22/10/2025

ISTAT: nel 2050 la forza lavoro diminuirà di quasi 8 milioni di persone rispetto al 2024

Le previsioni delle forze di lavoro al 2050.

Dal comunicato stampa ISTAT sulle previsioni delle forze di lavoro al 2050: il progressivo invecchiamento della popolazione rappresenta una delle trasformazioni demografiche più significative in atto in Italia e molti altri Paesi sviluppati. Questo processo comporta, oltre all’aumento dell’età media, un cambiamento profondo nella composizione della società: le fasce più anziane diventano sempre più numerose rispetto a quelle in età lavorativa.

Le implicazioni sul mercato del lavoro sono rilevanti.
La diminuzione della popolazione tra i 15 e i 64 anni — considerata la fascia “attiva” della popolazione — comporta un potenziale calo dell’offerta di forza lavoro. Meno persone in età lavorativa significano meno lavoratori disponibili, con conseguenze sulla capacità produttiva generale e sulla sostenibilità dei sistemi pensionistici e di welfare.
Inoltre, l’allungamento della vita media fa sì che sempre più persone restino attive oltre i 65 anni, grazie all’innalzamento graduale dell’età pensionabile, ma anche per scelta o necessità economica.

Dall’inizio degli anni Duemila, la quota di popolazione residente di 15-64 anni sul totale della popolazione si è ridotta dal 66,7% nel 2004 al 63,5% nel 2024 (-3,2 punti percentuali) e si prevede che scenderà al 54,3% nel 2050 (-9,1 punti percentuali rispetto al 2024).
In questo stesso periodo, per gli uomini la quota di 15-64enni è scesa dal 68,6% nel 2004 al 65,2% nel 2024 e arriverà a 57,1% nel 2050; le donne in età lavorativa sono diminuite da 64,9% a 61,8% e raggiungeranno il 51,6% della popolazione femminile nel 2050.

Il tasso di attività totale della popolazione di 15-64 anni, invece, è salito dal 62,5% del 2004 al 66,6% del 2024. Tale incremento è stato trainato soprattutto dalla maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro. Nonostante questi progressi, l’Italia continua comunque a registrare tassi di attività inferiori rispetto ad altri grandi Paesi europei, come Francia e Spagna, con un tasso pari al 74,5%, e Germania, con oltre l’80%.

Nel 2024 si osserva una marcata disparità tra uomini e donne a livello nazionale: il tasso di attività maschile si attesta al 75,6%, mentre quello femminile è pari al 57,6%, con un divario di 18 punti percentuali.
Tale differenza riflette una partecipazione femminile al mercato del lavoro storicamente più contenuta, influenzata da fattori culturali, sociali e strutturali.
Tuttavia, tale differenza si è ridotta nel corso del tempo e nel 2004, infatti, i tassi di attività risultavano rispettivamente pari al 74,3% e al 50,8%, per una differenza pari a 23,5 punti percentuali.

L’evoluzione prevista dal 2024 al 2050 prevede, innanzitutto, che la popolazione attiva diminuisca da 37,2 milioni nel 2024 a meno di 30 nel 2050 (un decremento del 21%):

  • gli uomini passeranno da 18,7 milioni nel 2024 a 15,5 nel 2050 (-17%) 
  • le donne da 18,6 a 14 milioni (-24,4%).

All’interno di questo calo demografico, la popolazione attiva (occupati e disoccupati) subirà una riduzione più contenuta rispetto a quella complessiva: i maschi attivi scenderanno da 14,1 a 12,3 milioni, mentre le donne attive da 10,7 a 9,3 milioni (circa -13% per entrambi i sessi). A subire la diminuzione più pronunciata sarebbero quindi gli individui non attivi, soprattutto donne, la cui popolazione scenderebbe da 7,9 a 4,7 milioni (-40,3%). Tra gli uomini, invece, si prevede una riduzione di -29,6% tra gli inattivi che passano da 4,5 a 3,2 milioni.

Nell’evoluzione della popolazione attiva persistono ampi divari territoriali, oltre che di genere, pur in un quadro di convergenza. Nel Nord-ovest e nel Nord-est gli uomini attivi scendono di circa il 6%, passando rispettivamente da quasi 4 a 3,7 milioni e da 2,9 a 2,7 milioni.