La manifattura mondiale sta uscendo da una lunga fase di sviluppo, avvenuta nel segno della globalizzazione. Il tramonto di questa fase, che aveva visto affermarsi a livello mondiale una visione multilaterale degli scambi internazionali e una progressiva liberalizzazione dei mercati, apre un orizzonte nuovo, e pone le economie industriali (antiche e recenti) di fronte a percorsi inediti.
Per dare un contributo all'analisi del fenomeno del cambiamento globale, il Centro Studi Confindustria ha elaborato dieci messaggi chiave sui fenomeni in corso nella manifattura italiana e mondiale nel suo "Rapporto sull’industria italiana 2019".
Di seguito il punto numero 6, il precedente, "La qualità aumenta" è qui.
6. Si seguita a camminare sul fondo
Dopo un triennio di ripresa, nel corso del 2018 si è assistito a un ripiegamento dell’attività produttiva della manifattura italiana (grafico nella foto). E poiché il recupero era stato in ogni caso contenuto, accade che dopo dieci anni dall’inizio della crisi finanziaria internazionale sono ancora evidenti ampie ferite: nell’ampio gap dei livelli produttivi rispetto agli anni pre-crisi, e nell’erosione del perimetro stesso della manifattura, dove il numero di imprese seguita a contrarsi.
Le possibilità di espansione della produzione appaiono vincolate in termini ormai strutturali dalla debolezza della domanda interna, che nonostante un leggero recupero negli anni più recenti seguita a mantenersi meno dinamica di quella degli altri principali partner europei.
La forza dimostrata dai produttori nazionali sui mercati internazionali non può bastare a sostenere l’intera manifattura, perché anche per i settori e le imprese più orientati verso l’estero il peso del mercato interno è, mediamente, preponderante. Vengono al pettine su questo piano i limiti di una visione dello sviluppo tutta e solo rivolta alla ricerca continua di una maggiore competitività: che da sola non può bastare a sostenere i livelli produttivi in assenza di domanda.
Per dare un contributo all'analisi del fenomeno del cambiamento globale, il Centro Studi Confindustria ha elaborato dieci messaggi chiave sui fenomeni in corso nella manifattura italiana e mondiale nel suo "Rapporto sull’industria italiana 2019".
Di seguito il punto numero 6, il precedente, "La qualità aumenta" è qui.
6. Si seguita a camminare sul fondo
Dopo un triennio di ripresa, nel corso del 2018 si è assistito a un ripiegamento dell’attività produttiva della manifattura italiana (grafico nella foto). E poiché il recupero era stato in ogni caso contenuto, accade che dopo dieci anni dall’inizio della crisi finanziaria internazionale sono ancora evidenti ampie ferite: nell’ampio gap dei livelli produttivi rispetto agli anni pre-crisi, e nell’erosione del perimetro stesso della manifattura, dove il numero di imprese seguita a contrarsi.
Le possibilità di espansione della produzione appaiono vincolate in termini ormai strutturali dalla debolezza della domanda interna, che nonostante un leggero recupero negli anni più recenti seguita a mantenersi meno dinamica di quella degli altri principali partner europei.
La forza dimostrata dai produttori nazionali sui mercati internazionali non può bastare a sostenere l’intera manifattura, perché anche per i settori e le imprese più orientati verso l’estero il peso del mercato interno è, mediamente, preponderante. Vengono al pettine su questo piano i limiti di una visione dello sviluppo tutta e solo rivolta alla ricerca continua di una maggiore competitività: che da sola non può bastare a sostenere i livelli produttivi in assenza di domanda.