07/06/2022

Bioeconomia: ILSA studia le mascherine biodegradabili

Gli idrolizzati proteici di ILSA che dall’agricoltura (passando per la nutraceutica) diventano la base per biopolimeri per produrre bio-poliestere.

Ben 89 milioni di mascherine al mese vengono utilizzate dal solo personale medico secondo quanto indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Sono numeri impressionanti che pure non stupiscono, considerando come le mascherine abbandonate stiano diventando una costante nel degrado del paesaggio. La soluzione è trovare un materiale biodegradabile con cui produrle. Questo l’obiettivo di un progetto che coinvolge Ilsa di Arzignano, specializzata in biotecnologie applicate all’agricoltura, che sta sperimentando l’uso dei suoi idrolizzati proteici per ottenere biopolimeri con cui realizzare plastiche biocompatibili.  

Il progetto denominato EcoDPI ha preso avvio a settembre 2020 con il contributo finanziario della Regione Veneto (nell’ambito del POR FESR 2014-2020 azione 1.1.4), che ha stanziato più di due milioni di euro su una spesa totale di circa tre milioni e ha visto, oltre ad Ilsa, aziende, atenei e centri di ricerca veneti coordinato dalla Rete innovativa regionale Veneto Green Cluster. Tra questi il Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona i cui referenti del progetto, il prof. Nicola Frison e prof. David Bolzonella, sottolineano così l’eccezionalità dei biopolimeri Ilsa: “Sono tre volte bio: primo perché le materie prime con cui sono realizzati sono biologiche, poi il processo di sintesi è condotto da microrganismi e, in ultimo, perché ne risulta una plastica biocompatibile che non inquina”. 

Stefania Lupinelli, del Dipartimento di Ricerca di Ilsa, racconta: “È stato entusiasmante indagare i processi naturali attraverso i quali i nostri idrolizzati, trattati con particolari protocolli e batteri, producono molecole che noi oggi stiamo valutando come base per bio-plastiche e, pur essendo ancora in una fase di ricerca, ci rendiamo conto delle grandi potenzialità che questi nuovi materiali potranno avere nel momento in cui saranno adottati a livello industriale”. “Si tratta di una ricerca – continua Lupinelli – in perfetta coerenza con le politiche europee che spingono sull’economia circolare e in particolare sull’ecodesign, per estendere in modo significativo la gamma di prodotti eco-sostenibili a disposizione dei consumatori europei”.

EcoDPI è l’acronimo di “ECOdesign e riciclo di DPI in una filiera industriale circolare” e avrà termine a fine 2022 con una fase di prototipazione. Sul mercato sono già presenti plastiche compostabili perlopiù di produzione cinese con caratteristiche diverse dai biopolimeri in corso di studio che, a livello sperimentale, stanno facendo prefigurare prestazioni d’utilizzo migliori. Ciò permetterebbe di avere una produzione nazionale di queste materie che saranno strategiche per l’economia in un prossimo futuro.

Ilsa da oltre 65 anni si occupa di recupero e valorizzazione di materie prime rinnovabili e materie prime seconde di origine animale o vegetale, mediante tecnologie green a basso impatto ambientale nell’ottica di un’economia circolare sostenibile e dello zero waste.