22/06/2016

Boccia all’Assemblea di Confindustria Vicenza: “Vogliamo un paese industriale”

“A Confindustria e sindacati l’onere di riscrivere i contratti, il Governo abbassi le tasse”

Il discorso di Vincenzo Boccia non poteva che iniziare con un sentito omaggio a Vittorio Merloni, presidente di Confindustria dal 1980 al 1984, scomparso il 18 giugno 2016, a cui i mille presenti in Basilica Palladiana hanno tributato un lungo applauso.

“Seguirò la relazione di Luciano Vescovi, perché così mi ritrovo nel pensiero di Confindustria – ha poi detto il presidente di Viale dell’Astronomia -. Questo dimostra che c’è una grande identità culturale che lega l’industria italiana in ogni latitudine del Paese perché per noi esiste una sola questione nazionale, e direi europea, ed è evidente: si chiama questione industriale. E quando Luciano Vescovi ci ricorda che non bisogna stare qui a lagnarsi ma proporre soluzioni è esattamente l’idea che abbiamo della Confindustria: passare dalla constatazione alla visione, essere soggetto di proposta e di soluzioni. E quando Luciano collega l’assemblea a questa stupenda Basilica Palladiana ci ricorda che quando entra in gioco la bellezza entra in gioco l’Italia. Un’Italia dove dovremmo cominciare a fare più i conti sulle nostre potenzialità che sul presente”

Poi Boccia ha ripreso un tema che lo accompagna fin dalla sua elezione, ovvero l’ossessione per la crescita: “Io vengo dalla piccola impresa, ma siamo per la crescita che è un concetto diverso dall’essere contro le piccole imprese. Noi alternative non ne abbiamo: bisogna crescere, e se le imprese crescono da piccola a media, da media a grande, è un contributo allo sviluppo del paese”.
Crescere però può essere possibile anche senza cambiare, bensì con reti e accordi di filiera: “Si può diventare grandi anche restando piccoli: negli accordi di filiera, i contratti di rete. È una dimensione che dobbiamo stimolare come Confindustria”.

Boccia ha poi ribadito il grande contributo che gli imprenditori danno all’Italia che, nonostante gli incredibili deficit di sistema, rimane comunque il secondo paese manifatturiero d’Italia: “I nodi sono la questione energetica, la questione fiscale, e la produttività che è la grande questione dell’Italia perché negli ultimi anni il posto di lavoro per unità di produttività rispetto alla Germania è aumentato del 30%, e se la forbice si allarga si porta alla paralisi una parte del sistema industriale – ha detto il presidente di Confindustria -. Allora il Governo non si preoccupi di scrivere le regole dei contratti: ci impegneremo a farlo noi responsabilmente se ci riusciremo con i sindacati. Il Governo si preoccupi della detassazione e decontribuzione dei premi di produzione, perché se qualcuno non ci arriva per cultura ci arriva per convenienza. Maggiore produttività per maggiori salari, quindi maggiori investimenti, maggiore vendita all’estero dei prodotti e dei servizi, maggiore domanda nel Paese. Vogliamo un Paese industriale, con un’industria ad alto valore aggiunto, alta intensità di capitale e investimento, che scambia salari con produttività come un vero Paese competitivo. Questa è l’idea di industria che abbiamo e che racconteremo”.