavoro in occasione dei cinquant'anni di attività. E negli spazi ampi e lineari di questo nuovo loft dedicato non all’abitare bensì all’architettura contemporanea stessa, è davvero un piacere per i professionisti potersi soffermare ad osservare il modus operandi dei Maestri del costruire.
La mostra, dal titolo “Richard Meier. Architettura e Design”, organizzata dalla Fondazione Bisazza per il Design e l'Architettura Contemporanea in collaborazione con lo Studio Meier, raccoglie e sintetizza alcuni dei lavori più rappresentativi dello stile dell’architetto americano. Stile in cui dominano superfici ampie e continue, ora curve ora piane. I progetti presentati nell'ambito dell'esposizione mettono in luce la sua filosofia del design, con esempi delle diverse tipologie di edifici affrontate.
Le bacheche racchiudono modelli, bozzetti originali, rendering, fotografie e prodotti di design meno conosciuti come alcune collezioni per la tavola (ciotole, centrotavola, servizi di piatti o da tè, decanter, brocche, posateria in argento o oggetti in acciaio), architetture in miniatura, ma pregne di senso dello spazio e di armonia.
I PROGETTI E L'INTERNAL TIME - C’è chi definisce l’architettura di Meier un’esperienza sensoriale prima di qualsiasi altra cosa: “E’ esplorare il volume, la luce, la texture”. E i disegni esposti lo dimostrano, soprattutto quelli relativi alla Smith House nel Connecticut, al Getty Center a Los Angeles, la Neugebauer Residence in Florida e la Chiesa del Giubileo a Roma.
Altri progetti raffigurano famose realizzazioni quali le Perry Street Towers, l'High Museum of Art ad Atlanta, il Museo Ara Pacis di Roma e il Museo Arp a Rolandseck in Germania, completato di recente. In aggiunta a quest'ampia selezione, sono presentati anche alcuni progetti come le proposte per il World Trade Center Memorial, il New York Avery Fisher Hall e la Bibliothèque Nationale in Francia.
Architettura, dicevamo, di luce e superfici la sua, dove piani a volte paralleli a volte curvati si inseguono e tracciano traiettorie imprevedibili nello spazio, percorrendo l’ombra di se stesse.
Di giorno, solari opere volumetriche riflettenti il candore della purezza della forma, di notte, blocchi materici quanto affascinanti illuminati da bagliori ricchi di mistero.
E alla Bisazza, ad accogliere il visitatore, è un'installazione site-specific progettata appositamente dall'architetto americano, che ora arricchisce la Collezione Permanente della Fondazione Bisazza, di cui è direttore Maria Cristina Didero. L’opera, dal titolo "Internal Time", è un “bosco” stilizzato, creato da possenti elementi verticali rivestiti in mosaico bianco in cui perdersi; labirinto volumetrico, all’esterno del quale un unico modulo orizzontale accoglie una seduta dedicata alla meditazione. .
Per l’archistar, il bianco è il colore più bello, perché in esso puoi vedere tutti i colori.
“L’architettura ha il potere di ispirare, è la madre di tutte le arti. Per me è la più pubblica di tutte le arti – sostiene -. Mi piace credere che l’architettura connette il passato con il presente in modo tangibile e intangibile. Quando mi chiedono in cosa credo, io dico nell’architettura, ha il potere di elevare lo spirito, di unire mente e corpo!”.
LA STORIA DI MEIER - Meier, laureatosi alla Cornell University nel 1957, viaggiò per l'Europa, dove ebbe modo di conoscere Le Corbusier. Tornato negli Stati Uniti, insieme agli architetti Peter Eisenman, John Heiduk, Michael Graves, Charles Gwathmey fondò il gruppo New York Five, con l'intenzione di portare avanti le idee proprio di Le Corbusier, gruppo che nel 1967 arriva ad esporre al MoMa. Tra il 1958 e il 1963 Meier lavorò in diversi e affermati studi, tra i quali quelli di Skidmore, Owings & Merrill (SOM) e di Marcel Breuer.
Nel 1963 nel suo appartamento progetta il suo primo edificio, una residenza per i genitori e subito dopo progetta la Smith House a Darien (Connecticut), l'edificio che comincerà a dargli una fama internazionale.
Gli anni ottanta hanno segnato l'affermarsi di Meier a livello internazionale e gli vennero commissionati importanti edifici, come il Getty Center di Los Angeles e l'High Museum of Art di Atlanta.
Nel 1984, a soli 49 anni, divenne il più giovane architetto ad aver mai vinto il Pritzker Prize; successivamente gli saranno assegnati la Royal Gold Medal dal Royal Institute of British Architects (1989), la Laurea honoris causa dall'Università degli Studi di Napoli Federico II (1991), 12 Honor Awards dell'AIA nazionale, 31 Design Awards dell'AIA di New York City e sarà nominato dal Governo Francese Commander of Art and Letters (1992).
“Richard Meier è una delle voci più importanti e autorevoli dell'architettura internazionale – hanno dichiarato Piero e Rossella Bisazza, presidente e vicepresidente della Fondazione Bisazza -. Considerata la vocazione della Fondazione ad inserirsi con contributi originali nel dibattito culturale dell'architettura contemporanea, abbiamo voluto rendere omaggio ad un architetto come Meier. Siamo onorati che la restrospettiva che accoglieremo sia completamente inedita, realizzata in collaborazione con lo studio Richard Meier & Partners di New York”.