Secondo la Congiuntura Flash del Centro Studi Confindustria (CSC), l’economia mondiale mostra segnali di minore incertezza grazie al rientro del prezzo del petrolio e alla tregua tra Israele e Palestina. Tuttavia, i dazi statunitensi e la svalutazione del dollaro continuano a penalizzare l’export europeo e italiano.
Il prezzo del gas europeo resta stabile da tre mesi (32 euro/MWh), ma ancora oltre il doppio rispetto al 2019. Il petrolio è sceso a 66 dollari al barile, in linea con i livelli pre-pandemia. L’inflazione nell’Eurozona è bassa (+2,2% a settembre) e la BCE mantiene i tassi al 2,00%, mentre la FED ha ripreso i tagli, con un dollaro che in ottobre si è deprezzato del 12,7% da inizio anno.
In Italia la manovra economica per il 2026, pari a 18 miliardi di euro, è quasi a saldo zero e non avrà effetti rilevanti sul PIL. Restano priorità taglio delle aliquote Irpef, sanità, investimenti e politiche per la famiglia. Gli investimenti mostrano un andamento positivo grazie al credito più favorevole e alla fiducia dei produttori di beni strumentali in aumento.
Il reddito reale delle famiglie cresce leggermente (+0,3% nel 2° trimestre), ma il maggiore risparmio precauzionale frena i consumi. La fiducia delle famiglie e le vendite di autoveicoli migliorano a settembre. I servizi rimangono deboli, pur con una ripresa del turismo (+3,5% annuo a luglio), mentre l’industria mostra un calo della produzione in agosto (-2,4%) seguito da segnali di recupero a settembre.
Le prospettive per l’export restano fragili: i dazi introdotti dagli Stati Uniti riducono la competitività dei prodotti europei, con un calo dell’8,7% degli acquisti USA dall’UE a giugno-luglio. L’export italiano verso gli USA è diminuito del 21,1% in agosto, contribuendo alla flessione dell’export extra-UE (-7,0%).
Secondo le stime del CSC, i nuovi dazi potrebbero ridurre nel medio periodo le vendite italiane negli Stati Uniti di circa 16,5 miliardi di euro (–2,7% dell’export totale), con effetti più marcati per autoveicoli, alimentari e bevande, macchinari e calzature. L’impatto complessivo sull’industria manifatturiera è stimato al –3,8% sull’export e –1,8% sulla produzione.
Le produzioni europee di alta qualità restano più resilienti, ma un prolungamento dei dazi potrebbe favorire nel tempo una rilocalizzazione delle produzioni negli USA, con rischi strutturali per il tessuto industriale europeo.