Laura Dalla Vecchia, presidente Confindustria Vicenza:
“Altro che svolta, siamo nella palude.
Mentre l'industria europea declina e deve cercare con urgenza un nuovo modello di sviluppo, prima che Stati Uniti e Cina ne facciano uno spezzatino e la indeboliscano fino a far svanire il sogno di un'Europa unita, forte, sana e innovativa (cosa che era solo pochi anni fa); a cinque mesi dal voto non abbiamo ancora una Commissione Europea. La quale, peraltro, non si vede neanche all'orizzonte, con il Parlamento europeo che prosegue con i giochetti di parte, perché sono tutti costantemente in campagna elettorale e devono trovare un qualsiasi motivo per alzare le penne da pavone.
Noi, cittadini europei, ancor prima che persone d'azienda, abbiamo bisogno di risposte, non di talk show.
A Bruxelles si stanno replicando tutti gli errori della scorsa legislatura: incompetenza diffusa, divisioni sul nulla, rendite di posizione da difendere, influenze extra UE continue e utili solo a distruggere la nostra industria che era la più bella e forte del mondo. D'altra parte, se la prima Commissione von der Leyen è stata un disastro, difficile aspettarsi qualcosa di diverso dal suo bis.
Se questo Parlamento e questa Commissione designata, in cinque mesi, non sono riusciti nemmeno a partire - mentre, nel bene e nel male, gli USA hanno fatto passi da gigante - si tiri una bella riga e si riparta da zero, ma: in tempo zero.
Perché mai come adesso c’è bisogno di credere che è l’Europa unita a dover reagire. Ed è questa unità a rappresentare il solo modo per restare protagonisti e poter competere con USA e Brics.
Serve, quindi, una Presidenza con un forte programma politico e non questi deliri verdi che hanno messo l’industria europea in ginocchio. E lo hanno fatto pure con grande impegno, se consideriamo che la nostra economia era robusta e competitiva, grazie anche alle spinte 4.0, e che nel 2021 e 2022 siamo esplosi. Per distruggere questo è bastata l’irresponsabilità di una classe politica europea che, anziché guardare i fatti e i numeri, è stata eterodiretta da poche migliaia di persone che sventolavano slogan vuoti nelle piazze del nord Europa, oppure da forze extraeuropee di per lo meno dubbia origine.
Ora serve una Presidenza che abbia un progetto coi piedi ben piantati a terra e che tenga conto che l’Europa è un paese di trasformatori, che deve il suo benessere, e anche la pace dentro i propri confini, non solo alla propria cultura e alla propria storia, ma soprattutto alla sua solidità economica che si poggia sulle industrie, ovvero su tutte le milioni di persone che vi lavorano. L’Italia, in questo campo, è la seconda potenza europea e questo va fatto valere.
La soluzione per cambiare direzione è davanti ai nostri occhi: Draghi è lì, ha un piano messo nero su bianco, è in grado di farlo, non deve rispondere ai partiti, non deve far eleggere nessuno in qualche regione o länder, ha una credibilità che supera i confini del continente.
Nella palude europea ci vuole una svolta che chi siede sugli attuali scranni non è in grado di dare, mentre colui che già una volta ha salvato l'Europa da una crisi esistenziale ha un piano pronto!”