30/07/2021

Enrico Raimondo: "l'artigiano del carbonio" con a cuore la sostenibilità

Dagli scarti di fibre composite e pelletteria nascono nuovi oggetti: pezzi unici ed esclusivi che parlano anche di economia circolare.

Artigiano Enrico Raimondo lo è senz'altro, perché è lui in persona a plasmare il materiale che più lo rappresenta: il carbonio.

Ma è anche imprenditore, capace di intuire possibilità mai esplorate prima nel campo delle fibre composite.

È quindi a tutti gli effetti anche un inventore, con una serie di brevetti - sono ben 8 - al suo attivo che lo rendono l'unica persona al mondo a saper fare quello che fa.

 

Quando e come ha preso forma quello che è oggi l'artigiano del carbonio?

Sono probabilmente tre le tappe che hanno portato a quello che è oggi ER srl. Nel 2015 la prima svolta, quando ho deciso di dedicarmi appieno al tarlo fisso che accompagnava le mie giornate: sfruttare gli scarti della fibra di carbonio per realizzare oggetti unici che potessero anche ridurre l'impatto ambientale delle lavorazioni. È nato così, sempre in quell'anno, il primo prodotto in fibra di carbonio certificato per contatto alimentare, una borraccia da bici. Un paio di anni dopo, nel 2017, ho ottenuto il primo brevetto internazionale per fibre composite certificate per contatto alimentare e ho creato la prima bottiglia in fibra di carbonio. Il 2018 è stato invece "l'anno della macchina da cucire", sono riuscito nell'impresa di mettere insieme pelle e fibra di carbonio creando la prima borsa e il primo prototipo di scarpe.

Hai fatto riferimento alla questione "impatto ambientale", in che modo il tuo lavoro riesce a incidere positivamente nella riduzione dell'inquinamento?

Le mie creazioni sono a tutti gli effetti il risultato dell'applicazione dei criteri che stanno alla base dell'idea di "economia circolare": prendere i materiali che rappresentano gli scarti di un ciclo produttivo, e riutilizzarli in un ciclo produttivo successivo, riducendo così in modo drastico non solo gli sprechi, ma anche l'impatto che lo smaltimento degli scarti avrebbe sull'ambiente. Per completare l'opera ho anche abbracciato - e portato tra i miei partner - il progetto di riforestazione urbana Beleafing.

Quindi qual è oggi la tua principale materia prima?

Si tratta dei cosiddetti "sfridi", ovvero "i pezzi che avanzano" dalla lavorazione della fibra di carbonio, di altri materiali compositi (ad esempio Kevlar o fibra di vetro) e di pelletteria. Tutti questi "ritagli di lavorazione" invece di finire in magazzino o - peggio - in discarica come rifiuti speciali, diventano la materia prima per i miei prodotti, che oltre ad essere "sostenibili" sono quindi anche pezzi unici. Anche il più piccolo pezzo di sfrido può contribuire alla realizzazione di un nuovo oggetto.

Oltre che per l'ambiente sembra esserci un vantaggio per tutta la filiera. Chi sono i tuoi "fornitori"?

Potenzialmente tutte le aziende che lavorano fibre composite e pelli: quelli che per loro sarebbero rifiuti speciali da smaltire, tra l'altro con costi che non vanno sottovalutati, diventano i tasselli fondamentali delle mie creazioni. Guardando al nostro territorio in particolare, mi piace fare l'esempio della bella collaborazione che si è instaurata con Conceria Leonica, le cui pelli "in più" invece di ingombrare il magazzino o essere smaltite con costi importanti e il relativo peso in termini di inquinamento, diventano borse, scarpe, cinture, porta penne, porta carte e tanto altro. 

Un altro esempio in tal senso viene dal rapporto eccezionale con Compositex, grazie alla cui disponibilità posso addirittura operare direttamente in loco: gli sfridi della laminazione vengono subito raccolti e riutilizzati per creare nuovi oggetti.

Guardando invece fuori dalla provincia ho da poco siglato un accordo con Nano-Tech spa di Ascoli Piceno, dalla quale ottengo sfridi di forma regolare, rettangolari, particolarmente utili per alcune lavorazioni.

 



Bottiglie, borse, scarpe, ma non solo: quali sono gli altri progetti nel cassetto?

Il carbonio è un materiale fantastico, con delle caratteristiche molto particolari che lo renderebbero perfetto per alcune soluzioni. Ad esempio sto portando avanti lo sviluppo di una "plancia" per la cottura, una sorta di padella in carbonio, adatta per i fornelli a induzione magnetica. Ci sono diversi aspetti interessanti in un prodotto di questo tipo: il carbonio non conduce molto il calore, che resterebbe quindi isolato nella zona dedicata alla cottura, e potrebbe quindi permettere di cucinare contemporaneamente - sulla stessa plancia - anche con due modalità di calore diverse. Inoltre in questo si potrebbe tener conto anche della leggerezza del materiale: potremmo creare padelle da 700 grammi contro i 3 kili abbondanti di padelle tradizionali, elemento da non sottovalutare magari per ambienti in cui il peso fa la differenza come nella nautica. Non da ultimo va ricordata la possibilità di personalizzare l'oggetto: potrei creare una singola pentola ad hoc, progettata in collaborazione con uno chef e calibrata quindi sulle sue specifiche esigenze.

La ricerca di partner è più che aperta...

Senz'altro. Non solo per quanto riguarda questo progetto, ma anche per la realizzazione delle bottiglie, magari per creare una singola bottiglia speciale per un evento particolare, oppure per la creazione di borse e scarpe: sono certo che a qualcuno potrebbe piacere l'idea di poter indossare qualcosa creato esattamente con gli scarti della lavorazione della scocca in carbonio o degli interni in pelle della propria auto.