La cultura del progetto non è affare scontato: obiettivi, risorse, target. Ho lottato per anni contro la figura del project manager, convinto dell’inutilità di una professionalità volta a fare sì che altre persone lavorino. La dura verità è che sbagliavo.
Il project manager è olio sugli ingranaggi, e non può essere un software a surrogarne il mestiere. Se la pianificazione dei vostri sviluppatori corre veloce, tutti i task nello strumento vengono spuntati con regolarità e le persone non si ammalano, beh, a che cosa serve un umano?
Serve per esempio a gestire la telefonata del capo alle 18, quello che vuole una preview grafica per il giorno dopo. Serve a negoziare una rilavorazione dell’ultimo minuto, a comprendere quanto in-house e quanto outsourcing fare, a parlare con i referenti delle varie business unit o reparti in azienda per capire perché quella risorsa consegna sempre in ritardo o quell’altra non eroga la qualità necessaria.
Lavorare per progetti significa avere chiara l’economicità di una commessa, sviluppare budget sulla base dei tempi, comprendere quali contingenze possono impattare sul costo di progetto o il tempo di consegna. Queste cose non cambieranno mai. Brave persone, con una forte cultura del progetto, cambiano le aziende.
Tratto da: Marketing agenda: Strategie e strumenti per il manager dell'era digitale, Giorgio Soffiato (Egea, 2019)
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Digital project management
La gestione di progetti digitali in ottica di performance: le principali competenze del project manager ai tempi del digitale
Giovedì 17 febbraio 2022 ore 9:00 – 12:00
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