06/07/2021

Ruota palladiana - ITINERARIO / 3 Da Vicenza a Costozza fino a Mossano e Barbarano

Dove la magia è di casa. Terzo itinerario della rubrica dedicata agli itinerari cicloturistici curata da Maurizio Mascarin.

BiciCartolinaLa luce è una strada – un viottolo, un sentiero, un argine - ed il verde che la circonda a primavera appaga la vista e l’umore, ricorda il saggio viandante. Eccoci attraversare luoghi magici dai tanti richiami storici: da queste parti sostò con le sue truppe il mitico Napoleone e, prima ancora, vi veniva ad osservare il cielo stellato nientemeno che Galileo Galilei.

Gentile, eclettico, generoso: ogni chilometro di questo percorso è una storia, una narrazione, una leggenda. La bellezza genuina di questa terra, scandita da vitigni Doc e aristocratici ulivi, da cascine di pianura e antiche pievi di prima collina, si declina in maniera armonica con le ville signorili, il profumo distinto delle essenze, il calore degli ambienti rupestri. Siamo sul lato dolce dei Berici, quello sotto costa rispetto all’AltaVia; quello, per intenderci, che sta in piano ma che, volendo, permette escursioni fuoripista in prepotenti e ardite salite; non è un caso, del resto, che queste siano state in anni recenti le strade del Giro d’Italia e della Gran Fondo.

Dall’antico borgo di Costozza, con le sue celebri ville, le sue tipiche grotte (i covoli), le sue leggende ( si racconta di orchi, strie, anguane e salbanei), magistralmente descritto da Guido Piovene in “Viaggio in Italia”, si spalanca la vista sulle “animate” pareti rocciose di Lumignano, che nella bella stagione fanno da palestra naturale ai free climber provenienti da mezza Europa. Poi la delicata Castegnero, con i suoi pregiati ciliegi, e i capitelli  in pietra bianca di Nanto protetti da ulivi che ricamano il soave paesaggio.

Si pedala da un campanile all’altro in quella che è la strada del Tocai Rosso, ma anche di altri vini garbati: il generoso Merlot, il più robusto Cabernet, lo schietto Garganego, il gentile Tocai bianco, il morbido Souvignon, il giovane Pinot bianco. Si va in piano lungo strade alberate dal disegno a zig zag, poi lo sguardo punta all’insù per Mossano: una piccola grande gemma che racconta l’epoca degli scaranti e dei mulini ad acqua. Lo strappo e i tornanti  che portano in cima alla chiesa - e “dalla Maria”, punto di ristoro per i numerosi ciclisti - ti fanno volare in alto: la panoramica su Barbarano, sull’isolotto collinare di San Pancrazio e degli Euganei, è incantevole. L’innocenza del paesaggio suggerisce solo il piacere dell’osservazione. Poi, ad un tiro di schioppo,  l’antica  Barbarano, un tempo crocevia  dei veneziani di terrafermaQui, una volta arrivati, si azzera il contachilometri e ci si disseta all’antico Fontanone della piazza. C’è da scegliere la strada per il ritorno in città. La più veloce, la più semplice, la più normale: per noi è la ciclopista della Riviera Berica. 

Andata&Ritorno Il tratto iniziale del percorso è analogo a quello descritto nell’itinerario 1 (La ruota è Rotonda). Pedaliamo dunque all’interno della ciclabile della Riviera Berica e, oltrepassato il centro di Debba, proseguiamo dritti  lasciando sulla destra le colline del Bugano. A Longare, all’altezza della base Usa “Pluto”, è d’obbligo l’attraversamento della SP 247 (fare molta attenzione); riprendiamo quindi la ciclabile, che poi si spegne man mano che ci avviciniamo, attraverso via Brio, alle tante sfumature che sa offrire Costozza.

Siamo in un borgo che declina fascino e suggestioni, e che come suggerisce Guido Piovene, va visitato con gli occhi ed esplorato con l’anima (genius loci) Tra il borgo basso e quello posto in collina, c’è davvero tanto da vedere: Villa Trento Da Schio (famosa per il suo giardino a spalliera), Ca’ Molina, La Grotta Marinali; appena sopra, imboccando il suggestivo ciottolato di via Veneto, la pieve benedettina di San Mauro Abate, da cui parte un sentiero che porta alla chiesa di Santa Sofia. E ancoraVilla  Godi Miotti, situata in borgo Pamaso, la Torre della Specola (antica  torre di guardia), villa Spillare, posta  in aperta campagna. Senza dimenticare la Casa dei Buoni Fanciulli (XV sec.), la chiesa di San Michele Arcangelo (XV sec.), villa Trento Carli ( 1645) e villa Aeolia che, nell’estate del 1593, ospitò l’esploratore del cielo Galileo GalileiSiamo dentro ad un tempo “che è stato”,  l’energia di questi luoghi permette al forestiero meditabondo una raffinata connessione con il remoto.

Usciamo da Costozza passando sotto il Volto (XV sec.) e si riprende a pedalare tra la campagna in direzione LumignanoUn tempo celebre per i suoi “bisi”(piselli) – tanto che i Dogi veneziani se li facevano arrivare per la festa di San Marco il 25 aprile – oggi Lumignano ha ritrovato notorietà grazie alle sue verticali pareti rocciose frequentate dai climber.

Oltrepassiamo Lumignano per via Palazzo Bianco: un paio di curve e controcurve e, all’altezza di villa Scaroni (detta Palazzo Bianco) e dell’oratorio di San Tebaldo, svoltando a destra per via Manzoni ci avviciniamo alla nostra prossima meta, la longobarda e dolcissima Castegnero.  Capitale riconosciuta  della siaresa; ad aprile il bianco dei suoi ciliegi in fiore imperversa ovunque, garantendo un colpo d’occhio superbo. Costeggiando le mura di villa Maffei Costalunga ci si invola  verso il primo strappo di giornata: quello che in poche centinaia di metri ci accompagna a Nanto, il paese della pietra bianca e degli ulivi secolari.

Lasciando sulla destra piazzetta Castello, proseguiamo per strada Ca’ Bassa (Antica Cava Grassi) che poi, restringendosi tra gli alberi, si trasforma in via Priare; giunti allo stop, teniamo ancora  la destra per via Montruglio. Sono gli ultimi chilometri di strada pianeggiante prima di affrontare la breve ma scontrosa salita che ci porta a Mossano. L’attacco della pendenza è all’altezza del capitello dopodiché, per 5 duri tornanti, c’è solo da stringere i denti e scaricare sui pedali potenza muscolare. All’incrocio (riconoscibile per un altro capitello mariano), tirate il fiato; vi aspettano 300 metri da grimpeur per raggiungere il traguardo di Mossano, con  la chiesa di San Pietro Apostolo  e il cortile-pergolato del bar “ dalla Maria” che vi daranno il benvenuto. Siate fieri di essere giunti fin qui, ammettete pure la faticaccia. Non è sudore per niente, la ricompensa è immediata. Da Mossano si può godere  una veduta adrenalinica, così lunga nello spazio che, con un po’ di meteo-fortuna, si può scorgere persino il profilo  della Laguna di Venezia. C’è poi l’incantesimo della valle dei Mulini - dove il ricordo dell’ultimo mugnaio, Renato Mucchietto, è ancora vivo – , un museo a cielo aperto “con l’acqua che corre giù dallo scaranto in località Prigioni”.

Riprendiamoci la strada, ad appena 2 chilometri ci attende Barbarano. Superiamo sulla destra l’indicazione per l’AltaVia e attraverso via Barre (che poi prende il nome di via Martino) ci si trova in un lampo in piazza Roma, dove l’antica Barbarano, un tempo capoluogo dei Berici, si fa raccontare con la veduta del Palazzo dei Canonici e, poco più in alto, con la figura del Castello (oggi castello Marinoni). Abbiamo percorso 24 chilometri, siamo al giro di boa di questo itinerario a tratti dolce e a tratti aspro. Da Barbarano, la gratificante discesa di via 4 novembre (3 km) ci accompagna all’imbocco della ciclabile Riviera Berica ( il riferimento è una cascina sulla sinistra). Dribblando le salite dell’andata, il ritorno verso la città è un rettilineo tutto in piano di una ventina di esuberanti  chilometri.

ITINERARIO. Vicenza (ciclabile Riviera Berica),  Costozza, Lumignano, Castegnero, Nanto, Mossano, Barbarano (andata). Ciclabile della Riviera Berica, tratto Barbarano-Vicenza (ritorno).

CARATTERISTICHE. È la campagna il tema conduttore di questo percorso in gran parte pianeggiante, ma che “strappa” nella breve salita che porta a Nanto e, in maniera più impegnativa, nella salita con tornanti “a muro” che porta a Mossano; d’obbligo affrontare questo tratto con un’agile ma energica pedalata. Il manto stradale è a volte sconnesso. Pedalabile con disinvoltura il ritorno in pista ciclabile.

TOTALE km 46 

CicloPensiero. "Tutto mi è successo in un giorno, tutto tra un’andata e ritorno”, canzone di Fabrizio e Maurizio, 1971.

LE VILLE. Complesso villa Da Schio (Costozza), Villa Trento Carli (Costozza), Villa Eolia Carli (Costozza), Casa dei Buoni Fanciulli, già villa Trento (Costozza), Torre della Specola (Costozza), il Volto (Costozza), Villa Godi Miotti (Costozza), Villa Spillare (Costozza), Villa Zini, detta Palazzo Rosso (Lumignano), Villa Scaroni Dottori detta Palazzo Bianco (Lumignano), Villa Bonomo Carretta (Castegnero), Villa Clementi (Castegnero),  Villa Maffei Costalunga (Castegnero),  Villa Sermondi  (Castegnero),  Villa Barbaran Muraro (Nanto),  Villa Cozza (Nanto), Villa De Marchi Corà (Nanto), Villa Pigafetta Camerini -Villa Montruglio (Mossano),  Palazzo dei Canonici (Barbarano), Villa Godi Marinoni (Barbarano), Villa Carampin (Barbarano), Villa De Vecchi (Barbarano),  Villa Pozzo e Oratorio dei Santi Valentino e Francesco (Barbarano), Villa Bodoni  detta anche Il Palazzotto (Barbarano).

Complesso villa Da Schio (Costozza). Si compone di 3 unità poste in collina su diversi livelli: Ca’ Molina, sec XVIII; la villa padronale, caratterizzata da logge joniche;  il villino denominato La villa Grotta del Marinali, sec XVII. Alle spalle della villa e delle scuderie si apre il covolo, grotta scavata nella roccia. Di notevole bellezza il giardino.

Villa Trento Carli (Costozza). Si sviluppa longitudinalmente ed è anticipata da un ampio giardino. Si compone di in corpo centrale e due ali arretrate; ad est il corpo successivo denominato ala napoleonica. E’ collocata ai piedi della collina; di notevole interesse anche la chiesetta di San Michele, del 1400,  visibile dalla strada

Villa Eolia Carli (Costozza). Edificio voluto nella seconda metà del ‘500 dal conte Francesco Trento come sede dell’Accademia Eolica. All’interno, pregevole ciclo di affreschi della scuola di Paolo Veronese, raffigurante divinità mitologiche. Singolare il ventidotto sotterraneo, collegato alle vicine grotte. Anche il Palladio nei suoi libri di architettura parla dei ventidotti, paragonandoli ad un “carcere dei venti”. Come ospite della famiglia Trento, l’edificio fu frequentato da Galileo Galilei.

Casa dei Buoni Fanciulli, già villa Trento (Costozza). Fu l’edificio più importante della famiglia Trento, che a Costozza impose il suo dominio per oltre 200 anni, fino al 1852.  In origine sempre dei Trento erano infatti anche le ville ora denominate Da Schio e Trento Carli. Le iniziali caratteristiche di pregio dell’edificio risultano modificate dall’intervento invasivo nel secolo XVII, che ne ha alterato l’originaria morfologia.

Torre della Specola (Costozza)Tipica costruzione di guardia della zona, veniva anche chiamata mason. La tradizione vuole che in questa torre, da  ospite dei conti Trento, Galileo Galilei venisse ad osservare le stelle.

Il Volto (Costozza). Il complesso, che risale al sec. XV, sorge nell’abitato del paese. Alcune fonti lo indicano come parte del Castello presente un tempo a Costozza.

Villa Godi Miotti (Costozza). Sorge in località Parnaso, sul pendio collinare, poco fuori dal centro abitato. L’edificio  ha una pianta ad “L”; sul retro è presente una tipica ghiacciaia scavata su roccia.

Villa Spillare (Costozza). Il nucleo centrale risale al ‘400; verso nord un ampliamento d’epoca settecentesca. Sorge in aperta campagna. 

Villa Zini, detta Palazzo Rosso (Lumignano). Edificio del XVII secolo in località Ponte di Lumignano.

Villa Scaroni Dottori detta Palazzo Bianco (Lumignano). Edificio del 1716, versa in stato di degrado.

Villa Bonomo Carretta (Castegnero). Costruita su progetto di Enea Araldi nel 1760 è tra gli  esempi del neoclassicismo vicentino  e s’ispira  ai modelli palladiani. La villa fu completata nella seconda metà del XIX secolo.

Villa Clementi (Castegnero). Complesso architettonico del XVII secolo. Restaurata nel ‘700 si è trasformata in casa padronale di campagna.

Villa Maffei Costalunga (Castegnero). Edifico quattrocentesco che ha subito diverse modificazioni. Nel 1652 è stata aggiunta la cappella dedicata all’Assunzione di Maria; conserva una statua attribuita ad Angelo Marinali. Su lato cortile sorge una struttura del ‘600 pensata  ad accogliere un  mulino.

Villa Sermondi  (Castegnero). Il corpo padronale è diviso in due parti e comprende una cappella del 1738.

Villa Barbaran Muraro (Nanto). Accorpa un edificio del ‘400 ad un altro del ‘500; portico a 9 arcate a colonne tuscaniche.

Villa Cozza (Nanto). Edificio di struttura cinquecentesca con colombara e corte.

Villa De Marchi Corà (Nanto). Edificata nel XVI secolo su fabbricato originario del secolo precedente.

Villa Pigafetta Camerini -Villa Montruglio (Mossano). Costruita nel XVII secolo fu ideata da Antonio Pizzocaro; in seguito venne aggiunto l’originale timpano centrale che sovrasta la facciata, da attribuirsi a Francesco Antonio Muttoni. Si rilevano influenze palladiane e scamozziane. Committente della villa fu la famiglia Pigafetta; in seguito la proprietà passò ai Salvi e, nel 1863, ai Camerini.

Palazzo dei Canonici (Barbarano). Edificio in stile gotico, si fa risalire al XV secolo. Nel 1530  il nobile Paolo Godi, arciprete di Barbarano, commissionò un restauro in stile rinascimentale. Col tempo la struttura ha subito varie modificazioni, da qui il manifestarsi di elementi riconducibili al manierismo romano e al barocco. Il palazzo è oggi sede della biblioteca civica.

Villa Godi Marinoni (Barbarano). S’ipotizza che nel luogo dove sorge la villa vi fosse, fino all’inizio del XIV secolo, il Castello dei vescovi di Vicenza. Abitata dai discendenti della famiglia Godi già dal 1316 la proprietà - detta “del Castellano della villa di Barbarano” -  nel 1432 venne concessa in feudo dal vescovo Pietro Miani al notaio e scrittore Antonio Godi, che in seguito ne divenne proprietario. La villa si distingue per la facciata settentrionale; la barchessa ha una struttura quattrocentesca. Particolarmente elegante il parco, diviso in più livelli: il giardino superiore, la cedrata e la serra, il boschetto e il brolo. Si contano alcuni secolari  ippocastani.  Da oltre un secolo la proprietà della villa appartiene alla famiglia Marinoni.

Villa Carampin (Barbarano). Sorge nell’area che in periodo medioevale era probabilmente occupata dal Castello. Del periodo quattrocentesco e rinascimentale rimane il segno nel portale d’ingresso. La famiglia Carampin arrivò a Barbarano per commercializzare la seta. Nel XVIII secolo  la villa, per la presenza di  numerose costruzioni di servizio ( stalla, barchessa, serra, casa del boaro) venne denominata Il Serraglio.

Villa De Vecchi (Barbarano). E’ situata fuori dal centro storico, in quella che un tempo si chiamava contrà Bragli. I documenti la fanno risalire al 1687; si caratterizza per le cornici e cimase presenti nella parte mediana della facciata.

Villa Pozzo e Oratorio dei Santi Valentino e Francesco (Barbarano). La documentazione li fa risalire al tardo Seicento; hanno subito nel tempo vari interventi di ristrutturazione. Il complesso sorge lungo la provinciale che porta al centro del paese.

Villa Bodoni  detta anche Il Palazzetto (Barbarano). Costruita secondo i canoni del Settecento, la facciata a sud è l’unica delle quattro che conserva lo stile originario; sotto il portico della barchessa, un ampio portone centinato.

 

OMNINIBUS

Costozza, perché? L’etimologia deriva dal latino custodia;  si riferisce ai  prigionieri condannati a cavare la pietra nelle grotte del luogo. Da vedere:  cappella S. Antonio Abate, costruita dai Frati Minori Francescani nella prima metà del sec. XVIIIpieve benedettina  di San Mauro Abate (XVII sec., poi rifatta dall’architetto Muttoni); chiesa romanica di S. Sofia,  luogo di culto fino alla fine del ‘700.

Lumignano. Da vedere la  Grotta del Brojon e il suggestivo eremo di San Cassiano.

Castegnero. A fine maggio si tiene la tradizionale festa della siaresa (ciliegia); decine di coltivatori locali mettono in vendita il loro rinomato prodotto, la cosiddetta “Mora di Castegnero”.

Palladio e la pietra di Nanto. L’uso della pietra di Nanto da parte di Andrea Palladio è ben visibile nelle sue opere. Il  giovane Palladio, infatti, si esercitò anche come scalpellino. Tra i suoi maestri, Giacomo da Porlezza e Girolamo Pittoni da Lumignano, noti per aver  realizzato importanti opere scultoree nella prima metà del ‘500. Nel 1524 lo accolsero nella loro bottega e, sotto la guida del maestro Bartolomeo Cavazza da Sossano,  Palladio svolse il suo periodo di apprendistato. Un’esperienza nell’incisione e nella scultura degli elementi che tradusse più tardi nelle sue architetture: dai basamenti ai capitelli, dagli architravi ai fregi, dagli scalini ai  pavimenti.

Mossano. Meritano una visita le grotte di San Bernardino e le Prigioni, caratterizzate dallo scaranto d’acqua; la suggestiva valle dei Mulini  (Mulino Mirandola, Capraro, Muttarello, etc.) tra la fine di giugno e i primi di luglio si trasforma in  luogo di festa popolare.



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Maurizio Mascarin

Maurizio Mascarin

Maurizio Mascarin per quasi quarant'anni ha svolto l'attività di giornalista per testate locali e nazionali, scrivendo prevalentemente su temi inerenti all'economia del Nordest. È stato tra i fondatori del settimanale Nuova Vicenza e direttore editoriale di un'agenzia di comunicazione rivolta alle Pmi del modello Veneto Anni Novanta. Tra le sue pubblicazioni: "Tangenti, 90 giorni che sconvolsero il Veneto", coautore; "Le aziende certificate del Veneto"; "La pietra paziente - storia del recupero del quartiere operaio Rossi di Piovene Rocchette ", coautore.