06/08/2021

Ruota palladiana - ITINERARIO / 9 Da Caldogno a Dueville e Villaverla

Storie di acqua e di pianura tra rogge e testimonianze di archeologia industriale. Nono itinerario della rubrica curata da Maurizio Mascarin.

BiciCartolina. Dove le rogge e gli argini del Bacchiglione raccontano di una campagna fertile che “vive sull’acqua”; dove le sagome delle antiche fornaci e della manifattura tessile Rossi testimoniano una primordiale presenza industriale.

È un percorso che mostra scenari diversi, a volte fortemente contrastanti, quello che ci porta in giro per le terre di alcuni centri importanti a nord di Vicenza: Caldogno, Dueville e Villaverla. A tratti s’incontrano tipici e confusi spazi urbani nordestini - case e capannoni! - a tratti entusiasmanti e gradevoli oasi verdi, come Il Bosco di Dueville, le Sorgenti di Villaverla e Novoledo, le Risorgive in comune di Caldogno. Che, al di là della diversa denominazione, s’intrecciano in un grande unicum, naturalmente collegato da stradine bianche, sponde d’argine e strosi.

Incrociando qualche semaforo di troppo abbandoniamo Vicenza in direzione Caldogno, dinamico comune della cintura urbana che conserva la palladiana Villa Caldogno ed un drappello di altri nobili edifici.

Si pedala su strade asfaltate in un intercalare di abitazioni anonime, squadrati capannoni senza data e case agricole, per poi approdare ad un originale paesaggio di mezzo, metà agricolo, metà ingegneristico: è quello del grande bacino di laminazione realizzato per far fronte al carattere bizzoso del Bacchiglione. Un’opera idraulica in aperta campagna che, com’era nelle intenzioni dei progettisti, permette belle pedalate e/o passeggiate sull’argine artificiale in un territorio agricolo ridisegnato.

Poi, prendendo via Vegre (un po’ Caldogno, un po’ Villaverla), buttarsi dentro all’area vasta delle Risorgive, fino a giungere all’antico Mulino Bagarella in località Vivaro di Dueville, è un gioco di piacevoli pedalate in un ambiente incontaminato, lontano dai rumori metropolitani, magico e accogliente in tutte le stagioni

Gli itinerari migliori nascono dal caso: un bivio preso per sbaglio, una scorciatoia o un sentiero non segnalato nelle mappe. Nulla ci vieta di far nostro il saggio consiglio dello scrittore di “viaggi solo a piedi” Tomas Espedal, anche perché questi luoghi si prestano a divagazioni in itinere.

Se il vostro occhio è attento e curioso, perdetevi, perdetevi pure tra le righe di stradine bianche, viottoli, sentieri, scoprirete molto di più e di più vario: cascine e case matte, grandi orti e variopinte casette delle api, boschetti e risorgive, capitelli di campagna che rimandano al radicato culto di Sant’Anna, persino tracce e centuriazioni di epoca romana.

Senza dimenticare le testimonianze di archeologia industriale che questo territorio, vario e articolato di storia più o meno remota, sa ancora mostrare: le antiche fornaci Trevisan di Villaverla (1870), recuperate in un complesso in cui ha sede il Municipio; la cartiera di Dueville (in località Vivaro) con il suo maglio del ‘700 e l’arcaico macchinario per la carta paglia; il Canapificio Roi, sulla roggia Molina; gli stabilimenti tessili di fine Ottocento Rossi di Dueville.

Segni di un primordiale umanesimo industriale in un territorio che fu di fertile campagna - di vasti campi a frumento, di viti e morari- e di ricchi possidenti terrieri: i Caldogno, i Ghellini, i Beregani, i Ragona. Così la storia racconta che al tempo - nel ‘400 e dintorni -, per far fronte alle scorrerie dei tanti ladruncoli da campo, queste potenti famiglie ebbero l’idea d’inventarsi le truppe dei saltari, una via di mezzo tra guardia campestre e guardia giurata. Una sorta di moderna Security, insomma. Se le anguane sono rimaste leggende, le figure dei saltari sono rimaste scritte nella storia. Proprio come la dinastia dei Verlato, che a Villaverla s’insediarono nel 1200. Nella terra che dà origine al fiume Bacchiglione è tutto un richiamo alla famiglia sassone dei Verla: da Villa Verla (l’antica dicitura) alle architetture austere di Villa Verlato sino alla Roggia Verlata, che ancora oggi scrive sull’acqua la memoria di questa dinastia.

Andata&Ritorno. Si esce dal centro storico di Vicenza attraversando il signorile quartiere di San Marco; prendete a sinistra per via Tommaso Tasso, ben decifrabile per le graziose casette dei primi ‘900 e, attraverso la ciclopista, proseguite per via Lamarmora, in direzione San Bortolo (con un allungo in strada Marosticana si può osservare Villa Trissino Rigo).

Giunti al semaforo della tangenziale, via dritti per via Sant’Antonino (in parte pista ciclabile), che conduce in località Ponte del Marchese. Attraversato il ponte sul Bacchiglione, si va spediti in direzione Rettorgole – Cresole. Siamo in una campagna ancora molto urbanizzata. Fate attenzione al bivio semaforico che indica Caldogno (a sinistra, 3 km), quindi si prosegue per via Ca’ Alta. Con occhio vigile alle frecce direzionali, prendete a sinistra per via Giaroni e, all’altezza di un ennesimo stop, sterzate a destra. Eccoci a Caldogno, che ci accoglie con il suo notevole complesso architettonico di villa Caldogno; il grande parco pubblico circostante merita una sosta, come pure la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista (ricostruita nel 1648).

Come spesso accade ai comuni- hinterland, Caldogno è figlio del caotico boom urbanistico degli Anni 70-80 e questo, purtroppo, lo si nota. Ma ha pur sempre delle cose belle da vedere: Villa Todescato, rifacimento tar­do medioevale di un antico castello; la chiesa di San Michele, riconducibile ad un rifaci­mento tardo romanico. È inoltre il luogo di residenza di un noto pittore-illustratore, Vico Calabrò. A lui si deve, tra l’altro, un’originale pubblicazione illustrata sul Giro d’Italia. E questo, per noi cicloturisti, è già un titolo di merito.

Lasciamo il centro di Caldogno ripartendo da Piazza Europa in direzione Thiene; poche centinaia di metri e intercettiamo prima una rotatoria (a sinistra per via Capovilla), poi un semaforo che dà il via ad un lungo rettilineo su ciclabile; quindi un’altra rotatoria; tenendo la destra ci si immette con attenzione nella provinciale Vicenza –Thiene, che in questo tratto affianca le acque del Timonchio, il torrente che a sua volta dà origine al Bacchiglione. Il lungo centro di Villaverla è a vista d’occhio: da piazza del Popolo si può vedere villa Verlato e, sul lato destro del curvone, villa Ghellini. Meno conosciuto, ma non per questo meno interessante, il seicentesco palazzo Martinengo, in cui campeggia il simbolo di una grande aquila.Fin qui abbiamo pedalato su strade intercalate da rotatorie, stop, semafori, ma lo scenario d’ora in poi è destinato a cambiare.

Im­boccando a destra via Roare, in direzione Novoledo, si entra nella parte più pedalabile e bucolica del percorso. La strada è poco trafficata e circondata dalla campagna. Alla rotatoria si tiene la destra, s’imbocca la breve ciclabile e si giunge in Piazza Elisabetta de Toni a Novoledo (parrocchiale di S. Andrea Apostolo, 1858; escursioni al Bosco di Novoledo e alla Roggia Verlata).

Dopo poche centinaia di metri, svoltiamo a sinistra per via Fogazzaro; intercettiamo un paio di sottopassi e una biforcazione: una va in direzione Levà, l’altra, sulla destra, nel borghetto di Sant’Anna (chiesetta Sant’Anna,1642). Proseguendo dritti in pochi e facili chilometri si raggiunge Levà, nota per la “Sagra della quaglia” che si tiene a settembre. Imboccando via Europa Unita, tra lunghi rettilinei e ampi curvoni a filo con la campagna, ci si trova a Montecchio Precalcino; qui, meritano una visi­ta l'Azienda Agricola Sperimentale e il Vigneto Sperimentale; il cimitero di guerra inglese e la chiesa parrocchiale, ricostruita nel 1731; il Villino Cerato del Palladio (1540); il parco con piante secolari di Villa Nievo Bonin Longare e Villa Da Schio Cita, del ‘700.

Da Montecchio Precalcino, oltrepassato il cavalcavia “a biscione” dell’autostrada, si prosegue senza alcuna difficoltà per il centro di Dueville (rustico Ramina del ‘500, barchessa villa Monza), una cittadina ben ordinata e accogliente che vive attorno a piazza Monza e che testimonia di una storia industriale importante. Per uscire da Dueville imbocchiamo via Roma, che sta alle spalle della chiesa parrocchiale e che conduce al passaggio a livello. Il panorama torna campestre, le strade si fanno a zig zag e poco trafficate. Da lì a Vivaro è un bel vedere: Villa Porto del Conte (anche da Porto Pedrotti); Villa Da Porto Casarotto (con l’Oratorio Porto progettato dal Calderari, 1774).

Per via Palladio si prosegue alla volta di Povolaro ( villino Rossi, dimora di campagna seicentesca; villa Carletti; villa Patrizia ) e, all’altezza di Piazza del Redentore, si svolta a de­stra per Vigardolo; oltrepassata la vec­chia chiesetta ristrutturata si piega a sinistra per via Prati in direzione di Cavazzale ( località che nel 1876 accolse il poeta Giacomo Zanella ) e Anconetta, dove un lunghissimo rettilineo ci condurrà al complesso di Villa Imperiali Lampertico situato in stradone Nicolosi. Siamo così giunti ai titoli di coda di questo itinerario. Ancora pochi chilometri lungo la trafficata Postumia ss.53 Vicenza-Treviso e si è di nuo­vo in città.

ITINERARIO. Vicenza (Piazza Matteotti) – Caldogno – Villaverla - Montecchio Precalcino (andata). Montecchio Precalcino –Dueville – Vivaro - Povolaro- Cavazzale - Anconetta- Vicenza (ritorno).

CARATTERISTICHE. Percorso senza difficoltà, tutto in piano, con brevi tratti stradali trafficati in corrispondenza della provinciale Vicenza-Thiene e della Postumia Vicenza-Treviso.

TOTALE km. 43

CicloPensiero. “Il pigro non se ne va in giro con le mani in tasca, è sempre indaffarato. Perdere tempo è tra le occupazioni più affaticanti”, da I pensieri oziosi di un ozioso di Jerome K. Jerome

LE VILLE: Villa Trissino Rigo, Villa De Paoli Pagani, Villa Caldogno, Villa Ghellini, Villa Verlato Putin, Villa Brandizii Cita, Villa Nievo Bonin Longare, Villa Da Porto Casarotto, Villa Monza, Villa Da Porto Del Conte, Villa Fadinelli Berdin, Villa Valmarana Bressan, Villa Imperiali Lampertico.

Villa Trissino Rigo (Vicenza). Sorge su un edificio gotico preesistente. Attorno al 1530 Giangiorgio Trissino, letterato e diplomatico, inter­venne con profondi lavori di rinnovamento. La facciata, prima testimo­nianza rinascimentale in terra vicentina, è formata da un settore centrale affiancato da due torri. Nel cantiere lavorò anche la bot­tega di Giovanni da Pedemuro, nella quale faceva pratica Andrea di Pietro della Gon­dola. E fu proprio il Trissino a scoprirne le eccezionali doti e a dargli l’aulico (così lo definì Gothe) soprannome di Palladio.

Villa De Paoli Pagan (Rettorgole). Costruita nel 1713 fu rimaneggiata nell'800 dall'architetto Giuseppe Marchi.

Villa Caldogno (Caldogno). Opera di Andrea Pal­ladio, fu costruita nel 1570. Il prospetto principale ha il settore mediano leggermente avanzato, nel quale si apre una triade di archi bugnati di grande effetto. Singolare la scalinata d'accesso a base poligonale. All'interno stupendo ciclo di affreschi di Giovanni Fasolo, Giulio Car­pioni e Gian Battista Zelotti.

Villa Ghellini (Villaverla). Costruita nel 1664 dall'architetto Antonio Pizzocaro, la fastosa villa gravita attorno ad un ampio cortile. Il corpo padronale si avvale di quattro piani, le ali più basse si aprono in archi sormontati da statue di Bendazzoli e Cassetti. Chiesetta del ‘700.

Villa Verlato (Villaverla). Eretta nel 1574 dall'architetto Vincenzo Scamozzi. Il solenne prospetto principale si sviluppa su quattro piani, un'alta fascia bugnata sostiene 6 semicolonne ioniche a modulo gigante sormontate da timpano ric­camente adornato. Le sale interne presenta­no affreschi attribuiti a Girolamo Pisani, allievo di Gian Battista Zelotti e ad altro autore ignoto. Cappella del 1487 e barchessa.

Villa Brandizii Cita (Montecchio Precalcino). Edificata nel tardo '600 su edificio preesi­stente, la facciata posteriore manifesta qualche traccia gotica. Tele del XVII secolo; oratorio costruito nel 1762; barchessa e parco.

Villa Nievo Bonin Longare (Montecchio Precalcino). Rifacimento neogotico del 1880 su preesistente villa settecentesca. Cappella dei SS. Michele Arcangelo e Francesco del 1685. Giardino e parco con piante secolari. Attigua chiesetta gotica di San Pietro con affreschi del Quattrocento.

Villa Da Porto Casarotto (Dueville). Costruita nel 1770 dall'architetto Ottone Calderari. Imponente fabbrica neo­ palladiana dall'ampia scalinata che accede al sontuoso pronao ionico. Cappella costruita nel 1776 dallo stes­so architetto. Parco e giardino.

Villa Monza (Dueville). Del 1715, viene attribuita all'architetto Francesco Muttoni. I tre piani della costruzione s' innalzano nel centro segnato da loggia ionica al pianterreno; finestre con elaborate cornici al piano nobile, terzo piano sormontato da frontone decorato di stemma gentilizio e statue. Affreschi attribuiti al Carpioni.

Villa Da Porto Del Conte (Vivaro). II corpo originario è attribuito alla scuola del Palladio. La villa è stata poi rimaneggiata nel 1855 da Antonio Caregaro Negrin. Le statue sui poggi della scala vengono attri­buite al Marinali. Cappellina, parco e giardi­no.

Villa Fadinelli Berdin (Dueville). Risale ai primi del ‘700, opera di architetto sconosciuto. Cinque archi al pianterreno sor­reggono la loggia tuscanica del primo piano; l'intera loggia è protetta da un'elegante ba­laustra; la cappella è del 1738; parco e giardino.

Villa Imperiali Lampertico (Anconetta, Vicenza). Il corpo centrale risale al 1861; le due barchesse furono aggiunte all’inizio del Settecento. Non è certo il nome del suo progettista, anche se alcune fonti propendono per l’architetto Carlo Borella. Ampio parco con giardino e pescaia.

OMNIBUS

Ex Fornaci Trevisan di Villaverla. Sorte nell’allora campagna argillosa, a partire dal 1870 hanno rappresentato il motore economico e occupazionale per gli abitanti della zona. Lo stabilimento originario per la produzione di laterizi apparteneva alla famiglia Ferrarin di Thiene che, intorno al 1920, lo cedette a Pietro Trevisan. Solo nel 1940 la fornace si dotò di macchine per l’escavazione meccanica. Come nel caso dei Rossi di Schio anche i Trevisan costruirono alcune abitazioni sociali per i loro operai.

Area del Bosco, Novoledo. Il parco naturalistico, che si estende in più comuni dell’area, è ricco di sorgenti e risorgive. Qui nasce il Bacchiglione, una presenza che va oltre la sua identità di fiume. Altri corsi d’acqua della zona sono la Verlata, scavata dai Verla nel 1216, il Restone e l’Igna.

I Caldogno. Le origini di questa famiglia rimangono ancora incerte, ma sembrano risalire all’anno Mille. C’è l’ipotesi che i Caldogno abbiano ricevuto onori e investitura dagli imperatori di Germania e, in primis, da Federico Barbarossa. Angelo Caldogno, figlio di Losco, alla metà del Cinquecento commissionò al Palladio la costruzione di villa Caldogno.

I Ghellini. Appartengono ad un ramo laterale della famiglia Scannabecchi di Bologna. Si trasferirono in quest’area del Vicentino nel 1315 con Ghellino Scannabecchi, da qui la trasformazione del nome di famiglia in Ghellini.

Antica cartiera di Dueville, località Vivaro. Costruita sulla roggia Molina per volontà del conte Paulo Porto, la documentazione storica la fa risalire al 1628. Nel Settecento era censita dalle autorità veneziane come una delle 15 cartiere attive nel territorio vicentino. Produsse la carta “a mano” per scrivere fino alla fine del ‘800, dopodiché cambiò tipologia produttiva e si mise a realizzare carta paglia per l’imballo. La cartiera, sia pure tra alterne vicende, è stata operativa sino al 1978. La struttura si configura come un complesso a corte tipico dell’edilizia rurale della zona. La sua forma attuale risulta dalla stratificazione di parti erette in epoche successive; il nucleo più antico è individuabile nei due corpi allineati lungo la roggia Molina. Nel 1996 la Cartiera fu oggetto di un piano di riconversione in Museo della Carta, un progetto che però non è mai decollato. Oggi l’edificio versa in uno stato di grave degrado.

Antico Mulino Bagarella. Situato all’entrata del Bosco di Vivaro il Mulino è già ben descritto e documentato nelle cartografie dall’antica Pianta Asburgica.

I Saltari. Guardie campestri istituite alla fine del’400 a Caldogno e nelle aree limitrofe per far fronte ai frequenti furti di prodotti agricoli. Erano stipendiate dalla collettività e giuravano davanti all’assemblea dei capifamiglia.

Risorgive, boje e gatoli. Siamo in una zona ricca d’acqua e di modi di dire gergali. Con il termine dialettale “boja” s’intende l’area in cui l’acqua emerge, cioè il fontanile; i “gatoli” sono invece i frequenti corsi d’acqua spontanei che nascono nei campi.

Giacomo Zanella (1821-1888). Poeta e traduttore vicentino di opere classiche, nel 1876 si trasferì a vivere sulle rive dell’Astichello a Cavazzale (frazione di Monticello Conte Otto). Tra le sue opere “Versi” e la raccolta di sonetti “Astichello”.

Nuovo Parco dell’Astichello. Inaugurato nella primavera del 2017, si trova tra Monticello Conte Otto e Cavazzale in direzione Vicenza. Ripercorre alcuni tratti del fiume che ispirarono il poeta vicentino Giacomo Zanella negli ultimi anni della sua vita. All’interno del parco si trova un percorso ciclopedonale con aree di sosta.



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Maurizio Mascarin

Maurizio Mascarin

Maurizio Mascarin per quasi quarant'anni ha svolto l'attività di giornalista per testate locali e nazionali, scrivendo prevalentemente su temi inerenti all'economia del Nordest. È stato tra i fondatori del settimanale Nuova Vicenza e direttore editoriale di un'agenzia di comunicazione rivolta alle Pmi del modello Veneto Anni Novanta. Tra le sue pubblicazioni: "Tangenti, 90 giorni che sconvolsero il Veneto", coautore; "Le aziende certificate del Veneto"; "La pietra paziente - storia del recupero del quartiere operaio Rossi di Piovene Rocchette ", coautore.