04/03/2015

Quelle turbine dismesse rinascono in Africa grazie a volontari e aziende

Un gruppo di pensionati della ex De Pretto Escher Wyss di Schio, con ex allievi dell'Itis De Pretto, ha ripristinato due turbine idrauliche dismesse.

Possono vecchie turbine, con più di un secolo di vita, ritornare utili alla società? La risposta positiva arriva da Schio, dove l'idea del recupero di alcune turbine idrauliche dismesse è stata vincente per avviare un progetto di solidarietà e cooperazione.

Un gruppo di pensionati della ex De Pretto Escher Wyss (azienda oggi presente nella sede storica scledense con tre realtà diverse per segmento produttivo e proprietà: Industrie De Pretto, Andritz Hydro e Voith Paper) da alcuni anni si prodiga per la realizzazione di piccole centrali idroelettriche partendo dal recupero di macchinari dismessi da vecchie centrali idroelettriche da destinare in diverse terre di missione. In queste settimane il gruppo ha concluso la sua ultima fatica: il recupero di una turbina destinata a migliorare le condizioni di vita e garantire elettricità nel villaggio di Boma in Tanzania, accettando la sfida messa in campo dall’associazione Frontiere Nuove-Cefa di Santorso, in collaborazione all’onlus Ex Allievi dell'Itis De Pretto di Schio.

Il lavoro di recupero si è svolto all’interno dell'area produttiva dell’ex De Pretto oggi di pertinenza della Andritz Hidro, che da tempo dà in comodato d’uso gratuito alcuni spazi e le attrezzature per svolgere queste operazioni. Una disponibilità che continuerà anche in futuro, come confermano il direttore di Andritz Hidro, Christian Lenzin, assieme a Cristina Dal Sasso, responsabile delle risorse umane: “Riteniamo giusto proseguire con questa collaborazione con i nostri ex dipendenti. Queste turbine, una volta revisionate, risultano ottime a livello di rendimento e possono veramente cambiare la vita di molte persone”.

Il ripristino ha richiesto un alto grado di competenze e un notevole impegno da parte dell’affiatato gruppo di pensionati, che ha dedicato centinaia di ore di manodopera gratuita per il progetto di Frontiere Nuove-Cefa.
“E’ un caso più unico che raro trovare questo tipo di collaborazione – commenta Leone Battilotti a nome dell’associazione Ex Allievi Itis De Pretto -. Da un lato emerge l’attaccamento alla propria professione e dall’altro la disponibilità da parte di un gruppo multinazionale e di tante aziende locali di collaborare insieme per progetti umanitari”.

Il paziente lavoro dei tecnici-pensionati è stato possibile grazie alla cooperazione di imprese locali che hanno creduto nel valore di questi progetti sociali e umanitari. Perché per ripristinare questi vecchi macchinari serve un paziente lavoro di revisione, ma anche la fabbricazione di componenti mancanti e continui adattamenti alle nuove condizioni di installazione e di funzionamento. Sono così entrati nel progetto una serie di imprese dell'area, tra cui le associate De Pretto Industrie, GMB Componenti, RIVIT, T.R.N., Tubisteel e Voith Paper.

L’ultima turbina risistemata è stata da poco trasportata in Tanzania e fungerà da scorta per quella già installata qualche anno fa nel medesimo villaggio. Questo secondo macchinario, già giunto a destinazione e ricoverato all’interno di un container, andrà ad affiancare l’altra turbina per evitare tutti quei disagi che si generano quando la prima va in tilt e necessita di importanti interventi di manutenzione.
La formazione di giovani del posto per la gestione e la manutenzione dell'impianto idroelettrico è già stata attivata ma, spesso, le competenze acquisite non sono sufficienti per ripristinare il sistema. Organizzare spedizioni italiane con i tecnici-volontari non sempre è facile e tempestivo, e quando la turbina si blocca provoca forti disagi per la popolazione che si trova nuovamente senza energia elettrica e acqua potabile. Con l’installazione della seconda turbina questo tipo di problema potrebbe essere risolto.
“Dopo l’installazione della prima turbina e la costruzione dell’acquedotto il numero degli abitanti del villaggio è raddoppiato così come i servizi e le condizioni di vita sono migliorate radicalmente – spiega Lino Broccardo a nome di Frontiere Nuove-Cefa –. Per far funzionare la seconda turbina ci mancano i quadri elettrici la cui spesa, ad oggi, è insostenibile per l’associazione. La speranza è di ottenere contributi da parte di sponsor o di aziende locali, molte delle quali anche in questi tempi di crisi si sono rese disponibili fornendo pezzi di ricambio a titolo gratuito per i nostri progetti”.